Decreto legge Semplificazioni: Le valutazioni dell’Ance in audizione al Senato

L’Ance ha invocato da mesi un’immediata azione di contrasto al proliferare del moloch della burocrazia

di Redazione tecnica - 30/07/2020

Si è svolta ieri 29 luglio l’audizione informale dell’Ance, in videoconferenza, presso le  Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato, nell’ambito dell’esame, in prima lettura, in sede referente, del disegno di legge di conversione del Decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 recante “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale”.

Il Presidente Gabriele Buia che ha guidato la delegazione associativa ha evidenziato in premessa come il settore delle costruzioni sia quello che impatta maggiormente con la Pubblica amministrazione, sia nel mercato pubblico che in quello privato.

Immediata azione di contrasto al proliferare della burocrazia

Per questo motivo, l’Ance ha invocato da mesi un’immediata azione di contrasto al proliferare del moloch della burocrazia e la necessità di avviare una efficace azione di snellimento delle procedure e delle norme che regolano il settore.

Il Presidente ha ricordato come l’Associazione abbia, quindi, accolto molto positivamente la decisione del Governo di porre il tema delle semplificazioni al centro dell’azione di rilancio dell’economia e dell’occupazione nel Paese, dopo la fase più acuta della crisi sanitaria.

Molte misure puntuali positive

E’ indubbio che il decreto contenga molte misure puntuali positive che vanno nella giusta direzione, ma è altrettanto vero che alcune norme sui lavori pubblici rischiano di alterare per sempre la concorrenza e la trasparenza del mercato e che manca un vero piano di rigenerazione urbana.

Tra le misure maggiormente positive c’è da segnalare, in particolare, la nuova disciplina del danno erariale o della volontà di rivedere i parametri dell’abuso d’ufficio, due temi prioritari, fortemente sollecitati dall’Ance perché hanno contribuito in modo determinante ad ingessare la pubblica amministrazione in questi anni, sui quali va dato atto al Governo di essere intervenuto con decisione.

Investimenti pubblici

Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, invece di intervenire sulle procedure a monte della gara, dove, secondo le analisi Ance, si concentra il 70% delle cause di blocco delle opere, la scelta è stata quella di sacrificare la gara.

Ance fortemente contraria alla chiusura della concorrenza

Una scelta, quella basata sull’esaltazione del “Modello Genova”, che vede l’Ance fortemente contraria perché, piuttosto che una semplificazione, si determina una larghissima deregolamentazione del settore, con conseguente chiusura del mercato e della concorrenza.

Ciò tradisce gli obiettivi di trasparenza, massima partecipazione e pieno coinvolgimento delle imprese – soprattutto medio piccole – che, anche secondo l’Europa, devono sempre caratterizzare il funzionamento del mercato degli appalti pubblici.

Procedure derogatorie

Le procedure derogatorie, peraltro, troveranno applicazione ben oltre il 31 luglio 2021 dal momento che il loro utilizzo è legato all’adozione della delibera a contrarre – ossia ad un atto a rilevanza interna - e non all’indizione della gara (cd “effetto trascinamento”).

Preoccupazione per il sottosoglia

Il Presidente Buia ha, altresì, espresso preoccupazione, nel sottosoglia, per l’assenza di pubblicità di tali procedure, che rende privo di significato il principio di rotazione degli invitati - solo enunciato e mai declinato - ed “annulla” la possibilità, per le imprese, di presentare offerta in raggruppamento temporaneo, con grave nocumento per le chance di partecipazione delle MPMI.

Necessità dell’obbligo di avviso

Al riguardo, ha evidenziato la necessità di introdurre l’obbligo di avviso, che renda noto l’avvio della procedura.

Criticità nel soprasoglia

Ha, altresì, rilevato le criticità presenti anche nel soprasoglia, dove l’assoluta assenza di pubblicità è ancora più grave, considerati gli importi. Ciò, con due ulteriori aggravanti.

La prima è quella relativa al numero minimo di invitati, che scende a 5 concorrenti; numero, questo, addirittura inferiore a quello previsto, per la fascia di appalti compresa tra 350 mila euro e la soglia comunitaria.

La seconda è data dal superamento del concetto di “numero chiuso” delle opere emergenziali e in deroga, stante l’eliminazione, dal provvedimento definitivo, del Dpcm che avrebbe dovuto delimitare le “opere di rilevanza nazionale”.

Secondo le stime dell’Ance, infatti, l’importo delle opere che rischia di entrare nella deregolamentazione istituzionalizzata dal decreto-legge, in particolare per appalti sopra soglia europea, ammonta a circa 94 miliardi di euro (51 miliardi per effetto dell’articolo 2, 42 miliardi per effetto dell’articolo 9 e 1 miliardo per effetto dell’articolo 11), un importo colossale, che corrisponde a 4 anni di investimenti in opere pubbliche.

