Superbonus 110%: un mercato da oltre 30 miliardi di euro

Il comparto delle costruzioni è alla ricerca di stabilità che consenta di tornare a pianificare interventi e investimenti sul superbonus 110% e sugli altri bonus edilizi

di Redazione tecnica - 14/06/2022

Stando al report pubblicato da Enea relativamente agli interventi di superbonus 110% che necessitano di asseverazione relativa agli interventi di ecobonus, a maggio 2022 sarebbero oltre 30 miliardi di euro gli investimenti ammessi a detrazione, di cui quasi 21,5 miliardi relativi a lavori già conclusi.

Superbonus 110%: i numeri della discordia

Numeri da capogiro a cui occorrerebbe aggiungere anche le detrazioni che riguardano la parte sisma del superbonus, ovvero gli interventi di riduzione del rischio sismico che non coinvolgendo la piattaforma Enea, rappresentano al momento un’incognita.

Volendo prendere per buoni questi numeri, ci si potrebbe chiedere in che modo Governo e Parlamento abbiano previsto l’adeguata copertura di questi investimenti che il comparto delle costruzioni non vedeva da decenni. Adempimenti, requisiti, controlli e modalità di fruizione che un attento legislatore avrebbe dovuto valutare correttamente con la consapevolezza che quando si interviene sull’edilizia entrano in gioco diversi fattori, tutti con tempistiche a medio termine, tra i quali:

  • la formazione dei lavoratori;
  • gli approvvigionamenti di materiali;
  • le pratiche edilizie;
  • preventivi e contratti;
  • le tempistiche di lavorazione.

Superbonus 110%: la pianificazione dell’intervento

Tutti elementi che sono accomunati da un unico filo conduttore: la pianificazione. Perché per poter correttamente incastrare tutti questi tasselli occorre una attenta pianificazione che coinvolga ogni aspetto del processo superbonus. Non è difficile comprendere che dall’”idea” di attuare degli interventi di riqualificazione energetica o riduzione del rischio sismico (soprattutto quando si parla di condomini) si passi attraverso:

  • assemblee di condominio;
  • valutazioni preliminari;
  • audit energetici e strutturali;
  • un progetto di riqualificazione;
  • la realizzazione degli interventi.

Tra la prima e l’ultima attività possono trascorrere mesi (anche parecchi) in cui può succedere di tutto. Può accadere che in corso d’opera il direttore dei lavori si renda conto di dover modificare il progetto. Possono sopraggiungere problematiche di approvvigionamento dei materiali che si rendono introvabili. Come può accadere che cambino le regole del gioco e che gli attori coinvolti nel processo (contribuenti, professionisti e imprese) si trovino inaspettatamente a doversi confrontare con business plan “liquidi”, senza una forma e che cambiano continuamente.

La riduzione del plafond

È proprio quello che è accaduto e sta ancora accadendo con i principali bonus edilizi (superbonus 110% in testa) in cui nei primi due anni di applicazione si è intervenuti su requisiti, adempimenti e controlli, senza inficiare la pianificazione di tutti gli attori coinvolti; mentre in questi primi sei mesi del 2022 Governo e Parlamento hanno prodotto correttivi su correttivi sul meccanismo delle opzioni alternative, ovvero il principale artefice della rinascita del settore dell’edilizia.

È grazie alla cessione del credito che tutti i contribuenti hanno avviato interventi che senza non avrebbero potuto neanche immaginare. Ed è grazie ad un plafond praticamente infinito (il primo meccanismo non aveva alcuna limitazione su soggetti acquirenti e numero di passaggi) che professionisti e imprese hanno potuto lavorare applicando a tutti indistintamente lo sconto in fattura. Sconto in fattura che avrebbe consentito la maturazione di crediti indiretti che nella cessione successiva si sarebbe convertiti in quella liquidità necessaria per pagare fornitori, dipendenti, tasse, macchinari, magazzini.

Con le limitazioni al meccanismo di cessione del credito arrivate dal Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter) il settore è stato protagonista di un assottigliamento del plafond disponibile dalle banche con l’ovvia conseguenza che la capienza fiscale degli acquirenti dei crediti non è più riuscita a coprire l’ammontare di credito maturato.

Una conseguenza disastrosa che sta mettendo spalle al muro professionisti e imprese, sempre più vittime di loro stessi, e contribuenti che hanno visto allungare ed in alcuni casi bloccare i lavori.

Serve certezza

Dopo l’ultima modifica arrivata dal Decreto Legge n. 50/2022 (Decreto Aiuti), il comparto attende una riattivazione delle offerte di acquisto dei crediti, soprattutto dai player principali del biennio 2020-2021, ovvero Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti. Offerte che tardano ad arrivare nell’attesa della conversione proprio del Decreto Aiuti che non arriverà prima del 16 luglio 2022.

La speranza è che qualsiasi modifica arriverà nel percorso di conversione possa essere utile solo ad allargare ulteriormente il plafond disponibile e sempre che questa sia davvero l’ultima modifica perché per il settore non c’è niente di peggio che vivere in una situazione in continuo movimento in cui la parola pianificazione ha perso ogni significato.

© Riproduzione riservata