Superbonus 110% e limite alla cessione del credito: servono controlli più efficaci

La limitazione al numero di cessioni del credito maturato da superbonus e altre detrazioni fiscali genera incertezze, confusione e paralisi

di Redazione tecnica - 02/02/2022

Continuano le proteste contro le ultime modifiche applicate dal D.L. n. 4/2022 (Sostegni-ter) alle opzioni alternative previste per il superbonus 110% e gli altri principali bonus edili.

Superbonus 110% e cessione del credito

Ricordiamo che l'art. 28 del Decreto-Legge 27 gennaio 2022, n. 4 ha modificato chirurgicamente l'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) che prevede la possibilità di utilizzare i principali bonus in edilizia (tra cui superbonus 110%, bonus facciate, ecobonus, bonus casa e sismabonus ordinari) mediante le opzioni alternative:

  • sconto in fattura, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi;
  • cessione del credito d’imposta di pari ammontare, ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

In entrambe i casi, dopo lo sconto in fattura, non sarà possibile più cedere ulteriormente il credito. Quindi:

  • impresa e professionisti potranno scontare le loro prestazioni al contribuente e poi rivenderle ad un terzo soggetto che non avrà più altra possibilità di cessione;
  • il contribuente potrà cedere direttamente il credito maturato ad un secondo soggetto senza che quest'ultimo avrà più possibilità di cessione.

Modifiche nate per contrastare il fenomeno diffuso delle frodi fiscali denunciato dall'Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Ma modifiche che evidentemente avranno delle ripercussioni anche sui contribuenti "sani", visto che il blocco delle cessioni limita anche il numero di soggetti potenzialmente interessati ad acquistare questi crediti. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutto in questi ultimi giorni in cui i principali istituti di credito hanno chiuso i rubinetti nell'attesa di "capire" meglio delle modifiche che avranno effetto a partire dai crediti che dal 7 febbraio 2022 sono stati precedentemente oggetto di una delle opzioni alternative.

Cessione del credito: la nota Inarsind

Sono già tanti i soggetti che hanno criticato questa modifica. A questi si aggiunge Inarsind con una nota inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi.

È una norma che, sin dall’annuncio della sua introduzione, ha prodotto il blocco dei lavori in corso oltre che limitare oltremodo l’inizio di nuovi" rileva l’Associazione sindacale degli Architetti e degli Ingegneri Liberi Professionisti che con forza ha chiesto al Governo un passo indietro. “Le banche e gli enti autorizzati a gestire il credito finale - rileva Inarsind - intendono cautelarsi rispetto al rischio di assorbire un surplus di crediti che non potrebbero più cedere; lo stop alla cessione multipla paralizza di fatto i rapporti all’interno della filiera, con conseguenti danni agli operatori e rischio di contenziosi”.

"Si assiste ad un cambiamento in corsa delle regole e questa, più di altre, è destinata a generare incertezze, alimentare la confusione, determinare la paralisi”. Pur concordando con l’obiettivo di evitare le attività fraudolente e con la legittima e doverosa preoccupazione che l’effettiva capienza finale del sistema produttivo sia in grado di assorbire il credito derivante, Inarsind “auspica che tali finalità possano essere conseguite ponendo in campo soluzioni alternative: più efficaci controlli ed introdurre la possibilità, in caso di incapienza, di potere diluire più a lungo nel tempo il credito”.

Proteste contro il Sostegni Ter: l'Ordine degli Architetti di Roma

Sull'argomento si è fatta sentire anche la voce dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia: “Si continua a modificare la norma sui bonus edilizi: se pensavamo che le modifiche fossero giunte alla fine, così non è stato” ha affermato il Presidente Alessandro Panci, che ha ripercorso le tappe normative sui bonus edilizi, definendolo “un cammino senza fine”. “Ci si domanda – aggiunge il Presidente OAR - se il Governo e i vari uffici che intervengono nel processo legislativo conoscano i tempi di progettazione e realizzazione di un intervento edilizio. Come far comprendere che l’attività edilizia di efficientamento energetico e di miglioramento sismico necessita di tempi di progettazione e realizzazione, che spesso durano più del tempo con cui sono state modificate più volte le norme? Ogni volta che la norma viene modificata si ha la necessità di verificare cosa questo comporta al nostro intervento e aumentano le incertezze di noi tecnici e dei cittadini”.

Il disappunto di professionisti, associazioni di categoria e Rete Tecnica delle professioni è noto ai più, ma questo non impedisce i continui cambiamenti. Proprio per questo, Panci conclude chiedendo "un dialogo con le istituzioni, affinché i cambiamenti normativi lascino il tempo di terminare le attività edilizie in corso senza sorprese, per evitare i continui rallentamenti che i cantieri attualmente aperti subiscono anche a causa di queste numerose modifiche".

Federcostruzioni: il nuovo meccanismo della cessione blocca tutto il comparto

Anche Federcostruzioni, con l’intervento del presidente Paola Maroni, ha espresso un giudizio non positivo sulle nuove restrizioni riguardanti l’utilizzo dei Bonus edilizi: “Il provvedimento colpisce e danneggia tutti: il mondo imprenditoriale, fornitori e cittadini, inclusi gli enti che amministrano gli immobili di edilizia residenziale pubblica. Così si ferma una macchina in corsa”.

La chiusura alla circolazione dei crediti rischia di mettere in crisi il mercato edilizio e non solo: “Dal primo momento mi sono opposta a questa norma - ha dichiarato la presidente Marone - perché crea un problema enorme a un mercato che è già partito, basti pensare che, come riportato dai dati Enea, al 31 dicembre 2021 risultavano incentivati 95.718 interventi edilizi con il Superbonus 110%, per circa 16,2 miliardi di euro di investimenti".

Per Marone, il rischio è di trovarsi in carenza di liquidità data la difficoltà a cedere i crediti, soprattutto in relazione a contratti già stipulati e cantieri già avviati secondo la precedente normativa. “È chiaro che tutte le misure volte a contrastare il rischio di frode sono condivisibili, ma questa colpisce tutti e non solo chi deve essere colpito.Tanti imprenditori sono in una situazione di enorme difficoltà".

Il ruolo della politica

A sostegno delle associazioni di settore, anche il mondo della politica. “Siamo al lavoro perché il governo ascolti le preoccupazioni delle mondo dell’impresa e torni indietro valutando alternative migliori”, afferma Erica Mazzetti di Forza Italia. Ribadendo il rischio di blocchi e contenziosi sui cantieri già avviati, la deputata propone l’introduzione di strumenti utili a verificare qualità e operatività delle aziende, il potenziamento di strumenti di vigilanza sulle operazioni e la limitazione della cessione del credito, dopo la prima, ad altri operatori finanziari. Conclude Mazzetti: “Il governo Draghi, che abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo, ha dimostrato di saper ascoltare le ragioni delle imprese e faremo di tutto perché sia così anche questa volta: le aziende italiane hanno bisogno di certezze e chi si comporta bene non deve essere punito per i pochi che infrangono le regole”.

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