Il potenziale impatto della deregolamentazione contenuta nel decreto, che potrebbe assumere dimensioni ancora più rilevanti nei prossimi mesi con la presentazione all’Europa del Piano di rilancio italiano da 209 miliardi di euro, è ben superiore a quello annunciato, limitato ad un anno. La realtà, quindi, è ben diversa da quella che appare.

Scompaiono concorrenza e trasparenza

E mentre scompaiono concorrenza e trasparenza, le nicchie di potere rimangono, anzi si rafforzano: cresce il mostro a più teste della governance degli investimenti pubblici (7 strutture create negli ultimi mesi alle quali se ne potrebbero presto aggiungere altre due); rimangono gli 11 passaggi autorizzativi, che impiegano quasi 3 anni, necessari per approvare il contratto di programma Rfi; permangono i 5 anni e la selva di pareri per chiudere l’iter autorizzativo dei progetti Anas; sopravvive l’estrema frammentazione dei programmi di investimenti di Comuni.

Piano Marshall dell’Ance

Tutti temi sui quali l’Ance ha offerto soluzioni concrete già nel Piano Marshall presentato 4 mesi fa, a partire dal Piano Italia proposto per velocizzare l’utilizzo di 39 miliardi di euro per opere degli enti locali (e 3 miliardi per progettazioni) stanziati dalle ultime leggi di bilancio. Tutti temi sui quali è necessario adottare misure urgenti, prima del Recovery Fund.

Irrisolti nodi fondamentali per le imprese

Il Presidente ha, poi, ricordato come rimangano irrisolti nodi fondamentali della vita delle imprese: i tempi di pagamento della PA (2 procedure di infrazione Ue), il subappalto (1 procedura di infrazione Ue e più sentenze della Corte di Giustizia), il riconoscimento dei maggiori costi sostenuti nei cantieri, anche per effetto della sottoproduzione, a causa del COVID-19, l’abolizione dello sciagurato meccanismo dello split payment (presentato dal Governo in Europa come una semplificazione della vita delle imprese!), solo per citare alcuni esempi.

Reintrodotto meccanismo esclusione imprese

Viene, inoltre, reintrodotto un meccanismo che permette alle stazioni appaltanti di escludere dalla gara gli operatori che non hanno ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali, anche quando le inadempienze non sono definitivamente accertate. (art.80)

Edilizia privata

Per quanto riguarda, poi, l’edilizia privata, ha sottolineato che il decreto legge delinea un percorso positivo di modifica ed integrazione al Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/01) che non era più rinviabile, ma evidenzia, allo stesso tempo, una sostanziale “mancanza di coraggio” nell’affrontare in modo più organico e completo la questione della rigenerazione urbana ovvero degli interventi sul tessuto urbano edificato.

Tra gli aspetti positivi figurano la maggiore certezza nell’ambito della formazione del silenzio assenso del permesso di costruire che lo sportello unico dovrà attestare, la nuova modalità di verifica per gli immobili privi di agibilità, la disciplina della valutazione dello stato legittimo del patrimonio edilizio, l’ estensione delle tolleranze edilizie ad alcune irregolarità geometriche e dimensionali e la previsione della proroga straordinaria dei titoli edilizi.

Ha, quindi, indicato le misure mancanti:

  • Affermare a livello statale il principio che la rigenerazione urbana ha una finalità di tipo generale e di perseguimento di obiettivi di pubblica utilità, quali la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, l’igiene, la sostenibilità ambientale ecc. .
  • Passare ad una logica dove la salvaguardia deve conciliarsi con i processi di innovamento tecnologico e rivitalizzazione di quelle parti ormai inadeguate.
  • Estendere alle convenzioni urbanistiche e ai relativi piani attuativi la proroga prevista per i titoli abilitativi edilizi.

Semplificazioni procedimentali

Con riferimento alle semplificazioni procedimentali, il Presidente  ha rilevato che sarebbe necessario rendere più efficace la conferenza di servizi rafforzando la perentorietà dei termini previsti e introducendo una chiusura certa ed automatica da parte dell’amministrazione procedente e mettere a regime la procedura della conferenza di servizi semplificata.

 Si è, quindi, soffermato - evidenziando le valutazioni dell’Associazione - sulle principali misure in materia di opere pubbliche e investimenti; in materia fiscale e contributiva; in materia di edilizia e ambiente.

Documento Ance

In allegato il Documento con il dettaglio della posizione dell’ANCE consegnato agli atti delle Commissioni e contente i seguenti paragrafi:

  • Valutazioni generali
  • Valutazioni sulle principali misure
  • Le misure in materia di opere pubbliche e investimenti
  • Le misure in materia fiscale e contributiva
  • Le misure in materia di edilizia e ambiente
  • Le proposte per lo snellimento delle procedure a monte dell’affidamento dei lavori

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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