Decreto Superbonus, Ance: rischio 40 mila scheletri urbani

In audizione in Commissione Finanze alla Camera nell’ambito dell’esame del ddl di conversione del D.L. n. 212/2023, Ance evidenzia le problematiche e soluzioni per il comparto

di Redazione tecnica - 18/01/2024

Chiusa l’epoca del superbonus 110%, gli ultimi provvedimenti normativi pubblicati alla fine del 2023 (la Legge di Bilancio 2024, il Decreto Milleproroghe e il tanto atteso “provvedimento ad hoc”, il Decreto Legge n. 212/2023, c.d. Decreto Superbonus) non sono riusciti a rispondere alle aspettative del comparto delle costruzioni.

Nessuna soluzione per la conclusione dei cantieri

Non è un mistero che il progressivo blocco della cessione del credito (avviato con il D.L. n. 4 di gennaio 2022) è stato la principale causa della sospensione di molti cantieri avviati da imprese e professionisti sulla base dello sconto in fattura ma che in corso d’opera si sono trovati impossibilitati a cedere i primi SAL per continuare le lavorazioni.

Una sospensione in costante attesa che Parlamento e Governo riuscissero a risvegliare la voglia di acquisto dei crediti fiscali (o a mettere in campo le partecipate di Stato) o, quantomeno, che si mettessero in campo soluzioni valide per far concludere i cantieri in stato avanzato senza il passaggio di aliquota dal 90/110% al 70% (a partire dall’1 gennaio 2024).

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge n. 212/2023 non ha minimamente affrontato le problematiche degli operatori e dei committenti. La disposizione “salva SAL” contenuta all’interno dell’art. 1 del citato provvedimento, rappresenta una panacea che consente di mettere al riparo i cessionari dalla sospensione “sine die” dei cantieri, senza però consentire una loro riapertura e conclusione.

La conversione in legge del Decreto Superbonus

Intanto sono cominciate in Commissione Finanze le audizioni informali nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del Decreto Superbonus, a cui hanno partecipato:

  • Confedilizia (Confederazione italiana proprietà edilizia);
  • Confprofessioni (Confederazione italiana libere professioni);
  • I.N.T. (Istituto Nazionale Tributaristi);
  • Federesco;
  • Federazione nazionale delle progettazioni costruzioni e infrastrutture CNL;
  • FINCO (Federazione Industrie Prodotti, Impianti, Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione Edile, Stradale e dei Beni Culturali);
  • ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili).

Sulle soluzioni proposte dal Governo con il D.L. n. 212/2023 si è espressa chiaramente la Presidente dei costruttori Federica Brancaccio. Mentre ANCE aveva chiesto una soluzione per chi avesse in corso un intervento in avanzato stato di realizzazione (una mini-proroga di almeno 2/3 mesi), il Governo ha previsto unicamente una sorta di sanatoria che permetterà unicamente di salvaguardare i SAL ceduti in caso di mancata conclusione dei lavori.

Secondo ANCE, il provvedimento emanato dal Governo non consentirebbe in alcun modo di risolvere il problema delle famiglie e delle imprese, anzi favorirebbe l’abbandono dei cantieri e le opere incompiute.

In base agli ultimi dati del monitoraggio ENEA-MASE - rileva ANCE - a fronte di circa 10 miliardi di euro di lavori da terminare nei condomini, è possibile stimare in 40.000 il numero di cantieri condominiali incompiuti, per un totale di circa 350.000 famiglie coinvolte e un valore dei contratti pari a 28 miliardi di euro. Con questo provvedimento, non solo i lavori avviati rischiano di non essere conclusi ma si acuisce fortemente il rischio di decine di migliaia di contenziosi tra condomini e imprese e viene reso vano lo sforzo compiuto dallo Stato per finanziare un sistema di incentivi volto ad efficientare il patrimonio edilizio esistente”.

