Servizi di progettazione e Importo a base d'asta: diamo a Cesare quello che è di Cesare

La sentenza del Consiglio di Stato n. 4614/2017 è stata al centro del dibattito delle ultime settimane, soprattutto perché "sembra" aver sdoganato il concett...

31/10/2017

La sentenza del Consiglio di Stato n. 4614/2017 è stata al centro del dibattito delle ultime settimane, soprattutto perché "sembra" aver sdoganato il concetto che i servizi professionali possano essere resi in forma gratuita.

In realtà, la situazione è ben diversa perché l'attuale impianto normativo per gli appalti pubblici in Italia prevede (art. 24, commi da 8 a 8-ter del D.Lgs. n. 50/2016) l'obbligo per le S.A di utilizzare il decreto 17/06/2016 (c.d. Decreto Parametri) per la determinazione dell'importo da porre a base d'asta e il divieto di prevedere come corrispettivo forme di sponsorizzazione o di rimborso, ad eccezione dei contratti relativi ai beni culturali.

Forse in pochi ricordano che la prima versione del Codice Appalti lasciava ampia discrezionalità alla S.A. nella scelta dell'importo da porre a base d'asta che "poteva" essere determinato con l'utilizzo del decreto Parametri e non prevedeva alcun divieto per le sponsorizzazioni o rimborsi.

Nonostante negli ultimi anni i professionisti si siano spesso interrogati sull'utilità dei Consigli Nazionali e della Rete delle Professioni Tecniche, è bene ricordare che se oggi non potranno più esistere dei "casi Catanzaro" è soprattutto merito di questi organismi che, dalla pubblicazione in Gazzetta del D.Lgs. n. 50/2016, hanno fatto un lento e silenzioso pressing nei confronti del Governo e delle Commissioni per la modifica di diverse disposizioni che avrebbero penalizzato i liberi professionisti. Tra queste quella che riguarda l'art. 24 del Codice.

Per questo motivo, ho intervistato Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e coordinatore nonché principale artefice della Rete delle Professioni Tecniche, che ha portato avanti queste battaglie per la libera professione. Di seguito la mia intervista.

Presidente Zambrano, il caso Catanzaro è stato ampiamente commentato e criticato da tutti i rappresentanti delle professioni. L'attuale versione del Codice, però, non consente più situazioni come questa. Corretto?

E’ corretto, anche se questo messaggio non è stato adeguatamente veicolato. Addirittura siamo arrivati al paradosso che anche un sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture nel rispondere ad un’interrogazione parlamentare (on.le Pellegrino ed altri – n.5-12489) sulla scandalosa sentenza dell’appalto di Catanzaro non ne ha fatto menzione, continuando a sostenere che sia possibile un corrispettivo in “altro genere di utilità” generata dal contratto.

In realtà con il correttivo al D.Lgs 50/2016 abbiamo fortemente voluto e alla fine ottenuto la modifica del comma 8 dell'articolo 24 del Codice, statuendo finalmente senza ombra di dubbio l’obbligatorietà della determinazione della base di gara attraverso i parametri di cui al dm 143/2013, successivamente confermati con il dm17 giugno 2016. Con tale modifica abbiamo ottenuto una prima grande vittoria nella battaglia intrapresa dal CNI e dalla Rete delle Professioni Tecniche dopo l'abolizione delle tariffe prodotta nel 2012 dal governo Monti. Gli ingegneri e tutti i professionisti tecnici si sono battuti fortemente, nel corso di questi anni, per l'applicazione del ‘decreto parametri’, ritenendo questa una norma di fondamentale importanza per la trasparenza e la corretta applicazione della procedura da porre a base di gara. La definitiva consacrazione della obbligatorietà dei parametri per la determinazione della base d'asta per gli incarichi pubblici ha aperto poi la strada per tentare l’introduzione di parametri per l’equo compenso anche per le prestazioni rese nei confronti del privato. Sul tema, molto sentito dagli Ingegneri e da tutti i professionisti italiani, il CNI insieme alla RTP e al CUP si sta operando in questi giorni per ottenere l’approvazione entro il termine della legislatura del DDL Sacconi, attualmente in discussione al Senato. Per raggiungere questo obiettivo stiamo organizzando tutti insieme una grande manifestazione che si terrà a Roma il prossimo 30 novembre.

Come detto questa è una sentenza precedente il Correttivo al Codice e non potrà più riproporsi proprio grazie al vostro lavoro. Potrebbe rappresentare una rivincita nei confronti di chi vi ha sempre criticato. Qual è il suo pensiero in merito?

