Superbonus 110% e bonus edilizi, liberalizzazione mercato dei crediti

Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti chiede al Governo soluzioni per sbloccare un meccanismo “inceppato” e riportare fiducia sul mercato dei cessionari

di Redazione tecnica - 17/06/2022

Nell’attesa di un nuovo possibile intervento normativo che modifichi ancora il controverso meccanismo per la cessione del credito, sul tema è intervenuto anche il Consiglio nazionale dei commercialisti, con una lettera inviata dal presidente nazionale Elbano de Nuccio, al presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Ministro dell’Economia, Daniele Franco, al Presidente della commissione finanze della Camera, Luigi Marattin e al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Cessione del credito, intervengono i commercialisti

Un vero e proprio appello a favore di un intervento normativo che ripristini per le banche la possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, indipendentemente dalla natura soggettiva del cessionario. In questo modo, secondo il Consiglio, si potrebbe preservare un meccanismo normativo prezioso come quello della monetizzazione dei bonus edilizi, evitando che l’intero comparto dell’edilizia subisca conseguenze irreparabili, senza comunque sacrificare le misure a contrasto di utilizzi indebiti delle agevolazioni.

Non solo: potrebbe essere la soluzione per uscire dallo stallo dovuto all’incertezza normativa “che ha innescato un effetto domino partito dalle banche, costrette a bloccare l’acquisto dei crediti avendo esaurito la capienza per la compensazione, che si è poi riversato sulla filiera delle costruzioni, mettendo a rischio cantieri già avviati e interventi pianificati da tempo a causa della drammatica carenza di liquidità conseguente all’impossibilità di monetizzare i crediti acquisiti”.

Sottolinea de Nuccio che questa soluzione non presenta profili di rischio di frodi, in quanto, oltre ai controlli preventivi come visto di conformità e attestazione di congruità dei costi e ai presìdi antiriciclaggio già previsti dal D.L. Antifrodi, "il sistema bancario offre ampie ed ulteriori garanzie, avendo fin dall’origine implementato procedure subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non previste normativamente, sono divenute ormai prassi consolidate”.

Le proposte al Governo

Un’altra possibile strada potrebbe essere la concessione di un maggior termine per la compensazione da parte dei soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo cedente.

Sottolinea de Nuccio che “Quello che serve è ripristinare un clima di fiducia per i soggetti interessati all’acquisto dei crediti e sbloccare un meccanismo ormai inceppato”. Il numero uno dei commercialisti suggerisce di ribadire ulteriormente, in via normativa o interpretativa, che i cessionari dei crediti d’imposta non possono essere considerati responsabili, salvo i casi di concorso, della mancata sussistenza, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta e rispondono dunque solo per l’eventuale utilizzo dei crediti medesimi in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto.

“Queste soluzioni darebbero un nuovo impulso per innescare un meccanismo virtuoso - conclude de Nuccio - oltre che sicuro sul piano del contrasto ad eventuali condotte fraudolente, di smobilizzo dei crediti da parte delle banche, che potrebbero quindi riprendere l’acquisto dai beneficiari delle detrazioni o dai soggetti che hanno accordato lo sconto in fattura evitando che misure adottate per sostenere e rilanciare l’economia, e per le quali lo Stato ha allocato rilevanti risorse, si trasformino in un micidiale boomerang economico e sociale”.

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