Manutenzione degli intradossi dei solai e percezione dei rischi

Nella prassi comune il progettista che debba ideare o far realizzare un solaio è solito interrogarsi su come la struttura dovrà sostenere i “carichi” (pesi p...

di Giacomo Mecatti - 20/07/2017

Nella prassi comune il progettista che debba ideare o far realizzare un solaio è solito interrogarsi su come la struttura dovrà sostenere i “carichi” (pesi propri e di esercizio) e su come le varie sollecitazioni indotte potranno o meno causarne deformazioni, vibrazioni ed eventuali danneggiamenti (perlopiù delle finiture estradossali: pavimenti, rivestimenti, murature...); non sempre lo stesso peso viene invece dato ad alcuni aspetti (sia sul piano prettamente normativo che della prassi progettuale) relativi alle conseguenze che una o l’altra scelta tecnologica e realizzativa possa avere, al trascorrere del tempo, oppure su come le differenti modalità di finitura degli intradossi possano o meno sposarsi con l’utilizzo degli ambienti.

Tali riflessioni divengono ancor più indispensabili nell’ambito delle strutture esistenti, in cui cioè può non essere sufficiente fermarsi ad indagare resistenza, robustezza, deformazione, rigidezza, etc. dei solai, ma invece può essere necessario porsi (anche) altri interrogativi riguardo al materiale costituente il solaio e specificamente:

  • sui materiali costituenti l’intradosso: pignatte, tavelle, pianelle, tavolato in legno, calcestruzzo;
  • sulle tipologie di finiture presenti: intonaco, controsoffitto, lasciato a vista (al “grezzo”);
  • sulla presenza o meno di parti appese: impianti di illuminazione, riscaldamento, scarichi; ed ancora:
  • su come i componenti eventualmente appesi siano ancorati al solaio: se cioè i fissaggi sono stati opportunamente dimensionati e progettati;
  • se è stata valutata l’adeguatezza del materiale impiegato alla destinazione degli ambienti: in relazione ad umidità, escursioni termiche, vibrazioni, fenomeni di fatica.

Già queste semplici domande costituiscono una prima traccia con cui riflettere sulle caratteristiche e le problematiche che possono essere riscontrate su un edificio.

Sfondellamento dei solai e caduta dei controsoffitti

Sfondellamento dei solai e caduta dei controsoffitti
Cause, indagini ed interventi di messa in sicurezza

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Non è infatti insolito trovarsi di fronte a strutture, apparentemente, in buono stato di conservazione sul piano prettamente statico, e che però possono denotare in maniera improvvisa, ed imprevedibile, problemi di distacco di porzioni di intonaco, di fondelli di pignatte (fenomeno comunemente indicato come “sfondellamento” dei solai) o di controsoffitti (quest’ultimo fenomeno legato o meno a quello dello sfondellamento): le cause di ciò, come già accennato, sono da trovare talvolta in problemi di origine strutturale, ma più frequentemente possono essere motivati da aspetti del tutto indipendenti dai primi.

Ancora oggi si rileva una scarsa sensibilità a tali problematiche, forse dovuta ad una non sufficiente preparazione o conoscenza da parte dei tecnici coinvolti, ma sicuramente ad una limitata memoria storica su episodi che negli anni invece si sono ripetuti con maggiore o minore gravità e frequenza: basti pensare che solo nell’anno 2015 si sono verificati circa 200 episodi di caduta di “componenti non strutturali” dall’alto rappresentando ciò, quindi, uno dei pericoli più frequenti per gli occupanti (in particolare si pensi ad edifici, come quelli scolastici, datati ed in cui tali episodi sono stati veramente ricorrenti).

È forse doveroso un breve riepilogo degli episodi più gravi verificatesi negli ultimi anni (dati di cronaca):

  • 2008 (Novembre) – crollo di controsoffitto con morte di uno studente e 17 feriti al liceo Darwin di Torino (la Corte di Cassazione ha poi confermato sei condanne: tre a carico di funzionari della Provincia di Torino e tre per gli insegnanti).
  • 2011 (Febbraio) – distacco di porzioni di controsoffitto della scuola materna di Paternò (Catania): tre bambine di cinque anni restano ferite.
  • 2012 (Febbraio) – caduta di una plafoniera all’istituto d’arte di massa (massa Carrara): due studentesse vengono colpite, una resta ferita.
  • 2012 (Novembre) – crollo di un soffitto presso una Piscina Comunale, a Firenze: 5 feriti.
  • 2013 (Gennaio) – caduta di una porzione di intonaco nella scuola elementare di Rogoredo di Casatenovo (lecco): tre bambini di sei anni rimangono feriti, riportando frattura di braccio, dito, lesione ad una spalla.
  • 2013 (Novembre) – crollo di un soffitto al liceo classico Dettori di Cagliari: feriti un’insegnante e due studenti.
  • 2014 (Febbraio) – crolla l’intonaco del soffitto di una scuola elementare di Palermo: feriti tre bambini.
  • 2014 (Settembre) – crollo dell’intonaco nel soffitto della palestra in una scuola di Tivoli (Roma): feriti due insegnanti.
  • 2015 (Gennaio) – crollo del soffitto in un asilo del comune di Sesto San Giovanni (mi): sette bambini feriti.
  • 2015 (Aprile) – crollo di un soffitto in una scuola elementare ad Ostuni (BR): feriti due bambini.
  • 2015 (Aprile) – crollo del soffitto all’università D’annunzio di Pescara: ferita un’insegnante.

