Superbonus, il Financial Times loda gli effetti espansivi sul PIL

Al Senato è stata presentata una interrogazione sulla classificazione del Superbonus in cui si evidenzia come il Financial Times abbia lodato gli effetti espansivi sul PIL

di Gianluca Oreto - 15/03/2024

Tra mistificazione della realtà e dati certi, dopo 4 anni non si riesce ancora a mettere d’accordo i “commentatori” del superbonus. Una misura messa a punto nel 2020, arrivata ormai negli ultimi 2 anni (depotenziati) di applicazione, sulla quale sono stati pubblicati report e analisi ma anche i commenti, certamente negativi, dell’attuale Governo.

Superbonus: le valutazioni del Financial Times

Eppure, fuori dai confini, sembrerebbe che il superbonus sia stata una misura apprezzata come dimostra l’interrogazione n. 3-01011 presentata il 12 marzo 2024 in Sesta Commissione al Senato da Mario Turco (M5S), Professore di Economia Aziendale presso il dipartimento di Scienze dell'Economia di Unisalento, Dottore Commercialista e Revisore dei Conti.

L’interrogazione, presentata per comprendere le intenzioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze sulla classificazione contabile del Superbonus, riporta le valutazioni del “Financial Times” che ha recentemente lodato gli effetti espansivi sul PIL di questa detrazione fiscale, scrivendo “la performance insolitamente forte è in gran parte spiegata dal superbonus”, grazie al quale “gli investimenti italiani che includono l’edilizia abitativa sono aumentati del 30% rispetto al quarto trimestre del 2019, il tasso più veloce mai registrato nel Paese da quando sono a disposizione dati comparabili nel 2000”. A ciò si aggiunga che nei tre anni di massima produzione degli effetti del superbonus, 2021-2023, il debito pubblico in rapporto al PIL è sceso di oltre 17 punti.

La classificazione contabile del Superbonus

Sulla classificazione e riclassificazione contabile del superbonus arrivata a marzo 2023, abbiamo scritto tanto su queste pagine, rilevando come la scelta di classificare come “pagabili” i crediti edilizi maturati per gli interventi di cui all’art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) sia stata presa proprio in un particolare momento storico in cui la cessione del credito si era ormai inceppata.

Un problema rilevato nell’interrogazione al Senato in cui si è evidenziato che “tra i principali problemi sorti in materia di cessione di crediti derivanti da agevolazioni fiscali, come noto, vi è la questione dei "crediti incagliati": si tratta delle difficoltà nella circolazione dei crediti ceduti, sorte, in particolare, a seguito al blocco della circolazione delle agevolazioni edilizie”.

Su questo particolare aspetto contabile, il 14 febbraio 2023 sono stati auditi presso la Sesta Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta, i rappresentanti dell'ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat), al fine di chiarire alcuni tecnicismi relativi alla registrazione e classificazione, in contabilità nazionale, del Superbonus e del Bonus Facciate, e dell'eventuale effetto sui conti pubblici.

In questa audizione Luca Ascoli, direttore delle statistiche di finanza pubblica di Eurostat, aveva chiarito alcuni aspetti relativi alle nuove caratteristiche dei bonus edilizi e sul loro impatto sul deficit (confermando che questo non cambia se il credito è classificato come pagabile o non pagabile).

Ricordiamo che il Direttore di Eurostat aveva anche rilevato le nuove caratteristiche per classificare un credito come pagabile o non pagabile, frutto della probabilità che una parte consistente del credito possa essere utilizzata o meno. In tal senso ha confermato l’utilizzo di 3 criteri fondamentali:

  • la trasferibilità del credito;
  • la compensabilità con qualsiasi tipo di imposta;
  • la differibilità per lungo tempo.

Da questi 3 criteri deriverebbe la corretta contabilizzazione del credito, ovvero la probabilità che parte dello stesso possa essere persa dal beneficiario:

  • se la probabilità che una parte consistente del credito possa essere persa è alta, allora il credito sarà classificato come non pagabile;
  • se la probabilità che una parte consistente del credito possa andare persa è bassa, allora il credito sarà classificato come pagabile.

L’interrogazione ricorda che:

  • i crediti d'imposta “pagabili” sono quelli che di fatto sono considerati “liquidi” e per i quali sussiste un’altissima possibilità che vengano totalmente compensati con le imposte da pagare. In tal caso, i crediti d’imposta sono equiparabili ad una spesa pubblica “effettiva” da riconoscere per intero al momento della manifestazione dell'evento che genera l’agevolazione fiscale (principio della competenza economica). Segue che la contabilizzazione nei conti pubblici dei crediti d’imposta “pagabili” avvenga nel deficit dell’anno di generazione del credito medesimo;
  • i crediti d'imposta "non pagabili" sono, invece, quelli per cui sussiste la probabilità di mancata compensabilità del credito d’imposta riconosciuto. In quest’ultimo caso i crediti d’imposta sono quindi assimilabili a una spesa pubblica “teorica”. Questo significa che sul piano contabile la relativa rilevazione comporta un effetto sul deficit degli anni in cui il credito d’imposta va in compensazione, e solo se e nella misura in cui va in compensazione trasformandosi in minori entrate (principio di cassa);

Il cambio di classificazione contabile per il superbonus

Il superbonus era stato classificato inizialmente nel 2021 come “non pagabile”, vista l’incertezza della totale compensabilità dell’agevolazione fiscale. A marzo 2023, ISTAT, in seguito a un'interlocuzione con Eurostat, ha ritenuto di modificare la classificazione dei crediti d’imposta maturati con il superbonus e con il bonus facciate a partire dal 2020 come “pagabile”, quindi registrati come spesa pubblica, per l’intero ammontare, nel momento del riconoscimento dell’investimento agevolato.

