PIU’ GIOVANI PER COMUNICARE

Si è inaugurato a Milano il Triennale design museum, prima tappa di quello che potrebbe essere un percorso più ardito che possa, in sostanza, comunicare nel ...

19/12/2007
Si è inaugurato a Milano il Triennale design museum, prima tappa di quello che potrebbe essere un percorso più ardito che possa, in sostanza, comunicare nel migliore dei modi il design made in Italy e l’impegno che stanno assumendo i grandi marchi italiani nel ricercare nuovi talenti e nuovi progetti.
Secondo il neodirettore della Triennale del design, Silvia Annichiaro, bisogna sicuramente puntare ai giovani andando oltre lo star system dando meno importanza ai media del settore che, ultimamente, hanno celebrato un mondo che probabilmente avrebbe molte più chance di crescita se alle volte venisse un po’ stroncato. Aggiunge poi, in merito al fatto che alla Triennale mancano i giovani, settore a cui il direttore continua a guardare con occhio di riguardo: “si cresce sempre guardando al passato, il capoluogo lombardo patria del design avrà però la possibilità di confrontarsi anche con le nuove leve” sottolineando, infatti, che già è stato organizzata una manifestazione a loro dedicata, ovvero il The New italian design, che verrà replicata in occasione del Salone del mobile e aggiungendo: “il design è dominato dallo star system, creativi arcinoti che lavorano per i soliti nomi, serve più critica per far spazio anche ai giovani, anche con l’aiuto dei media. A oggi le riviste dedicate al decor non sono troppo rappresentative, sono troppo patinate, recensiscono ma non bocciano mai, non sono lo specchio del sistema creativo: noi vogliamo ricominciare da qui. Non offriamo un tempio rassicurante del design ma una vetrina che progressivamente farà spazio ai migliori”.

Critiche sono arrivate, invece, da Giulia Cerini, docente di comunicazione all’università di Siena e direttrice di Baba, società milanese di consulenza strategica e ricerche di mercato, seconda la quale un museo può sì dedicare una parte della mostra al passato ma, dal punto di vista della comunicazione, non si può investire sul futuro puntando sempre sui soliti pezzi storici.
Afferma, infatti, Ceriani: “il design è una materia viva, è l’idea della forma che disegna il mondo , è fatta di idee e anche di sorprese. L’afflusso di giovani da tutto il mondo che ogni anno bazzicano il Salone del mobile ne è una prova: sono loro la linfa vitale ed è su di loro che bisogna puntare anche dal punto di vista del marketing. Recintare in un solo evento all’anno la loro espressione mi sembra limitativo, è il museo stesso che dovrebbe ospitare in progress novità e provocazioni, gare, forme impreviste. Così le aziende avrebbero una grande e importante cassa di risonanza rispetto alla loro continua ricerca e sviluppo. Certo è più facile comunicare attraverso i successi ma anche richuiare può dare i suoi frutti.”

Infine, secondo Carlotta de Bevilacqua, presidente del marchio storico milanese Danese, il museo è da considerare come un’installazione temporanea, non permanente, come una sorta di racconto narrativo sulla storia del design: “dovremmo forse immaginare il museo del design in Triennale come un racconto di volta in volta diverso. Oggi è sul passato, la prossima volta spero parlerà e narrerà del futuro. Questa deve essere davvero considerata come la prima pietra di un progetto più ampio. Anche dal punto di vista dello spazio espositivo.”

A cura di Paola Bivona
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