Codice dei contratti e nuovo Governo, tempi duri per l'ANAC

“Cercheremo di valutare bene il ruolo dell'ANAC, che non va depotenziato, evidentemente, ma, sicuramente, in questo momento, non abbiamo dall'ANAC quei risul...

07/06/2018

Cercheremo di valutare bene il ruolo dell'ANAC, che non va depotenziato, evidentemente, ma, sicuramente, in questo momento, non abbiamo dall'ANAC quei risultati che ci attendevamo, forse avevamo investito troppo. Possiamo valorizzare l'ANAC ma in una funzione e anche in una prospettiva diverse di prevenzione. Per esempio, per quanto riguarda il precontenzioso che attualmente è davanti all'ANAC, che giace davanti all'ANAC, possiamo rafforzare questa fase, in modo da avere una sorta di certificazione anticipata per i funzionari, per gli amministratori pubblici, onde poter procedere, poi, alle gare più speditamente”.

Sono le parole del nuovo Premier Giuseppe Conte che, nel corso della replica alla Camera dei Deputati sulla fiducia al Governo, è entrato sul tema del Codice dei contratti, riconoscendo che "In Italia gli appalti non partono, abbiamo un codice degli appalti pubblici che da due anni in pratica non viene applicato". In riferimento alla struttura del codice creata per sconfiggere la corruzione, Conte ha affermato "Cultura della legalità non vuol dire che non bisogna fare le cose in Italia ma che si devono fare bene e per farlo bisogna prendere atto che le P.A. non sono nella condizione di poter serenamente operare. Da un lato schiacciate dalla prospettiva di una responsabilità erariale e dall'altra schiacciate dalla prospettiva di una responsabilità penale. Oggi chi sta fermo viene avvantaggiato e allora si preferisce non avventurarsi nella gestione di procedure di gara che evidentemente espongono a insidie che non riescono ad essere gestite".

A Gamba tesa sulla riforma degli appalti pubblici iniziata con il recepimento delle tre direttive UE (23, 24 e 25 del 2014) e la pubblicazione del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti), ma anche polemica aperta sull'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) di Raffaele Cantone, sulla quale il Premier Conte si è espresso chiaramente parlando di troppi investimenti e risultati diversi da quelli attesi. Dichiarazioni che non sono piaciute all'ANAC che ha risposto "Senza intenzione di fare polemiche dal momento che è probabile che il Presidente del Consiglio non conosca tutto ciò che facciamo per prevenire la corruzione" invitando il Premier a seguire la Relazione annuale in Senato, il 14 giugno, "per conoscere l'attività svolta e su quali parti eventualmente potrebbe essere utile intervenire".

Pur condividendo le dichiarazioni di Conte sul Codice dei contratti, bisogna ammettere che sull'ANAC è opportuno fare considerazioni di natura diversa considerate le sollecitazioni (che avrebbero fatto scoppiare chiunque) a cui l'Autorità di Cantone è stata sottoposta negli ultimi due anni. Il problema non è l'ANAC che non ha dato i risultati attesi ma un Codice nato male ed in tempi estremamente ristretti, senza alcun transitorio, che oggi, a distanza oltre due anni dalla sua entrata in vigore, necessita di ben 26 provvedimenti attuativi dei 63 previsti (vedi tabella allegata) e che, tra l’altro si arricchisce, ogni giorni di ulteriori provvedimenti che l’Anac continua ad emanare in riferimento a quanto previsto dall’articolo 213, comma 2.

Il problema riguarda la struttura del Codice e se non si comprende questo è inutile parlare di ANAC o di altro. Occorre che il Presidente Conte ed il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli comprendano che quello della rivisitazione del Codice e di tutti i provvedimenti attuativi emanati e da emanare deve essere una priorità, senza ulteriori polemiche sull'ANAC che non ha fatto altro che cercare di rispettare quanto previsto dalla norma.

Ovviamente la nostra non è una difesa di ufficio, che non ci spetta, ma una convinzione che se si continuasse a parlare soltanto di ANAC non si risolverebbe il problema degli appalti in Italia.

A cura di arch. Paolo Oreto

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