La guerra e il Piano Fanfani, il Virus e il Superbonus: 2 modelli a confronto

Valutazioni tecniche e considerazioni politiche sull’attuazione del Superbonus e sulle ripercussioni economiche e sociali

di Pietro Francesco Nicolai - 13/02/2024

Dove andiamo?

Il nostro Paese è stato interessato da profonde trasformazioni; dal Piano Fanfani abbiamo vissuto un momento di crescita, fino ad arrivare, negli anni ‘50-‘60 del secolo scorso, al cosiddetto “Miracolo Economico Italiano”, al rinnovamento e alla costruzione ex novo delle infrastrutture viarie e ferroviarie, alla modernizzazione dell’industria e dell’agricoltura.

L’Italia di oggi deve essere necessariamente competitiva, deve affrontare ancora molte sfide. Mai come in questo momento sentiamo la necessità di ristabilire un equilibrio perduto o dimenticato. La nostra storia è la nostra guida per il presente e per il futuro, una guida necessaria per ristabilire pacificamente un corretto ed equilibrato rapporto tra cittadini e istituzioni. Per fare questo occorre che anche il singolo cittadino faccia la sua parte e non sia solamente lo sperimentatore passivo delle altrui volontà. Molte imprese e, ahimè, anche molti tecnici professionisti, si sono lanciati dogmaticamente, “alla cieca”, nel finto e pericoloso “business” del Superbonus, senza riflettere più di tanto sul fatto che loro suo “guadagno” derivava principalmente da un rimborso parziale delle proprie tasse. Anche questo atteggiamento, di passività dell’uomo nei confronti del “potere” che lo gestisce, ha origini antiche; il fenomeno fu affrontato, per esempio, da Étienne de La Boétie nel suo famoso trattato “Discours de la servitude volontaire o Contr'un” (Discorso sulla servitù volontaria), scritto alla metà del XVI secolo. Il giovane scrittore e uomo politico francese, allora quasi ventenne, si pose delle domande ed elaborò un importante concetto:

«Com'è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste?

Siate risoluti a non servire più, ed eccovi liberi».

[…]

«Vedendo questa gente che striscia ai piedi del tiranno talvolta ho pietà della loro stupidità.
Non basta che obbediscano, devono compiacerlo, devono ammazzarsi per i suoi affari».

Il concetto sopra espresso è mutuato dall’analisi del comportamento umano: l’uomo, per sua natura, tende a rimanere legato alle sue abitudini, a servire il potere alimentando le volontà dei suoi “padroni”, senza cercare di spezzare le sue catene per paura di esplorare spazi di libertà a lui ignoti.

Prendo spunto dalle idee di Étienne de La Boétie, non certamente per un invito alla sommossa e alla rivoluzione; queste semplici e naturali considerazioni ci fanno oggi riflettere sull’urgente necessità di operare una selezione della nostra classe politica e dirigenziale, per far sì che essa non risulti ostile alle nostre  legittime e naturali volontà di crescita e di sviluppo, per far sì che essa non si distacchi più di tanto dalla realtà, che non sia percepita come uno “stupido tiranno” da compiacere o da abbattere con forza. Ciascuno di noi dovrebbe tirar fuori il suo senso critico, non necessariamente in vena polemica, per fornire un contributo politico-sociale mediante i suoi residui spazi di pensiero e di libertà.

La nostra storia politica ed economica, Fanfani con il Piano INA-Casa e il Miracolo Economico Italiano, è la nostra linea guida; occorre rimboccarsi le maniche, ricercare e valorizzare nuove risorse umane, lavorare duramente - tutti, nessuno escluso - per non sentirsi raccontare solamente favole, per un serio rilancio economico e sociale del nostro meraviglioso “Giardino”.

Nella favola di Pinocchio, a conclusione del racconto, il burattino di legno viene trasformato in un bambino in carne ed ossa, viene premiato per la sua tenacia e per la sua crescita morale. L’Italia non è il Paese dei Balocchi! Non siamo dei burattini di legno! La “crisi d’identità” sarà superata, e un nuovo Miracolo dovrà avvenire.

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