Le critiche sono sempre legittime; possono essere anche utili, se fondate su elementi fattuali. Sono invece del tutto pretestuose se alimentate solo al fine di ottenere “audience”. I dati fattuali dicono che mai prima della costituzione della Rete delle Professioni Tecniche, gli ingegneri ma anche tutte le altre categorie tecniche hanno avuto la capacità di incidere sui processi decisionali come ora accade. Certo noi non siamo un “potere forte”; non siamo come Confindustria o come i Sindacati che riescono ad esprimere propri ministri di riferimento in ruoli chiave. Possiamo utilizzare solo le armi della nostra competenza e della nostra capacità propositiva. Molte volte tali armi non sono sufficienti a farci raggiungere l’obiettivo; ma altre volte questo avviene e il caso dell’introduzione dell’obbligatorietà dell’utilizzo dei parametri per la determinazione dei corrispettivi da porre a base di gara ne è un esempio.

Come si svolge il vostro lavoro all'interno del Parlamento e dei Ministeri?

In primo luogo abbiamo avuto necessità di dotarci di una struttura operativa prima inesistente. Il CNI disponeva già di un suo Centro studi che è stato rinforzato, fino a giungere alla costituzione della Fondazione che ora lo ingloba come dipartimento. Ma anche la Rete ha deciso di dotarsi di una propria sede e di una struttura autonoma, al fine di rendersi indipendente dalla possibile prevalenza anche organizzativa di uno dei Consigli nazionali aderenti. Nel breve la struttura organizzativa della Rete sarà ulteriormente rafforzata. Certo questo implica degli oneri che alla fine dei conti ricadono sugli iscritti. Ma essi sono ampiamente compensati dalla maggiore efficacia con cui come Rete riusciamo a interfacciarci con il Parlamento, il Governo e le altre Istituzioni. Il solo fatto di presentarci con una posizione unitaria (rappresentativa di 9 Ordini e Collegi professionali e oltre 600.000 iscritti) in tutti i tavoli nei quali siamo chiamati o chiediamo di intervenire, costituisce un elemento di forza che prima non avevamo. Anzi la politica giocava sulle nostre divisioni interne proprio per indebolirci e di fatto ridurci all’irrilevanza. Ora non solo ci presentiamo uniti, ma ci presentiamo sempre con documenti e proposte concrete che non possono più essere facilmente accantonate. Questo implica un lavoro di analisi e di elaborazione documentale che coinvolge, oltre alle strutture operative, decine di Consiglieri nazionali che alimentano gli oltre 20 gruppi di lavoro attivati.

Una delle ultime battaglie da combattere riguarda le nuove NTC. A che punto siamo e come mai si sta ritardando così tanto?

Su questo fronte le ultime indiscrezioni dicono che la circolare esplicativa non uscirà insieme alle NTC, perché la Commissione relatrice ha avviato su di essa una attività di “semplificazione”. Ciò porta a formulare alcune considerazioni e qualche interrogativo. La prima considerazione è che, atteso che le nuove NTC saranno pubblicate a breve, come anche il Presidente Sessa ha confermato, l’occasione storica di vedere pubblicate praticamente insieme tutte le norme (NTC, Circolare, Annessi) sembra fare un passo indietro. Peccato, anche perché la pubblicazione delle nuove NTC, senza la relativa circolare, determina, di fatto, una difficoltà, se non addirittura l’impossibilità di utilizzare le stesse almeno in alcune parti. La seconda considerazione è che i processi semplificativi sono in generale una buona cosa se traguardano concretamente lo scopo di aiutare e facilitare il lavoro di tutti gli attori del processo edilizio.

In ogni caso la sede più appropriata per concreti approcci semplificativi è quella della norma primaria, della norma cogente (ad esempio il dpr 380/2001) e non quello della circolare. La Circolare dovrebbe essere più che semplice chiara, piena di figure, grafici, perfino esempi concreti.
Una circolare realmente descrittiva nell’aiuto concreto al progettista come alle altre figure coinvolte.

E’ invece la norma cogente (NTC) che dovrebbe essere “asciutta”, semplice, chiara, non interpretabile.
Questa, del resto, è la strategia del CNI per una prossima stagione di revisione normativa.
Ora sarebbe utile solo chiudere questa lunghissima storia ricordando che “il meglio è nemico del bene” e che qualsiasi ritardo, oggi, è probabilmente più dannoso di quanto riesca ad essere utile.
Abbiamo fiducia nel CSLLPP ed aspettiamo notizie certe.

Ringrazio il Presidente Zambrano per il prezioso contributo e lascio come sempre a voi ogni commento.
#unpensieropositivo

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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