Da oggi conteremo i giorni: ne sono trascorsi 143 dall’entrata in vigore

Sono ormai trascorsi 143 giorni dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti ma dal 24 agosto tutto l’interesse dei media si è spostato sui problemi...

07/09/2016

Sono ormai trascorsi 143 giorni dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti ma dal 24 agosto tutto l’interesse dei media si è spostato sui problemi legati al terremoto che in 4 Regioni dell’Italia centrale ha portato morti e distruzione.

Certamente occorre riflettere sul disastroso terremoto ma è necessario evitare di riproiettare i film già visti in altre occasioni e cercare di rendere il sistema delle costruzioni, sia pubbliche che private e gli appalti delle stesse, più rispettoso di norme tecniche e tecnico-amministrative semplici che sono alla base di un corretto costruire anche se, in verotà, quelle italiane non lo sono.

Non sto qui ad elencare i mostruosi ritardi con cui stanno viaggiando le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (in sostituzione di quelle attualmente vigenti del 2008) e la revisione della Circolare esplicativa NTC 2008 n. 617 del 2.2.2009 anche in considerazione del fatto che in data 14 novembre 2014, a seguito di un lungo processo di revisione, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha approvato a maggioranza la bozza delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC).

Come al solito ascoltiamo, ormai da giorni, i vari interventi di Governo, Politici, associazioni datoriali, consigli nazionali, sindacati e cittadini comuni sulla "messa in sicurezza del territorio", che appaiono, come i funghi in autunno, ad ogni terremoto, alluvione o altra catastrofe. Il problema, evidentemente, non è quello di parlare del “rischio sismico”, delle “Nuove norme tecniche”, della “messa in sicurezza del territorio” ma del fare velocemente e bene ottenendo quei risultati che oggi, purtroppo, mancano.

Il Presidente del consiglio dei Ministri Matteo Renzi, nella sua versione 2.0 di ricostruttore che ha sostituito quella di rottamatore, ha rivisto il suo modo di confrontarsi con gli italiani con una metamorfosi che, ovviamente, parte dalla necessità di riprendersi quei consensi e quei risultati che sono caduti in picchiata dalle elezioni europee ad oggi. Speriamo che il Renzi 2.0 sappia portare bene avanti non soltanto l’immagine di ricostruttore e che riesca, anche, ad ottenere quei risultati che tutti ci auspichiamo

Parallelamente alla revisione delle norme tecniche e della circolare esplicativa ed alle linee guida per la classificazione del rischio sismico, all’attenzione del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio dall’aprile del 2015, occorre non abbassare la guardia sulla definizione della normativa tecnico-amministrativa dei lavori pubblici e da oggi conteremo i giorni che sono passati dall’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti senza che sia stata data compiuta attuazione a tutti i provvedimenti previsti nello stesso che viaggiano, ormai, con ritardi non idonei ad una buona amministrazione della cosa pubblica.

Dal 19 aprile (data di entrata in vigore del nuovo codice) ad oggi 7 settembre sono trscorsi 143 giorni (quasi 5 mesi) e mancano all’appello ben 16 provvedimenti sui 19 previsti entro la data del 17 agosto 2016 e si avvicina, adesso, la nuova scadenza del 19 ottobre relativa ad altri provvedimenti.

Evitiamo di riproporre qui di seguito l’elenco dei 16 provvedimenti ed alleghiamo alla presente notizia una tabella in cui è possibile rilevare tutti i provvedimenti attuativi previsti, le scadenze e lo stato dell’arte degli stessi.

Prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti, esponenti del Governo, del Parlamento e dell’ANAC erano convinti che il nuovo Codice avrebbe reso puliti e trasparenti gli appalti e che li avrebbe rilanciati ma così non è stato ed i numeri negativi a due cifre che osserviamo in vati report non possono che confermare il pensiero di chi aveva opinioni diverse e d'altra parte una legge sugli appalti di difficile attuazione può avere solo il potere di bloccare le opere pubbliche, ma non quello di rilanciarle,

Oggi si parla di “messa in sicurezza di abitazioni private e di edifici pubblici” ed occorre aggiungere che sarebbe opportuno spingere veramente in tal senso per evitare che lo Stato debba sempre trovare risorse per i danni, le ricostruzioni e quant’altro susseguente ad un evento catastrofico. La messa in sicurezza di un intero territorio nazionale favorirebbe ingenti investimenti da parte dei privati ed in opere pubbliche per la sicurezza contro le catastrofi. Ma qui torna in gioco il nuovo Codice degli appalti che, di fatto, con le novità introdotte e con la mancanza dei decreti attuativi ha contribuito a bloccare le opere pubbliche. Potrebbero essere fatti tanti esempi ma mi limito ad un’osservazione sulla drastica riduzione delle stazioni appaltanti effettuata dal nuovo Codice: perché, invece, non utilizzare la possibilità di incentivare l'aggregazione delle stazioni appaltanti vicine al fine di evitare la nascita di soggetti artificialmente costruiti che non conoscono i problemi operativi da affrontare nei territori?

Per aumentare gli investimenti ed anche il PIL basterebbe avviare progetti di messa in sicurezza del territorio e nuove opere pubbliche comprendendo che più che di decreto correttivo al Codice dei contratti del quale si è cominciato già a parlare sarebbe opportuno pensare ad un decreto sostitutivo che recepisca per intero le tre direttive con modifiche minime ed a un nuovo regolamento idoneo a garantire standard di legittimità e qualità con efficaci controlli preventivi su delibere e progetti.

A cura di Arch. Paolo Oreto

 

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