D’altra parte è ugualmente molto significativo il quadro conoscitivo dell’edilizia scolastica fornito dal rapporto annuale 2013 “Ecosistema scuola XIV edizione” che ha preso in esame 5.301 edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia (dati Legambiente):

  • nel 2012 l’investimento medio per la manutenzione straordinaria ad edificio scolastico si è ridotto del 30% (passando da una media di 43.382 del 2011 ad una di 30.345 euro);
  • oltre il 70% degli edifici scolastici ha lesioni strutturali;
  • in oltre il 30% dei casi non vengono effettuati interventi manutentivi;
  • oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974 (entrata in vigore della normativa sismica);
  • il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente;
  • il 40% delle scuole sono prive del certificato di agibilità;
  • il 38,4% delle scuole si trova in aree a rischio sismico;
  • il 60% delle scuole non ha il certificato di prevenzione incendi;
  • la verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3% degli edifici ed in particolare: nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico zona 1 e 2, solo il 21,1% degli edifici ha compiuto tale verifica.

Entrando nel dettaglio dei numeri:

Scuole (infanzia, primaria, secondaria):

  • quasi 64.000 edifici
  • oltre 78.000.000 m² di superficie dei locali
  • con più di 1.400.000 di addetti
  • e con quasi 9.000.000 di alunni (a cui aggiungere ulteriori circa 1.800.000 studenti considerando anche quelli universitari dati iStat).

Ospedali:

  • oltre 5.500 edifici
  • più di 28.000.000 m² di superficie dei locali
  • oltre 660.000 addetti.

Dai numeri in gioco (estensione delle potenziali superfici interessate, numero di occupanti ed utenti, casi già occorsi), sorgono quindi spontanee domande su quali possano essere le conseguenze, sul piano organizzativo e logistico, quando si presentano problemi di distacco intonaci, sfondellamento solai o caduta di controsoffitti, ricordando anche che, su circa 200 casi, nell’anno 2015 giunti all’opinione pubblica (sicuramente meno di quelli accaduti) e che hanno coinvolto edifici scolastici e non solo (ospedali, tribunale, servizi), alcuni sono stati di lieve entità (distacco di intonaco), alcuni di media entità (distacco pannelli di controsoffitto), ma alcuni sono risultati anche gravi (crollo pignatte, crollo controsoffitti: con oltre 10 feriti nell’anno); inoltre è necessario tener presente che spesso possono essere interessate da tali fenomeni, ampie superfici contemporaneamente: possono infatti emergere problematiche legate ad una stessa tipologia costruttiva impiegata o alle modalità realizzative errate e ripetute su interi piani o edifici coevi; d’altronde, una volta accertato il problema, si assiste anche ad una necessità di intervento immediato e così si può passare rapidamente – da parte del “gestore” dell’edificio – dalla non conoscenza del problema, all’emergenza di intervenire, all’urgenza di risolverlo; aspetto non secondario è anche quello legato all’alto numero di persone a rischio e quindi da mobilitare: ad esempio, nel caso di attività scolastiche o sanitarie, si devono spostare e ricollocare rapidamente intere classi o reparti, svuotare interi piani o addirittura fabbricati, riorganizzare le attività in nuovi edifici o in strutture provvisorie nel giro di poche ore per non interrompere le attività; il numero di persone coinvolte può variare da poche decine (nel caso di piccoli ambienti o situazioni di problematiche limitate) fino a centinaia (laddove il potenziale rischio coinvolga interi edifici).

Tutti questi aspetti da un lato devono spingere i gestori ad una maggior sensibilità ed “inquietudine” nel prevenire i potenziali rischi, dall’altro devono responsabilizzare tutti coloro che, a vario titolo e livello, sono coinvolti nella realizzazione e nella manutenzione e controllo del costruito (tecnici, imprese, etc.).

Non meno complessa può divenire poi la soluzione dei problemi emersi, oltretutto se si devono affrontare in tempi brevissimi per fronteggiare l’emergenza: gli interventi previsti, passata l’urgenza, sono sempre realmente risolutivi?

Si può infatti assistere a due approcci differenti: circoscrivere l’intervento ai soli (pochi o tanti) “metri” oggetti di crollo, estenderlo – a prescindere da ogni altro accertamento – a tutta la superficie dell’immobile. anche qui la non corretta conoscenza del problema può divenire fonte di errori o addirittura di sprechi di risorse.

Mancanza di conoscenza e di adeguato senso critico verso le possibili tipologie di interventi di riparazione o messa in sicurezza possono comportare, ulteriori (o anche peggiori) danni alle strutture portanti e quindi rischi per gli ignari futuri occupanti: non sono infatti inusuali soluzioni (dettate – ma non giustificate – appunto dall’urgenza) improvvisate o lasciate all’estemporaneità realizzativa, che rischiano addirittura di aggravare o danneggiare il comportamento strutturale dei solai..

I pericoli che possono “venire dall’alto” si accompagnano spesso ad una scarsa conoscenza generale del fabbricato e mancanza di “memoria storica” di eventuali precedenti problemi che hanno coinvolto gli ambienti, quali: infiltrazioni, modifiche di spazi, demolizioni e conseguenti vibrazioni... in tal senso sarebbe indispensabile introdurre ed utilizzare in maniera sistematica un “Fascicolo del Fabbricato” opportunamente strutturato anche riguardo a solai e soffitti; infine, come già detto, spesso manca sicuramente un’adeguata preparazione o sensibilità, anche da parte dei tecnici coinvolti, nel saper cogliere i segni premonitori di rischi incipienti sottovalutando fattori ambientali, antropici, di cattiva pratica realizzativa che possono innescare nel tempo effetti a catena ed inaspettati.

A cura di Ing. Giacomo Mecatti
Autore di Sfondellamento dei solai e caduta dei controsoffitti

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