Codice dei contratti e BIM: i risultati della consultazione sul decreto attuativo

Si è conclusa il 3 luglio 2017 la consultazione pubblica promossa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'adozione del decreto previsto dall...

07/07/2017

Si è conclusa il 3 luglio 2017 la consultazione pubblica promossa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'adozione del decreto previsto dall'art. 23, comma 13 del D.Lgs. n. 50/2016 che avrà l'obiettivo di definire le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà di utilizzo di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, per la razionalizzazione delle attività di progettazione (BIM).

La proposta di decreto in consultazione ha individuato:

  • gli adempimenti preliminari delle stazioni appaltanti,
  • l’utilizzo facoltativo e obbligatorio dei predetti metodi e strumenti, in relazione alla tipologia delle opere alle quali gli stessi saranno applicati,
  • i contenuti informativi del capitolato.

Entrando nel dettaglio della consultazione, sono stati 31 i soggetti che hanno partecipato (30 dall'Italia, 1 dalla Germania) lasciando 154 commenti dei quali:

  • 1 nell'Introduzione
  • 16 sull'Art. 1 - Finalità
  • 13 Art. 2 - Definizioni
  • 37 sull'Art. 3 - Adempimenti preliminari delle stazioni Appaltanti
  • 34 sull'Art. 4 - Interoperabilità
  • 4 sull'Art. 5 - Utilizzo facoltativo dei metodi e strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture
  • 13 sull'Art. 6 - Tempi di introduzione obbligatoria dei metodi e strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture
  • 28 sull'Art. 7 - Capitolato
  • 5 sull'Art. 8 - Commissione di monitoraggio
  • 3 sull'Art. 9 - Entrata in vigore

Tra i commenti più interessanti rileviamo:

  • quelli articolo 3 che riguarda gli Adempimenti preliminari delle stazioni Appaltanti - Il primo periodo del comma 1 riporta: "L’utilizzo dei metodi di cui all’articolo 23, comma 13, del codice dei contratti pubblici è subordinato all’adozione, anche a titolo non oneroso, da parte delle stazioni appaltanti, di...". Agli addetti ai lavori non è piaciuta la parte "anche a titolo non oneroso" perche denoterebbe una scarsa attenzione alle professionalità altamente specializzate.
  • quelli all'art. 3, comma 1 lett a) che riporta "un piano di formazione del proprio personale in relazione al ruolo ricoperto, con particolare riferimento ai metodi e strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture". Qui sono stati in molti a volere specificare che la formazione del personale non deve puntare a "titoli abilitanti" quanto a degli obiettivi minimi da far raggiungere agli uffici tecnici. Alessandro Miele scrive: "La formazione non deve essere rappresentata da alcun titolo abilitante ma solamente da corsi di aggiornamento del personale dipendente. Vista la vastità degli argomenti e delle tematiche coinvolte, è difficile prevedere aggiornamenti generici su cosa è da intendersi "strumenti elettronici". Questo anche in relazione ad appalti differenti: Appalti in BIM, rilievi tridimensionali, rilievi strumentali, applicazioni IOT, sono solo un esempio di quanto può essere ampio e non chiaro il tema".

Diversi e interessanti i commenti relativi all'Art. 4 - Interoperabilità.

IBiMI scrive: "con formati open si intende una struttura dati che può essere integrata/espansa dall'utente,bene che venga prescritto,lasciando la possibilità di gestire e archiviare informazioni non previste.Ancor più importante è il "non proprietari",infatti questo assicura la portabilità dei dati a qualsiasi strumento che decida di rendersi compatibile a quel formato dati,sopratutto in ottica futura questa scelta permetterà di sfruttare i dati come oggi non siamo neanche in grado di immaginare. oggi funziona tutto molto bene, bisogna essere capaci,certo occorre un modo per riconoscere chi lo è da chi non lo è".

Zeno Da Ros scrive: "L'utilizzo di formati non proprietari è necessario per agevolare una corretta concorrenza tra i professionisti e tra le software house e per permette di focalizzare l'attenzione su eventuali mancanze in una ben specifica direzione: il miglioramento del formato IFC. Non ci possono essere altre considerazioni se non si vuole azzerare il principio della libera concorrenza. Se vengono consegnati formati proprietari e questo viene previsto come obbligo o come opportunità alternativa, il mercato impedirà che si sviluppino gli interessi in direzione dello sviluppo del IFC per colmare le lacune".

Anna Moreno scrive: "Si potrebbe pensare a un periodo di transizione per fare adeguare i software esistenti e anche per sviluppare nuovi file IFC, nel caso quelli esistenti siano insoddisfacenti. BuildingSMART ha un servizio per ricevere nuove proposte di standard che sono valutati da un gruppo di esperti prima di essere accettati dai portatori d’interesse internazionali e proposti poi alla ISO. Building SMART certifica anche i software per verificare la loro capacità di scambiare file IFC senza “perdite” d’informazioni e ci sono alcuni software che già oggi sono in grado di rispettare tali requisiti".

Marco Gallozzi scrive: "I modelli devono essere consegnati in un formato tale che siano non soltanto consultabili ma anche modificabili (altrimenti il modello sarebbe morto). Propongo però di scrivere che i modelli debbano essere consegnati anche in un formato modificabile (non necessariamente proprietario). Scrivendo in questa maniera (più generica) non inibiamo lo svilupparsi di tecnologie e formati alternativi futuri (anche open) che consentano di modificare dei file prodotti da un altro software. Inoltre in questo modo evitiamo di modificare ulteriormente questo testo in futuro se le tecnologie dovessero mutare".

Novigos scrive: "Il formato IFC funziona in modo eccellente quando si recepisce con lo stesso software con cui è stato originato. Per garantire interoperabilità ma anche efficienza nella gestione della progettazione sarebbe opportuno richiedere la consegna del file nativo oltre agli ifc, o almeno dichiarare come sono prodotti".

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A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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