Laureati Italiani sempre più disoccupati

Come se piovesse sempre sul bagnato, arrivano nuove brutte notizie per i giovani italiani che hanno deciso di investire il loro tempo e le loro risorse in un...

07/03/2012
Come se piovesse sempre sul bagnato, arrivano nuove brutte notizie per i giovani italiani che hanno deciso di investire il loro tempo e le loro risorse in un progetto che avrebbe dovuto portare loro benefici a lungo termine: la laurea. È stato, infatti, pubblicato il XIV Rapporto AlmaLaurea che ha fornito un'istantanea della condizione occupazionale dei laureati italiani.

I risultati del rapporto non sono certo dei migliori e con un campione di circa 400mila laureati ha evidenziato un forte aumento della disoccupazione:
  • fra i laureati triennali il tasso di disoccupazione è aumentato dal 16 al 19% (l'anno precedente l'incremento aveva superato di poco il punto percentuale);
  • fra i laureati che hanno proseguito il corso di studi con la specialistica la disoccupazione aumenta dal 18 al 20% (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita inferiore ai 2 punti percentuali);
  • fra i laureati specialistici a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza, il tasso cresce dal 16,5 al 19% (rispetto all'aumento di 3 punti percentuali registrato dall'indagine precedente).

Ma il dato è ancora peggio se si confronta il tasso di disoccupazione tra il 2007 e il 2010:
  • per i laureati di primo livello vi è stato un aumento dell'8% (dall'11,2% al 19,4%);
  • per gli specialistici il tasso è cresciuto passando dal 10,8% al 19,6% (+9 punti %);
  • per gli specialistici a ciclo unico si assiste ad un aumento di 10 punti percentuali (dall'8,6% al 18,6%).

Il tasso di occupazione dei laureati triennali, calcolato sulla sola popolazione che non risulta iscritta ad un altro corso di laurea, ad un anno è pari al 69%; è il 57% tra gli specialistici biennali e il 37% tra i laureati a ciclo unico. Come evidenziato nel rapporto, nella lettura, la maggior quota tra i laureati di primo livello di chi prosegue il lavoro precedente al conseguimento del titolo e la consistente quota di laureati di secondo livello impegnata in attività formative, anche retribuite. Tra gli specialistici si tratta soprattutto di tirocini o praticantati, dottorati di ricerca e stage in azienda; tra i colleghi a ciclo unico si tratta di tirocini o praticantati e scuole di specializzazione.

Facendo, più opportunamente, riferimento al tasso di occupazione adottato dall'ISTAT nell'Indagine sulle Forze di Lavoro, che considera occupati anche quanti sono impegnati in attività formative retribuite, l'esito occupazionale dei collettivi in esame migliora considerevolmente, in particolare per quelli di secondo livello. Più nel dettaglio, il tasso di occupazione lievita fino al 73% tra i laureati triennali, al 72% tra gli specialistici biennali (72%), al 62% tra i laureati a ciclo unico.
Il confronto con le precedenti rilevazioni conferma, per tutti i tipi di corso in esame e indipendentemente dalla condizione lavorativa al momento della laurea, ulteriori segnali di frenata della capacità di assorbimento del mercato del lavoro. Tra i laureati di primo livello il tasso di occupazione (def. Forze di Lavoro) è sceso, nell'ultimo anno, di 3 punti percentuali (che salgono a ben oltre i 10 punti se il confronto avviene con l'indagine 2008), tra i colleghi specialistici la contrazione registrata è di 2 punti (8 punti rispetto al 2008), mentre tra gli specialistici a ciclo unico è di 3 punti percentuali (18 punti rispetto all'indagine 2008!).

Laureati e precarietà
Con la sola eccezione dei laureati specialistici a ciclo unico, ad un anno dall'acquisizione del titolo diminuisce, fra i laureati occupati, il lavoro stabile. La stabilità riguarda così il 42,5% dei laureati occupati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici (con una riduzione, rispettivamente, di 4 e di 1 punto percentuale rispetto all'indagine 2010).
Contemporaneamente si dilata la consistenza delle forme contrattuali a tempo determinato e interinale (definite lavoro non standard), del lavoro parasubordinato e del lavoro nero (laureati senza contratto). Quest'ultimo, a un anno, riguarda il 6% dei laureati di primo livello, il 7% degli specialistici, l'11% di quelli a ciclo unico.
Le retribuzioni ad un anno dalla laurea (pari a 1.105 euro mensili netti per i laureati di primo livello, 1.050 per gli specialistici a ciclo unico, 1.080 per gli specialistici), già non elevate, perdono ulteriormente potere d'acquisto rispetto alle indagini precedenti (la contrazione risulta compresa fra il 2 e il 6% solo nell'ultimo anno).

Anche l'efficacia del titolo universitario (l'utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all'università e la richiesta, formale o sostanziale, della laurea per l'esercizio della propria attività lavorativa) risulta in calo rispetto alla precedente rilevazione: il titolo è almeno efficace (ovvero molto efficace o efficace) per 51 triennali su cento (oltre 2 punti percentuali in meno rispetto all'indagine 2010) e per 44 laureati specialistici su cento (-1 punto). L'efficacia massima (81%) si riscontra tra gli specialistici a ciclo unico (-3 punti rispetto ad un anno fa). Un valore elevatissimo ma comprensibile considerata la particolare natura di questi percorsi di studio.

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