Salvare il superbonus 110% per salvare l'economia

I numeri della crisi sul superbonus 110% impongono una maggiore attenzione da parte di Governo e Parlamento sullo sblocco del mercato delle detrazioni

di Gianluca Oreto - 20/06/2022

Da ottobre 2021 l'attenzione sul superbonus 110% si è spostata su altri argomenti che non riguardano più gli interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico. Si è cominciato a parlare di frodi, caro materiale, spese raddoppiate, termine degli stanziamenti che hanno avuto come unico risultato quello di modificare il meccanismo delle opzioni alternative.

Diciamolo subito, il problema del superbonus 110% non è più la regolarità degli interventi e il loro controllo, ma aver bloccato di colpo la cessione del credito che ha spiazzato contribuenti, imprese e professionisti su lavori in corso. Oggi sono in piedi cantieri avviati su regole diverse in un mercato di libero scambio dei crediti maturati che, chiaramente, ha determinato il proliferarsi di interventi di superbonus su tutto il territorio nazionale.

Di solo ecobonus 110% sono stati realizzati oltre 33 miliardi di investimenti in due anni.

Il blocco della cessione del credito

Con il blocco della cessione dei crediti fiscali, imprese e professionisti si sono ritrovati senza la possibilità di spendere il credito indiretto maturato a fronte di sconto in fattura ai committenti. La conseguenza è stata evidenziata dal Sottosegretario all’Economia e delle Finanze, Maria Cecilia Guerra, che rispondendo ad una interrogazione parlamentare ha rilevato che il totale complessivo dei crediti presenti sulla piattaforma Cessione dell'Agenzia delle Entrate e non ancora accettati da oltre 30 giorni è pari a 5,396 miliardi di euro, di cui:

  • circa 3,684 miliardi fanno capo agli interventi che accedono al Superbonus 110%;
  • circa 1,491 miliardi sono riferiti agli altri bonus edilizi.

Imprese a rischio fallimento

Numeri strabilianti che corrispondono alla crisi del settore dell'edilizia. La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa ha rilevato che ad oggi sono 33mila le imprese artigiane a rischio fallimento, con la perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni, a causa della mancata conversione in denaro di quasi 2,6 miliardi di crediti. In pratica, uno sconto in fattura ogni sei è rimasto bloccato al successivo passaggio.

Come indica il report della CNA, la conseguenza è l’enorme crisi di liquidità e la difficoltà ad onorare i pagamenti. All'interno del campione di imprese intervistate, sarebbe emerso che:

  • il 45,9% non ha pagato i propri fornitori;
  • il 30,6% non sta pagando tasse e imposte;
  • il 21,1% non riesce a pagare salari e stipendi;
  • il 68,4% delle imprese vede concretizzarsi la possibilità della sospensione dei cantieri già avviati;
  • il 90,3% rileva il mancato avvio di nuovi cantieri;
  • il 48,6% parla di rischio fallimento.

Numeri sui quali Governo e Parlamento dovrebbero interrogarsi con la consapevolezza che salvare il superbonus significa salvare l'economia reale. Poi si potranno anche bloccare nuovi interventi ma il problema da risolvere nell'immediato è l'esposizione economica in cui si trova chi ha già maturato un credito e non riesce a rivenderlo.

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