Servizi di architettura e ingegneria: equo compenso sotto attacco

In V Commissione (Bilancio) è stato presentato un emendamento al ddl di conversione del D.L. n. 19/2024 per la disapplicazione dell’equo compenso nelle gare di progettazione

di Gianluca Oreto - 15/04/2024

C’è voluto quasi un anno di elucubrazioni, proposte e richieste prima che un tribunale si esprimesse chiaramente sul rapporto tra il D.Lgs. n. 36/2023 (Codice dei contratti) e la Legge 21 Aprile 2023, n. 49 (Legge sull’equo compenso).

Equo compenso: inderogabile per le gare di progettazione

Dopo i dubbi e rimandi dell’ANAC alla Cabina di regia (con l’Atto 27 giugno 2023 e la delibera 28 febbraio 2024, n. 101) e dopo la richiesta in Question time alla Camera, è finalmente arrivato l’intervento chiaro ed inequivocabile del TAR Veneto che, con la sentenza 3 aprile 2024, n. 632, ha messo la parola fine su una storia durante anche troppo.

L’equo compenso si applica anche nelle gare di progettazione, le pubbliche amministrazioni devono utilizzare il Decreto del Ministero della Giustizia 17 giugno 2016 (Decreto Parametri) per determinare l’importo da porre a base di gara per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura e l’eventuale ribasso dei partecipanti non deve intaccare il “compenso” ma solo sulla parte relativa alle spese e gli oneri accessori.

Equo compenso sotto attacco

Nelle more dell’intervento del TAR e nell’attesa dell’intervento della Cabina di regia (già interpellata sul tema), in V Commissione (Bilancio) alla Camera dei deputati, nell’ambito della discussione sul disegno di legge di conversione del Decreto Legge 2 marzo 2024, n. 19 (Decreto PNRR 2024), è stato presentato un emendamento che avrebbe voluto aggiungere al D.L. il seguente nuovo articolo 12-bis dal titolo “Coordinamento della legge 21 aprile 2023, n. 49 «Disposizioni in materia di equo compenso della prestazioni professionali» con il decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, recante «Codice dei contratti pubblici»”.

L’emendamento, presentato identico dai deputati Mauro D’Attis e Francesco Cannizzaro (Forza Italia), Dieter Steger e Franco Manes (Misto - Minoranze linguistiche), Silvia Roggiani e Andrea Gnassi (PD), avrebbe voluto intervenire sulla legge n. 49/2023 con l’inserimento all’art. 2 del nuovo seguente comma 3-bis:

Le disposizioni della presente legge non si applicano alle procedure per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura, anche nell’ambito di un appalto integrato, nonché degli altri servizi di natura tecnica e intellettuale, disciplinate dal decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36.

Emendamento ritenuto “inammissibile” ma che potrebbe essere il preludio delle intenzioni delle forze di maggioranza (visto che è stato presentato da FI, oltre che dal PD) di intervenire, magari direttamente in Cabina di regia (che, ricordiamo, è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri).

La domanda potrebbe essere: può un chiarimento modificare o stravolgere il contenuto di una norma? Tendenzialmente la risposta dovrebbe essere “no” ma visti i precedenti non si può stare sereni. Ricordiamo, ad esempio, che con la "famosa" Circolare del 20 novembre 2023 il MIT ha fornito un chiarimento sull’applicazione delle procedure ordinarie nel sottosoglia non in linea con i contenuti del Codice dei contratti (prescindendo dalla ragionevolezza del chiarimento stesso).

Il comunicato congiunto di Fondazione Inarcassa, CNI e CNAPPC

Su quest’ultimo emendamento e sul recente intervento del TAR Veneto sono intervenuti Fondazione Inarcassa, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC con un comunicato congiunto che si riporta di seguito.

Il recente pronunciamento del TAR Venezia (sentenza n. 632 del 3 aprile 2024), ha fatto chiarezza su una controversia che dura da qualche mese, ribadendo con fermezza che l'equo compenso non può essere soggetto a ribassi arbitrari. Questa decisione, sebbene attesa, ha confermato quanto Fondazione Inarcassa, CNI e CNAPPC hanno sempre sostenuto; l'equo compenso non solo rappresenta una norma fondamentale del nostro ordinamento (L. 49/23), ma è anche un principio cruciale all'interno del nuovo Codice dei Contratti (co. 2, art. 8 del D.lgs. n. 36/23).

In primo luogo, il giudice veneziano ha superato ogni dubbio interpretativo innescato dalla diffusa errata interpretazione della delibera dell’ANAC del 28 febbraio 2024, n. 101, confermando con chiarezza l'importanza e la validità del principio dell'equo compenso, che risulta quindi essere eterointegrabile. In secondo luogo, ha chiarito che tale principio non ostacola la libera circolazione degli operatori economici, anzi, in coerenza con il diritto eurounitario fornisce una necessaria tutela nei confronti di una controparte così rilevante come la Pubblica Amministrazione.

Sul rapporto tra equo compenso e codice dei contratti è stata interrogata la Cabina di Regia che dovrà tener conto anche della sentenza di cui infra.

Le argomentazioni contro l'equo compenso, che fanno leva sulla presunta insostenibilità economica dell'offerta, sono infondate, false e strumentali. Infatti, gli onorari relativi ai servizi di ingegneria e architettura sono sempre stati una componente essenziale del quadro economico. L’applicazione dell’equo compenso non comporta alcun incremento delle spese tecniche previste nei quadri economici che definiscono a monte la copertura finanziaria dell’opera.

Restiamo esterrefatti dei ripetuti tentativi di boicottare l’applicazione dell’equo compenso per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura nei lavori pubblici attraverso gli emendamenti nn. 12.06, 12.07, 12.09 riferiti alla Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, che, giustamente sono stati dichiarati inammissibili dalla commissione competente: V Bilancio.

In un Paese che ogni giorno conta un numero crescente di morti sul lavoro è inconcepibile e contrario all’interesse collettivo, voler svilire l’importanza dei servizi tecnici che sono anche un fondamentale presidio a garanzia della sicurezza dell’opera e dei lavoratori.

La Fondazione Inarcassa, CNI e CNAPPC, naturalmente, continueranno a vigilare attentamente sull'attuazione dell'equo compenso. Questo principio è essenziale per garantire elevati standard di qualità nei servizi di ingegneria e architettura nel nostro Paese, a beneficio di tutti gli attori coinvolti.

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