Istat e Indici prezzi al consumo luglio 2020: variazione negativa dello 0,2% rispetto mese precedente

Per quanto concerne le locazioni l'indice annuale, ridotto al 75%, si è attestato al -0,300% e l'indice biennale al -0,150%

di Redazione tecnica - 13/08/2020

L'Istat ha comunicato il dato definitivo sull'incremento dell'indice dei prezzi al consumo nel mese di Luglio 2020; l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, al lordo dei tabacchi, nel mese di luglio 2020 ha registrato una diminuzione dello 0,2% su base mensile e dello 0,4% su base annua (da -0,2% del mese precedente); la stima preliminare era -0,3%..

Trattamento di fine rapporto

Ai fini della determinazione del trattamento di fine rapporto (TFR) maturato nel periodo tra il 15 Luglio 2020 ed il 14 Agosto 2020, occorre rivalutare la quota accantonata al 31 Dicembre 2019 del +0,875000.

Con gli indici di gennaio 2018, l’Istat avvia, per la stima dell’inflazione, l’utilizzo dei dati sui prezzi registrati alle casse di ipermercati e supermercati mediante scannerizzazione dei codici a barre (scanner data). Questo utilizzo riguarda i prezzi dei beni alimentari confezionati, per la cura della casa e della persona. Come previsto dal Regolamento (CE) n. 1921 (19/10/2001), nel corso del 2018 sarà diffusa la stima dell’impatto di questa nuova fonte di dati sul tasso di variazione tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA).

Ricordiamo che a partire dai dati di gennaio 2016, la base di riferimento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) e dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) è il 2015 (la precedente era il 2010).

Il coefficiente di raccordo dalla base 2010 alla base 2016 dell'indice generale dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (senza tabacchi) è pari a 1,071.

Aumento dello 0,1% su base mensile e diminuzione dello 0,2% su base annua

L’inflazione negativa continua a essere dovuta all’andamento dei prezzi dei Beni energetici, che registrano però una flessione meno marcata (da -12,1% a -10,3%), sia nella componente regolamentata (da -14,1% a -13,6%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -9,0%). L’ampliamento della flessione si deve sia al rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari (da +2,3% a +1,3%), causato da entrambe le componenti (gli Alimentari non lavorati, da +4,1% a +2,5%, gli Alimentari lavorati da +1,2% a +0,6%), sia all’ampliarsi della flessione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a -0,9%).

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici decelerano quindi rispettivamente da +0,7% a +0,4% e da +0,9% a +0,6%.

L’inflazione acquisita per il 2020 è -0,1% per l’indice generale e +0,7% per la componente di fondo.

Rallentano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,1% a +1,2%), mentre per quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto si osserva un’inversione di tendenza da +0,1% a -0,1%.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione congiunturale pari a -0,7% e un aumento dello 0,8% rispetto a luglio 2019 (da -0,4% di giugno); la stima preliminare era +0,9%.

L’inversione di tendenza dell’IPCA si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature la cui crescita su base annua accelera nettamente da +0,4% a +18,7%. È una dinamica dovuta all’avvio posticipato dei saldi estivi (dei quali il NIC non tiene conto) rispetto allo scorso anno (primo agosto nel 2020 nella maggior parte delle regioni; primo luglio nel 2019), che causa un calo congiunturale dei prezzi di Abbigliamento e calzature molto meno ampio (-6,4%) di quello di luglio 2019 (-20,9%) e un confronto tra un luglio 2020 con i ribassi stagionali solo in poche regioni e un luglio 2019 con i saldi diffusi su tutto il territorio.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e dello 0,4% su base annua.

Per le modalità con le quali è stata affrontata, per le stime di luglio, la situazione di progressiva riduzione della gravità dell’emergenza sanitaria e di riapertura graduale di buon parte delle attività commerciali di offerta di beni e servizi di consumo, si veda la Nota metodologica alle pagine 18, 19 e 20.

Indice annuale e biennale locazioni

Per quanto concerne le locazioni l'indice annuale, ridotto al 75%, si è attestato al -0,300% e l'indice biennale al +0,150%.

Variazioni congiunturali

L'Istat spiega che, nel mese di luglio 2020, per quanto concerne l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, gli incrementi congiunturali più significativi si sono verificati nelle divisioni di spesa Trasporti (+0,7%), Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,6%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+0,2%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+0,1%).

Variazioni nulle si sono registrate nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute, Istruzione eAltri beni e servizi

Variazioni congiunturali negative si sono verificate nelle divisioni di spesa, Prodotti alimentari e bevande analcoliche (-1,2%), Comunicazione (-1,0%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,6%), Bevande alcoliche e tabacchi, Abbigliameno e calzature (-0,1% per entrambe).

Variazioni tendenziali

Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e Tabacchi (+1,9%), Altri beni e servizi (+1,6%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,4%), Istruzione (+1,2%), Abbigliamento e calzature (+1,0 %), Mobili, articoli e servizi per la casa (+0,9%), Servizi sanitari e per la salute (+0,6%).

Incrementi tendenziali nulli si sono registrati ne  capitolo Ricreazione, spettacoli e cultura-

Gli incrementi tendenziali negativi si sono registrati nei capitoli si sono registrati nei capitoli Comunicazioni (-4,4%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-4,0%), Trasporti (-3,3%), Servizi ricettivi e di ristorazione (-0,2%).

Variazioni tendenziali nelle 20 città capoluogo

Nell'ambito delle 20 città capoluogo di regione, gli aumenti tendenziali più elevati dell'indice NIC si sono verificati nelle città di Bolzano (0,8%), Napoli (0,5%), Trento (+0,4%),  Ancona e Perugia (+0,2% per tutte e due), Bari, Catanzaro e Palermo (0,00% per tutte e tre), Livorno (-0,1%), Cagliari eTorino (-0,2% per entrambe), Ravenna e Reggio Calabria (-0,3% per entrambre), Catania, Modena, Potenza e Trieste (-0,4% per tutte e quattro), Bologna, Messina, Parma e Roma (-0,6% per tutte e quattro), Brescia, Firenze, Genova, Milano e Padova (-0,7% per tutte e cinque), Aosta e Reggio Emilia e (-0,9% per entrambe), Verona (-1,5%), Venezia (-1,8%).

I prossimi indici saranno pubblicati il 15 settembre 2020.        

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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