Architetti contrari alla determinazione dell'Autorità sugli incarichi di progettazione alle università

Ieri il Consiglio nazionale degli Architetti pianificatori paesaggisti e conservatori, a qualche giorno di distanza dall'emanazione da parte dell'Autorità pe...

29/10/2010
Ieri il Consiglio nazionale degli Architetti pianificatori paesaggisti e conservatori, a qualche giorno di distanza dall'emanazione da parte dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture della determinazione n. 7 del 21 ottobre 2010 recante "Questioni interpretative concernenti la disciplina dell'articolo 34 del d.lgs. 163/2006 relativa ai soggetti a cui possono essere affidati i contratti pubblici", con un comunicato stampa ha rappresentato il proprio stupore "in quanto l'Autorità di Vigilanza è sempre stata un argine fermo ed irremovibile ad interpretazioni riduttive dei principi europei della concorrenza ed al disordine amministrativo di molti enti pubblici italiani che spesso hanno cercato di trasformare l'attuale regime di Appalti del nostro Paese in un caos burocratico dalle mille interpretazioni in funzione della convenienza del momento."

Nel comunicato stampa viene precisato che "Si tratta di una determinazione "politica", in quanto impone una interpretazione del Codice degli appalti che prescinde del tutto dal dato normativo, e che, ben lungi dal risolvere le questioni aperte, aumenta l'incertezza e il disordine nel mercato dei lavori pubblici. E' quindi facile prevedere che il provvedimento dell'AVCP genererà nuovo contenzioso. Infatti, la determinazione, forzando il dato normativo, apre il mercato degli appalti pubblici a soggetti che - per i privilegi legislativi e finanziari di cui godono - sono in grado di alterare il gioco della concorrenza a danno dei professionisti e delle imprese, che non possono certo contare su finanziamenti, strutture e personale a carico del bilancio pubblico".

Nel comunicato stampa il Consiglio nazionale fa, anche, riferimento alle le avverse ragioni esposte nella decisione del Consiglio di Stato dell'8 giugno 2010, n. 3638, già segnalata all'Autorità nell'audizione del 7 luglio ed auspica che l'Autorità stessa riveda la propria posizione, anche alla luce della giurisprudenza, nazionale e comunitaria e che siano presto adottate dal Parlamento le opportune modifiche legislative atte a chiarire in modo definitivo una materia tanto delicata e complessa.

A cura di Paolo Oreto
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