Demolizione Edifici Abusivi, per Legambiente il Ddl Falanga va fermato

"Il ddl Falanga in discussione in Senato nei prossimi giorni va fermato. E' sbagliato per tanti motivi, sia sul versante operativo che politico". Non usa gir...

03/10/2017

"Il ddl Falanga in discussione in Senato nei prossimi giorni va fermato. E' sbagliato per tanti motivi, sia sul versante operativo che politico". Non usa giri di parole il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani in riferimento al disegno di legge 580-B (c.d. Ddl Falanga) recante "Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi".

Provvedimento che era stato approvato dal Senato, modificato dalla Camera il 18 maggio 2016 (leggi news), nuovamente modificato dal Senato e sul quale la Camera ha svolto il 2 ottobre 2017 la discussione sulle linee generali della proposta di legge.

Un provvedimento che, se confermato, destinerà 45 milioni di euro per il “Fondo per la demolizione degli abusi edilizi” (art.3) da istituire presso il Ministero delle Infrastrutture e istituirà la “Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio” (art.4). Tra le altre cose, il provvedimento, definisce i criteri di priorità per l’esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive disposti ai sensi dell’articolo 31, comma 9, del testo unico edilizia (DPR. n. 380/2001) e degli ordini di rimessione in pristino dello stato dei luoghi. In particolare:

  • immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico o a vincolo sismico o a vincolo idrogeologico o a vincolo archeologico o storico-artistico;
  • immobili che per qualunque motivo costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità, nell’ambito del necessario coordinamento con le autorità amministrative preposte;
  • immobili che sono nella disponibilità di soggetti condannati per i reati di cui all’articolo 416-bis del codice penale o per i delitti aggravati ai sensi dell’articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, o di soggetti ai quali sono state applicate misure di prevenzione ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575, e del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

Criteri che non sono per niente piaciuti al direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani che definisce il provvedimento sbagliato sia culturalmente "perché definisce un ordine di priorità che mette all'ultimo posto le costruzioni abusive occupate lasciando intendere che esista un abusivismo di necessità da tollerare più degli altri" che operativamente "perché nelle procedure di abbattimento stabilite con un criterio di priorità si rischia di lasciar spazio a ritardi e ricorsi che rimanderebbero all'infinito gli abbattimenti".

Il provvedimento, per il direttore generale di Legambiente, risulta essere errato anche politicamente "perché, nonostante le modifiche ottenute con il lavoro fatto in commissione Giustizia alla Camera che ha cancellato diverse parti del disegno di legge iniziale davvero pessime, il ddl non risolve alla base il problema degli ecomostri di cemento in Italia".

Secondo il direttore Ciafani "L'unica soluzione per debellare il virus delle costruzioni abusive è lo stop a qualsiasi ipotesi di condono, nazionale, regionale o locale e l'abbattimento senza esitazioni delle costruzioni illegali, togliendo dal ricatto elettorale la decisione di procedere alle demolizioni, ancora oggi in capo ai Comuni. Solo così e con una norma per fermare il consumo di suolo si eviteranno altri disastri come abbiamo già visto in tante alluvioni o nel recente terremoto che ha investito l'isola di Ischia, una delle capitali del cemento illegale in Italia".

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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