ANCE: rischio 40 mila scheletri urbani

Secondo i costruttori, dunque, la soluzione pensata dal Governo rischia di peggiorare ancora di più la situazione, incentivando la produzione di “scheletri urbani” con cantieri fermi e tribunali intasati, premiando i furbi che hanno intascato fondi pubblici senza finire i lavori.

Anche il contributo previsto all’art. 1, comma 2 per i redditi bassi, rischia di restare inattuato in considerazione delle risorse messe in campo (si parla di una dotazione complessiva di circa 16 milioni, pari allo 0,16% dei lavori ancora da concludere).

Secondo ANCE, invece, la soluzione sarebbe quella di “garantire una chiusura ordinata dei cantieri in corso, salvaguardando anche l’obiettivo del miglioramento energetico e sismico dei fabbricati interessati dai lavori”.

Le soluzioni proposte da ANCE

A tal fine ANCE ha proposto due ipotesi di integrazione, tra loro alternative, finalizzate ad ottenere:

  1. una proroga del Superbonus per le spese sostenute sino al 29 febbraio 2024, riconoscendo la stessa percentuale di detrazione riconosciuta al 31 dicembre 2023 (110% o 90%, a seconda della data della delibera assembleare e della presentazione della CILAS) per interventi, sia “trainanti” che “trainati”:
    • effettuati su condomini, o su edifici composti da massimo 4 unità e interamente posseduti da una persona fisica,
    • per i quali è stata esercitata l’opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura,
    • realizzati, al 31 dicembre 2023, per almeno il 60% dell’intervento complessivo.
  2. oppure, la possibilità di emissione di un SAL straordinario al 29 febbraio 2024, così da far rientrare nel Superbonus al 110% (o al 90%) tutti i lavori realizzati entro tale data e con possibilità di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, anche se il SAL non raggiunge le percentuali minime previste dalla norma (30%, 30% e 40%).

Due soluzioni che consentirebbero di “chiudere ordinatamente l’esperienza del Superbonus, attraverso l’emissione di un SAL straordinario o la concessione una mini-proroga di poche settimane solo ed esclusivamente per concludere i cantieri con un elevato stato di avanzamento permetterebbe, secondo le stime dell’Ance, di salvare circa 25.000 cantieri e più di 220.000 famiglie”.

Salvaguardare le opzioni alternative all’interno delle zone sismiche

Altro aspetto riguarda l’art. 2 del D.L. n. 212/2023 che modifica la disciplina delle opzioni alternative relative agli interventi effettuati nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici. Secondo ANCE “È opportuno, inoltre, salvaguardare tutte quelle operazioni relative ai piani di recupero all’interno delle zone sismiche che finora, con il DL n. 11/2023, hanno beneficiato della possibilità di utilizzare le opzioni per la cessione del credito e lo sconto in fattura avendo come unica condizione l’approvazione definitiva del piano di recupero (ad esempio con delibera del consiglio comunale)”.

Al riguardo - propongono i costruttori edili - occorrerebbe mantenere come unica condizione per accedere alle opzioni suddette il momento dell’approvazione del piano di recupero. In alternativa, si potrebbe fare riferimento all’avvenuta sottoscrizione (tra privato ed ente pubblico) della convenzione urbanistica o accordo similare che precede sempre, in queste operazioni, la presentazione del titolo edilizio. È proprio con questo atto che di fatto le parti si assumono gli obblighi per l’esecuzione dell’intervento edilizio”.

Bonus barriere architettoniche

Ultimo aspetto (quello certamente più delicato) riguarda le modifiche alla disciplina di cui all’art. 119-ter del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), ovvero il bonus 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche, sulla quale secondo ANCE “sarebbe stato più opportuno intervenire sul sistema dei requisiti di accesso e introdurre maggiori controlli, in modo da evitare l’indebito utilizzo dell’agevolazione”.

In allegato le osservazioni e proposte di ANCE consegnate agli atti della Commissione.

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