Terremoto: si può prevenire?NO. Si può evitare il disastro?SI

"Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa..."  dice Kublai Kan, ma Polo risponde : " Senza pietre,non c'è arco!" Città e terremoto, du...

25/08/2016

"Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa..."  dice Kublai Kan, ma Polo risponde : " Senza pietre,non c'è arco!"

Città e terremoto, due storici antagonisti. Entità fisiche in perenne contrasto. La prima costruita per contenere e trasmettere, la seconda visibile come espressione delle dinamiche interne della Terra. Da che l'uomo costruisce le città, si ha cronaca del susseguirsi costante e ciclico dei terremoti. Eppure ad ogni devastazione avvenuta, ci ritroviamo come bambini stupiti ad invocare la fatalità del caso, contando le vittime, accettando che la natura distrugge ciò che vuole mentre noi, piccole formiche, non possiamo farci nulla!

Ma realtà è molto lontana. Si possono prevenire i terremoti?
Assolutamente no!

Si poteva evitare il disastro?
Assolutamente si!

La soluzione si chiama prevenzione, pianificazione, progetto! Questi tre sconosciuti, capaci nel loro insieme di far sistema ed evitare che il 95% della gente muoia, generando al tempo stesso  economia locale, diffusa e virtuosa.

Già!

Ma facciamo un passo indietro.
Si, perché non è l'Italia, malgrado Messina 1908, Belice 1968, Irpinia1980, Molise2002,  L'Aquila 2006, Marche2016, il territorio sismico più sottoposto alla potenza distruttrice del sisma, ma il lontanissimo Giappone.

Sembra quasi una leggenda metropolitana ma quando la racconti, l'interlocutore già sa!
Sa che i giapponesi convivono con la presenza costante del terremoto, ha visto più volte quei video incredibili in cui durante il sisma, tutto si muove, sa che durante l'ultimo terremoto di magnitudo 9.2 del 2011 (quello di Fukushima) sono morte 15.000 persone  e di altre 5000 non se ne sa più nulla.

Sa che gli edifici in Giappone li costruiscono "antisismici" (sembra un mantra) perché altrimenti cadono, sa persino che le fondazioni sono isolate rispetto alla costruzione che si vede emergere dal piano stradale attraverso appositi isolatori sismici o smorzatori o addirittura ammortizzatori.

Questo tipo di prescrizioni-regole concorrono da decenni a salvare centinaia di migliaia di vite ogni anno in un'area geografica in cui i terremoti di magnitudo 6.0 equivalenti a quello che stanotte ha cancellato il paese di Amatrice, sono all'ordine del giorno.

Questa serie di orientamenti nel porre in essere costruzioni sicure, capaci di concedere almeno il tempo di scappare, si chiama,  lo dico per i nostri pessimi politici, Pianificazione!

Mi viene in mente che se questa inetta classe dirigente e politica italiana, governasse il paese del Sol levante, il Giappone non esisterebbe più da secoli.

Ma veniamo alla prevenzione.

Ecco, come dirlo, in Italia non esiste! Ma in Sicilia non si è  mai vista e a Palermo sembra non ce ne sia bisogno!

È una parola di cui per compiacente incultura, è preferibile non occuparsi, perché in fondo rappresenta  (nelle menti incapaci) solo un onere che non produce che piccoli risultati.

Ma anche qui la realtà è ancora una volta rovescia.

Già, perché la prevenzione nei nostri straordinari centri storici (per inciso l'80% della bellezza che il mondo ci riconosce è proprio nei rapporti dimensionali, formali, cromatici e paesaggistici presenti in questi sistemi antropici) non viene posta in essere se non che per frammenti quasi sempre per la spinta abitativa dei singoli privati che ovviamente non fanno sistema.

Ma allora cosa fare per evitare di continuare a vedere queste terribili scene strazianti di salme inghiottite da pietra e polvere?

Semplice, il mezzo è ancora una volta il progetto!

Dal progetto di architettura posto in essere come singolare caso per caso, deriva oltre che la trasmissione della fragile bellezza delle nostre città, la salvaguardia delle vite e non ultimo, l'innesco di un motore economico virtuoso capace di muovere punti di PIL se tarato sulla brillantissima esperienza dei virtuosismi del Friuli.

Questa volta non è Dio a mandare il diluvio ma l'uomo incapace di coscienza nel costruire l'arca.

Già, perché in un paese civile, un intero OSPEDALE NON PUÒ CROLLARE PER EFFETTO DI UN SISMA DI COSÌ MEDIA ENTITÀ!

E penso al delitto della scuola di San Giuliano di Puglia, al delitto della casa dello studente a L'Aquila e a tutti quei delitti che poniamo in essere come comunità ogni qual volta che all'uso di regole e buon senso, tolleriamo il prosperare di illeciti interessi e politiche assolutamente carenti.

Chiudo ricordando che a Palermo, negli ultimi tre anni, sono avvenuti quattro crolli spontanei.
Cosa avverrebbe se un sisma come quello di stanotte, si abbattesse qui domattina?
Esiste un piano di emergenza della Protezione Civile?
Esiste una mappa delle vulnerabilità degli edifici almeno per il Centro Storico?

Quali sarebbero, se mai ci fossero, le prescrizioni poste in essere per le necessarie operazioni di soccorso?

Ho paura delle risposte, ma abbiamo il diritto di avere risposte chiare ed esaustive, perché se nulla di ciò fosse già pianificato, forse su questa fisiologica onda emotiva, è il caso che le istituzioni locali pertinenti in materia di tutela e sicurezza del territorio, per inciso Comune e Protezione Civile, si rimbocchino le maniche e facciano quanto è dovuto.

Quelle persone potevano essere salvate dalla prevenzione di un progetto posto in essere dalla governance di un paese fragile che non è  il Giappone, ma che, come le pietre di Calvino se assenti non formano l'arco, sono incapaci di generare la necessaria sicurezza se assente è  e continua ad esser la prevenzione.

A cura di arch. Danilo Manniscalco

© Riproduzione riservata