IMPENNATA A DICEMBRE

L’Istat ha comunicato i dati sui prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) di dicembre 2007 segnalando che i prezzi sono saliti dell’0,3% spinti dagl...

11/01/2008
L’Istat ha comunicato i dati sui prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) di dicembre 2007 segnalando che i prezzi sono saliti dell’0,3% spinti dagli aumenti sui beni alimentari ed energetici, portando il costo della vita ad un aumento del 2,6%, il dato più alto in questi ultimi quattro anni.
Anche l’indice Ipca, ovvero quello che considera riduzioni temporali come possono essere i saldi e le vendite promozionali, è aumentato, registrando un incremento del 2,8% rispetto a dicembre 2006.
Per quanto riguarda, invece, l’inflazione, grazie alla relativa calma registrata ad inizio 2007, si è mantenuta sotto la soglia del 2%, ovvero all’1,8%, abbassandosi di 0,3% rispetto all’anno precedente e risultando, anche, il dato più basso dal 1999. Ma questo non è così confortante come sembra perché le stime prevedono un’accelerazione in questo senso, che gli addetti ai lavori chiamano “trascinamento”, tant’è che si prevede che, se anche il paese risulterà in stabilità assoluta, l’inflazione si attesterà almeno al 1,3%, dato risultato molto più alto rispetto agli anni passati considerando, ad esempio, che nel 2006 il “trascinamento” era dell’0,5%.

Se si considerano i diversi settori i maggiori rincari sono venuti da beni primari, ovvero pane e pasta, aumentati rispettivamente del 12,3% e del 8,4%, e dal carburante con aumenti pari al 11,6% per la benzina e del 15,4% del gasolio, così come dal combustibile liquido per la casa, aumentato del 13%. Ad inizio anno 2008, inoltre, sono previsti ulteriori aumenti che riguarderanno le tariffe autostradali, la luce, il gas ed il canone Rai, che si aggiungono alla corsa del petrolio che ormai ha superato la soglia dei 100 dollari a barile.
Anche altri beni di consumo primari hanno registrato incrementi da non sottovalutare come ad esempio il latte, rincarato del 7,6%, i formaggi e le uova, aumentati del 5,7%, la carne, rincarata del 3,5% e la frutta, aumentata del 4,8%. L’Istat ha comunicato anche gli aumenti in settori non primari come i trasporti, aumentati del 1% nell’ultimo mese ma del 4,8% su base annua e, nello specifico, le tariffe aeree, rincarate di oltre l’11% nell’ultimo mese, ma in ribasso dall’inizio dell’anno del 1,7%; nello spettacolo e cultura dove gli aumenti mensili sono dell’0,6% e nei prodotti alimentari e bevande analcoliche in cui gli aumenti si attestano intorno all’0,5% nell’ultimo mese mentre su base annua si parla del 4,1%. Aumentano poi le spese per i servizi sanitari e le spese per la salute dell’0,7%, quelli dell’abbigliamento e calzature pari a più del 1,5%, quelli di ristoranti e bar aumentati del 3,5%, della manutenzione e riparazione dell’auto cresciuti del 4% e dei servizi medici aumentati del 3,6%. In controtendenza il settore dei medicinali che diminuisce del 2,7% e nelle comunicazioni dove il ribasso si attesta sul 7,5% trascinato dalla discesa dei prezzi dei telefoni cellulari pari al 7%.

Le reazioni a questi dati sull’inflazione sono state dure, anche in considerazione del fatto che l’Isae ha lanciato l’allarme su un possibile aumento del carovita pure per gennaio. Anche Confcommercio ha commentato questi dati confermando “come la tendenza alla ripresa del processo inflazionistico, fenomeno comune a tutti i paesi europei, non si sia ancora esaurita delineando una situazione che non sembra destinata a modificarsi nel breve periodo in considerazione del permanere di elevate tensione sul mercato del petrolio e di alcuni aumenti già attuati per alcuni beni e servizi di pubblica utilità quali ferrovie, autostrade, luce e gas”.
Secondo Confesercenti sarebbe necessario un arbitrato europeo al fine di controllare il reale andamento dei prezzi e per individuare le rigidità e i privilegi che alimentano l’inflazione.
Il Codacons ha, invece, commentato: “con un inflazione a questi livelli e con le quotazioni record del petrolio, aumenterà di certo il numero delle famiglie in stato di povertà, che se nel 2006, secondo l’Istat, erano 2623 milioni, nel corso del 2008 potrebbero raddoppiare e raggiungere quota 5 milioni”.
Per Adiconsum sarebbe necessario un provvedimento del governo sia per il controllo dei prezzi che per l’adeguamento dei salari al fine di evitare un calo dei consumi mentre Adusbef e Federconsumatori affermano che la situazione è ben peggiore di quella delineata dall’Istat in quanto, secondo i loro dati, l’inflazione si attesta intorno al 3% (3,4%-3,5% su base annua).
Propongono, quindi, una riorganizzazione dell’Istat e soprattutto nelle voci del paniere e delle relative scadenze, nei pesi quantitativi delle voci del paniere e nell’accuratezza delle rilevazioni dei prezzi.

A cura di Paola Bivona
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