L’effetto della riclassificazione si è sentito sui conti pubblici con un ricalcolo del deficit in aumento negli anni 2021, 2022 e 2023.

A partire da febbraio 2023 - si legge nell’interrogazione - a seguito della decisione del ministro Giorgetti nel decreto-legge n. 11 del 2023 di bloccare la cessione dei crediti al fine, a suo dire, di “fermare gli effetti di una politica scellerata”, è stata di fatto esplicitata la natura “non pagabile” dei crediti d'imposta, andando a smentire la classificazione precedentemente accreditata da ISTAT. Ragion per cui il Ministro avrebbe già dovuto sollecitare ISTAT a valutare la correttezza del principio contabile da adottare, dato che nel frattempo le norme introdotte hanno di fatto reso i crediti d’imposta non totalmente compensabili e quindi “non pagabili””.

Con comunicato dell’1 marzo 2024 - continua l’interrogazione - ISTAT ha reso noto che il rapporto tra deficit e PIL del 2023 è risultato pari al 7,2 per cento, circa due punti sopra il 5,3 per cento previsto dal Governo solo pochi mesi prima. Questi dati sono stati commentati dal Ministro in indirizzo, il quale ha, come sovente, attribuito la colpa al superbonus: “I numeri ci dicono che l'emorragia dell'irresponsabile stagione del superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023, andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive””.

A questo punto il passaggio sul Financial Timese: “diversamente dalle valutazioni del Ministro, il “Financial Times” ha recentemente lodato gli effetti espansivi sul PIL del superbonus, scrivendo che “la performance insolitamente forte è in gran parte spiegata dal superbonus”, grazie al quale “gli investimenti italiani che includono l’edilizia abitativa sono aumentati del 30% rispetto al quarto trimestre del 2019, il tasso più veloce mai registrato nel Paese da quando sono a disposizione dati comparabili nel 2000”. A ciò si aggiunga che nei tre anni di massima produzione degli effetti del superbonus, 2021-2023, il debito pubblico in rapporto al PIL è sceso di oltre 17 punti”.

Conclusioni e richiesta al MEF

Secondo gli interroganti “le scelte del Governo non si sono rivelate efficaci in merito al problema dei crediti incagliati, da cui sono inevitabilmente derivate anche gravi ripercussioni negative sulla crescita del PIL, calata al solo 0,9 per cento in più nel 2023 e proiettata verso un altro “più zero virgola” anche nel 2024. Il problema non riguarda più il superbonus, ma le errate previsioni del Governo sul deficit e la decisione del Governo stesso di bloccare la circolazione dei crediti, con la conseguenza di smentire la classificazione come “pagabili” dei crediti medesimi e di incidere negativamente sulla dinamica del PIL. Questo, di fatto, rende i crediti d’imposta come “non pagabili” e conseguentemente è necessario rivedere la rilevazione e la classificazione contabile dei crediti nei conti dello Stato”.

Con tali premesse, l’interrogazione chiede di sapere:

  1. se il Ministro in indirizzo non ritenga di avere commesso un errore contabile nello spingere, tramite ISTAT, la classificazione dei crediti d'imposta del superbonus come “pagabili”, non soltanto provocando con questa decisione l'aumento del rapporto tra deficit e PIL 2023, ma andando a smentire la corretta classificazione dei suddetti crediti come “non pagabili” peraltro scaturita dallo stesso decreto-legge n. 11 del 2023, con cui ha cancellato la possibilità di circolazione dei crediti stessi, non ha risolto il problema degli incagli e ha quindi in ultima analisi esplicitato che una cospicua massa dei crediti non sarà compensabile con le tasse;
  2. quali misure intenda adottare per riparare a questo errore e quali scelte di politica fiscale intenda effettuare per il rientro dei parametri di deficit onde evitare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea per deficit eccessivo;
  3. se intenda varare una manovra correttiva dei conti pubblici sia con riferimento al rientro del deficit, sia con riferimento agli obiettivi programmati di rientro del debito pubblico, oltre che per il mancato raggiungimento della crescita economica dell’1,2 per cento come prevista nell'ultima NADEF, obiettivo difficilmente conseguibile in base alle diverse previsioni degli osservatori istituzionali;
  4. se intenda avviare interlocuzioni con Eurostat e ISTAT per chiedere la revisione della classificazione dei crediti incagliati da superbonus, che sulla base delle restrizioni introdotte non possono più considerarsi “pagabili”.
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