Appalto integrato e OEPV: le proposte ANCE-ANCI non piacciono all'OICE

Nell'ambito della manifestazione nazionale "Sblocca Cantieri" organizzata dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e dall'Associazione Nazionale ...

20/07/2018

Nell'ambito della manifestazione nazionale "Sblocca Cantieri" organizzata dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) si è alzata forte la richiesta di un ritorno generalizzato all'istituto del cosiddetto "appalto integrato".

Appalto integrato che è stato fortemente limitato con il nuovo Codice dei contratti che oggi obbliga le stazioni appaltanti a porre a base di gara il progetto esecutivo (art. 59, comma 1 del D.Lgs. n. 50/2016), lasciando la possibilità (motivata nella determina a contrarre) di ricorrere all’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice nei casi in cui l'elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente rispetto all'importo complessivo dei lavori (art. 59, commi 1-bis e 1-ter del D.Lgs. n. 50/2016).

Ance e Anci hanno rimarcato la difficoltà dei Comuni ad arrivare al progetto esecutivo e che sarebbe preferibile mettere in gara il progetto definitivo che, secondo il loro giudizio, conterrebbe già tutte le informazioni necessarie per poter espletare correttamente la gara. Le due associazioni hanno anche fatto presente che nell'attesa di un ritorno all'appalto integrato si dovrebbe consentire l'utilizzo del massimo ribasso come criterio di valutazione dell'offerta perché l'applicazione dell'Offerta economicamente più vantaggiosa sul progetto esecutivo sarebbe solo un inutile appesantimento per le stazioni appaltanti.

Durante la diretta streaming dell'evento il vicepresidente Ance, Edoardo Bianchi, citando le parole del Presidente Anci, Antonio Decaro, ha affermato "Metteteci nelle condizioni di spendere il 92% delle risorse che abbiamo e che non riusciamo a spendere. Il numero di bandi pubblicati non ha nulla a che vedere con le aggiudicazioni e con l'esecuzione dei lavori. Le risorse ci sono (abbiamo circa 150 miliardi da spendere), mettiamo nelle condizioni le stazioni appaltanti di spenderli. Servono poche norme chiare e che non cambino continuamente".

Sull'argomento abbiamo sentito il commento di Gabriele Scicolone, Presidente dell'OICE, a cui abbiamo posto alcune domande.

D. Come giudica la presa di posizione di Anci e Ance?

R. Non è vero che con l’appalto integrato si evita il contenzioso perché l'impresa avrà tutto l'interesse ad inserire elementi per fare riserve che, poi, la stazione appaltante accetterà necessariamente per non ammettere che il progetto definitivo che ha predisposto, approvato e validato non andava bene. Si tratta quindi di una proposta anche inutile e forse anche dannosa perché potenzialmente in grado di determinare un aumento dei costi e ritardi nell'esecuzione.

Ampliare il ricorso all'appalto integrato per l'OICE non è quindi la soluzione. Il principio generale della separazione dei ruoli fra progettista e costruttore rappresenta un elemento di assoluta trasparenza, a garanzia e nell’interesse di tutti gli operatori del settore e della qualità del progetto. Immaginare, nel nome dell’ipotetica semplificazione rappresentata dal far fare gli esecutivi alle imprese, di tornare indietro su questo profilo significherebbe mettere in pericolo la terzietà del progettista, che lavora per e nell’interesse della stazione appaltante. Senza contare che spessissimo, demandare gli esecutivi alle imprese non significa nient’altro che far subappaltare comunque gli esecutivi dalle imprese agli stessi progettisti. Dove è l’effetto “liberatorio” o di accelerazione della spesa ? L’effetto ottenuto è solamente quello di costringere nuovamente il progettista ad operare sotto l’egida dell’impresa, a minor prezzo, quindi a discapito della qualità, con una forte limitazione della propria “terzietà” a garanzia del committente e della comunità. Senza nulla togliere alle imprese, nostri interlocutori tecnicamente d’eccellenza, ognuno deve fare il proprio mestiere. Smettiamola di cercare di risolvere i problemi delle Pubbliche Amministrazioni con “formule magiche” che nulla di positivo hanno portato nei due decenni passati!

Premesso che gli appalti di progettazione degli enti locali nel 2017 sono risultati in aumento del 15% in numero e in valore, nel merito vorrei porre in evidenza come, per risolvere un problema, si rischi di smontare una delle misure più giuste di tutto l’impianto del nuovo codice ed alla quale proditoriamente si vuole affibbiare l’etichetta di freno all’investimento, spostando l’obiettivo dalle vere cause che determinano la farraginosità di messa in atto della spesa in opere pubbliche. Una cosa è il tema del reperimento delle risorse per progettare e delle procedure approvative farraginose, altro è, se ci sono problemi, pensare di risolverli spostando sull'impresa il progetto esecutivo che, comunque, sempre costerà alla stazione appaltante. Si dia quindi seguito a quanto sta studiando il MEF per rendere più gestibili le spese di progettazione, ma non è corretto, a nostro avviso, incidere sul principio generale della separazione dei ruoli fra progettista e costruttore che rappresenta un elemento di assoluta trasparenza, a garanzia del committente e della comunità e a presidio della qualità del progetto, oltre che del ruolo e della dignità del progettista.

Noi ci opponiamo ad una generalizzazione dell’applicazione dell’appalto integrato; ciò non vuole dire che non possano esserci delle eccezioni e l’attuale disciplina già contempla proprio tali ipotesi (prevalenza della componente tecnologica e innovativa). Il problema semmai deriva dall’applicazione dell'OEPV sugli appalti derivanti da progetti esecutivi: in alcuni casi i margini di proposta di “migliorie” per le imprese sono effettivamente ristretti e allora si pensi al recupero dell’affidamento al prezzo più basso con metodo antiturbativa”.

D. Ritiene che il sistema di aggiudicazione dell’Offerta economicamente più vantaggiosa sia utilizzabile sul progetto esecutivo? Parlando in generale di servizi di architettura e di ingegneria, ritiene corretto l’utilizzo dell’accordo quadro?

L'accordo quadro, insieme all'obbligo di affidamento di gara sul progetto esecutivo, ha rappresentato uno dei fattori positivi delle dinamiche di crescita del mercato dell'ingegneria e dell'architettura. Questi due anni di applicazione sono però caratterizzati dalle classiche luci e ombre: si tratta di uno strumento utile alla committenza e che può garantire stabilità nelle commesse anche ai progettisti. Occorre però, a nostro avviso, definire con maggiore dettaglio i contenuti e l'oggetto di quanto si deve sviluppare nell'arco temporale di applicazione dell'accordo: chi sviluppa l'offerta deve avere elementi certi per potere strutturare una proposta valida e seria, evitando poi di mettere in crisi in sede esecutiva, il rapporto con il committente. Occorre poi fare in modo che da un lato l'importo a base di gara sia calcolato correttamente e, dall'altro, che sia definito un sistema adeguato di verifica delle offerte anomale. Si tratta di profili sui quali occorre riflettere per migliorare l'applicazione dell'istituto a garanzia degli interessi di tutti e, infine, della qualità della progettazione.

Ringraziamo il Presidente Scicolone per il prezioso contributo.

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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