OICE: no a limiti di capitale nelle Società di progettazione

Nuova battaglia all'orizzonte tra liberi professionisti (rappresentati dai Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri) e OICE, associazione che ra...

14/03/2012
Nuova battaglia all'orizzonte tra liberi professionisti (rappresentati dai Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri) e OICE, associazione che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica. Dopo le ultime dichiarazioni di Architetti e Ingegneri in merito all'apporto di capitale alle Società tra professionisti e il dietrofront del Governo, l'OICE ha espresso le proprie idee (che certamente verranno portate con forza in Parlamento) attraverso un comunicato del suo presidente, Gabriele Giacobazzi, pubblicato su Affari e Finanza del quotidiano La Repubblica.

Ricordiamo che negli ultimi mesi i consigli nazionali delle maggiori professioni tecniche e l'OICE si erano già scontrate sul tema delle soglie per cui è possibile procedere all'aggiudicazione dei servizi di architettura e di ingegneria con il criterio della procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara previsto all'articolo 57, comma 6 del Codice dei contratti (leggi news). Lo scontro ha portato ad un inutile nonché ridicolo balletto della soglia che un giorno veniva portata a 100.000 euro, il giorno successivo a 193.000 per poi ritornare a 100.000, che ha avuto come unica conseguenza quella di dimostrare ancora una volta l'inadeguatezza dei tecnici che redigono i testi dei decreti che probabilmente basano il loro giudizio esclusivamente sulla forza di chi può intervenire sulle loro decisioni.

Ciò premesso, Architetti e Ingegneri, ma in generale tutti gli Ordini professionali, avevano espresso le loro perplessità in merito all'art. 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183 che, oltre alla riforma degli ordinamenti professionali, prevedeva la possibilità di costituire società tra professionisti, dando come scadenza il 14 maggio 2012 come termine ultimo per adottare un Regolamento che disciplini la nuova modalità per l'esercizio della professione. Le pressanti proteste di Ordini e Consigli Nazionale hanno portato ad un emendamento che istituisce l'art. 9-bis al decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, con la quale le Società professionali si potranno avere con soci terzi di puro capitale, ma la cui partecipazione sarà limitata ad un terzo del capitale e comunque ad un terzo dei voti sociali, quindi attergato in misura assolutamente minoritaria.

Ma la storia non termina qui.

In un comunicato pubblicato su Affari e Finanza del quotidiano La Repubblica, Gabriele Giacobazzi, Presidente dell'OICE, ha affermato che "La libertà d'impresa è un principio irrinunciabile del nostro assetto costituzionale e pretendere (come recentemente CNI e CNA) di limitare il contributo di capitale nelle società di progettazione avrebbe il solo risultato di accentuare la distanza della nostra offerta da quella europea, abbattendone la capacità competitive. In questa fase i progettisti italiani dovrebbero approdare ad una visione decisamente più imprenditoriale del proprio ruolo".

Giacobazzi ha, inoltre, affermato che "Non è ormai più possibile affrontare il progetto anche di una modesta opera pubblica senza disporre di una gamma estesa di competenze disciplinari, che richiedono integrazione, organizzazione, controllo dei risultati e dei costi. Il sospetto ed a volte il fastidio con cui gli Ordini professionali affrontano il tema delle società di progettazione è il frutto di una visione tutta italiana che sopravvive nonostante ormai vent'anni fa la direttiva 92/50 abbia assimilato la nostra attività a quella di impresa, coerentemente con una visione ed una cultura europea delle professioni. Non intendo affatto sottovalutare alcuni complessi problemi ancora aperti, come il rapporto tra la prestazione professionale individuale, la responsabilità personale e le forme societarie; usarli come alibi significa però privare gli iscritti di grandi opportunità di crescita e di sviluppo. Alcune funzioni ordinistiche rimangono fondamentali, come il controllo dei requisiti formativi individuali, mentre non è immaginabile un ruolo di controllo sulle "forme" di esercizio della professione".

Il Presidente dell'OICE ha ricordato che "A suo tempo l'opposizione degli Ordini alla legge Merloni contribuì alla disgregazione della "centralità del progetto" cosi faticosamente e forse prematuramente conquistata ed aprì la strada a forme di riappropriazione delle imprese di costruzione di parti del processo progettuale. Certamente non è questa la visione delle organizzazioni di progettazione di OICE, nate nel 65 come testimonia anche la loro storia, pubblicata di recente nel libro edito da Brioschi, "In cerca di Eroi - Una storia dell'Ingegneria", per offrire un prodotto/servizio integrato, completo, misurabile, indipendente".

"Sottrarsi alla responsabilità dell'esito finale del proprio lavoro - ha terminato Giacobazzi - non è in ogni caso il presupposto più efficace per rivendicare dignità e trattamenti economici adeguati. Dovrebbe inoltre essere evidente a tutti il prezzo enorme che la piccola dimensione dei nostri progettisti ci costringe a pagare sul mercato internazionale; la richiesta di alcuni Ordini di abbassare l'asticella per l'accesso alle procedure pubbliche di affidamento di incarichi marcia in senso esattamente contrario alla necessità drammatica di favorire processi di crescita dimensionale".

E si sa, quando l'OICE fa determinate considerazioni, bisogna sempre aspettarsi qualcosa dal Parlamento. Attendiamo risposta dai presidenti degli Architetti Leopoldo Freyrie, dei Geologi Gian Vito Graziano e degli Ingegneri Armando Zambrano.

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