Superbonus e blocco cessione: allungare i tempi di detrazione diretta

Una possibile soluzione per i contribuenti che non riescono a cedere il credito diretto potrebbe essere quella di portare i tempi di detrazione a 10 anni

di Gianluca Oreto - 11/09/2023
Aggiornato il: 11/09/2023

Mentre la discussione sembra essere incentrata sul futuro dei bonus edilizi, sulle possibilità per risolvere il problema delle imprese e sulla necessità di attuare delle proroghe per i cantieri di superbonus in corso, a nessuno (o a pochi) sembrano interessare le problematiche dei contribuenti che, per la concomitante assenza di capienza fiscale e di cessionari disponibili, si troveranno presto a perdere la prima rata di detrazione relativa agli interventi del 2022.

Superbonus tra detrazione diretta e cessione del credito

Con la modifica apportata dal Governo al meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) con il Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), il volano "superbonus-cessione del credito" (che fino a quel momento non aveva avuto problemi) si è irrimediabilmente inceppato. La conseguenza, però, non è stata quella di interrompere qualsiasi nuovo intervento di superbonus che sono continuati nel corso di tutto il 2022 nella speranza che lo Stato non avrebbe fatto fallire decine di migliaia di imprese e contribuenti.

Con il blocco della cessione andato avanti per tutto il 2022 e arrivato al suo culmine nel mese di novembre con la chiusura dell'ultimo cessionario disponibile (Poste Italiane), il comparto delle costruzioni si è ritrovato in balia della famosa "tempesta perfetta".

Tra la fine del 2022 e questo 2023 il Governo ha provato a risolvere il problema in diversi modi:

Tutte disposizioni a supporto di chi ha utilizzato il meccanismo delle opzioni alternative (imprese e fornitori che hanno fatto lo sconto in fattura o cessionari che hanno acquistato il credito). Nulla è stato previsto per i beneficiari diretti della detrazione che, per le spese sostenute a partire dall'1 gennaio 2022, dovranno portare in detrazione le spese in quattro quote annuali di pari importo.

Caso pratico e possibile soluzione

Prendendo come riferimento un edificio unifamiliare, secondo l'ultimo report di Enea relativo agli interventi di riqualificazione energetica che accedono al superbonus, l'investimento medio è di 117.439,42 euro che, come previsto dalla normativa, se relativo al 2022 dovrà essere ripartito in 4 rate annuali di 29.359,85 euro.

Troppo se si pensa che secondo l'ultimo rapporto annuale pubblicato da ISTAT la retribuzione media annua lorda è pari a:

  • 21.500 euro per i lavoratori dipendenti;
  • 60.520 euro per i lavoratori autonomi;
  • 18.990 euro per i pensionati.

Una soluzione immediata che il Governo potrebbe prevedere è quella di portare le tempistiche a 10 anni, almeno per le detrazioni dirette (in modo da non intaccare la convenienza economica dei cessionari). In questo modo, nel caso trattato il contribuente potrebbe portare in detrazione l'investimento medio in 10 rate annuali di 11.743,94 euro. Una soluzione che non risolverebbe definitivamente il problema ma che, insieme magari ad altre misure (prestiti verdi garantiti) potrebbe dare ossigeno e fiducia a chi non ha alcuna possibilità di detrazione in 4 rate.

Aggiornamento

Nel marasma di modifiche arrivate nell'ultimo anno, l'art. 2, comma 3-sexies del Decreto Legge n. 11/2023, post conversione in legge, ha aggiunto all'art. 119 del Decreto Rilancio il seguente comma 8-quinquies:

Per le spese sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 relativamente agli interventi di cui al presente articolo, la detrazione può essere ripartita, su opzione del contribuente, in dieci quote annuali di pari importo a partire dal periodo d’imposta 2023. L’opzione è irrevocabile. Essa è esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2023. L’opzione è esercitabile a condizione che la rata di detrazione relativa al periodo d’imposta 2022 non sia stata indicata nella relativa dichiarazione dei redditi.

A questo punto potrebbe essere utile estendere questa possibilità anche al 2024, prorogare le tempistiche per chiudere i cantieri in corso (anche a tutto il 2024) e dare la possibilità di accedere ad un prestito garantito che consenta ai contribuenti di ottenere la liquidità necessaria per terminare gli interventi.

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