Norme Tecniche Costruzioni (NTC): in Italia appena 120 laboratori per il campionamento dei materiali da costruzione

Il crollo del Viadotto Morandi di Genova riaccende il dibattito sulla tenuta del patrimonio strutturale ed infrastrutturale italiano. Opinione diffusa nelle ...

05/09/2018

Il crollo del Viadotto Morandi di Genova riaccende il dibattito sulla tenuta del patrimonio strutturale ed infrastrutturale italiano. Opinione diffusa nelle istituzioni è l’urgenza dei controlli sulle strutture, ma in pochi sanno che, ad oggi, a causa di alcune discutibili scelte operate nelle NTC 2018, esistono in Italia appena 120 soggetti, i cosiddetti Laboratori ex art. 59 DPR 380/01, autorizzati dal Ministero Infrastrutture e Trasporti a poter effettuare campionamenti sulle strutture.

Appena 120 soggetti che oggi hanno la “patente” per poter effettuare un prelievo di calcestruzzo, malta o altro materiale da costruzione su di una qualsiasi struttura esistente nel Paese, dalla semplice casa per civile abitazione, al ponte di grandi dimensioni. Altre 400 aziende invece, esperte di ispezioni, controlli e diagnostica sulle strutture e perfettamente operative fino all’entrata in vigore delle NTC2018 il 22 marzo u.s., sono state poste di fatto in condizione di non poter più operare ed ora rischiano la chiusura entro fine anno. E tutto questo, paradossalmente, mentre il Paese vive una vera e propria emergenza.

Mentre urge un piano nazionale per i controlli sulle strutture del Paese, ma soprattutto mentre urge affidare tali controlli a figure di elevata professionalità, i revisori delle Norme tecniche delle Costruzioni hanno deciso, in maniera oscurantista, nel passaggio dalla versione 2008 alla versione 2018, la estromissione dal mercato dei controlli sulle costruzioni italiane di 400 aziende (in alcuni casi di esperienza trentennale), fondate da ingegneri, architetti e geologi a cui in maniera del tutto incomprensibile è stato impedito, con un semplice comma integrativo posto al Capitolo 8, paragrafo 5.3, di poter prelevare dei campioni dalle strutture per poterli sottoporre ai necessari test.

Appare davvero inspiegabile (per i non addetti ai lavori il termine giusto sarebbe incredibile) che in queste ore di lutto per il nostro Paese, dove da più parti si invocano controlli sulle strutture, gli esperti dei controlli sulle strutture si stanno preparando a chiudere le loro aziende, non certo per la mancanza di domanda. Anzi! Ricostruzione post sismica nelle regioni colpite negli ultimi 10 anni da terremoti, più di 60.000 opere infrastrutturali (ponti, viadotti, gallerie, etc.) da controllare, oltre al lavoro “ordinario” sulle scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici e privati sparsi per la Penisola.

Tutto questo lavoro è, grazie alla inspiegabile revisione normativa del Capitolo 8 delle NTC2018, o meglio grazie ad una frase posticcia aggiunta in calce all’articolo 8.5.3 nelle mani di appena 120 Laboratori autorizzati a far data dal 22 marzo del 2018. Il rapporto è di 1 laboratorio ogni mezzo milione di italiani, con una concentrazione geografica degli stessi soprattutto nelle aree metropolitane e la loro totale assenza nelle aree appenniniche, quelle a maggiore rischio sismico. Di contro, circa 400 aziende fondate ad hoc per i controlli sulle strutture da ingegneri, architetti e geologi ad oggi sono state messe in condizioni tali da dover operare licenziamenti di personale altamente specializzato nelle ispezioni, nei controlli e diagnostica sulle strutture oppure addirittura spinte entro la fine dell’anno alla chiusura.

Perché ad un ingegnere specializzato nell’ambito delle ispezioni e nei controlli e diagnostica strutturale è negata con le NTC 2018 la possibilità di prendere un campione per poterlo analizzare? Ennesimo paradosso di un Paese che invoca terzietà nei controlli sulle opere di ingegneria ed invece attraverso procedure oscure abilita ad operare nello stesso campo solo 120 società (mandando altre 400 eccellenze italiane alla chiusura). Ci sarebbe anche da approfondire l’ennesimo paradosso dei Laboratori che per poter essere tali non hanno bisogno di un numero minimo di tecnici laureati da mettere in organico se non il direttore tecnico.

Al di là della questione di merito se sia legittimo togliere ad un esperto di controlli sulle strutture la possibilità di campionare per attribuirla in via esclusiva ad altri soggetti, sulla quale è pendete un ricorso al TAR Lazio, ci domandiamo se sia pensabile, nelle condizioni in cui versa il Paese che ad oggi possano esistere in Italia solo 120 direttori tecnici (ingegneri o architetti) che dovranno effettuare oltre all’ordinario lavoro di controllo sulla qualità degli impasti dei calcestruzzi freschi in laboratorio (ruolo per il quale i laboratori vennero istituiti nel 1971) anche il ruolo di controllore di tutto il patrimonio storico, artistico, monumentale, strategico ed edilizio del Paese, mentre altre 400 aziende che sono considerate un eccellenza italiana all’estero e dotate di strumentazioni e know how adeguato ad eseguire ispezioni, controlli e diagnostica strutturale debbano chiudere i battenti.

A cura di Co.Di.S.
Comitato per la Diagnostica e la Sicurezza delle Costruzioni e dei Beni Culturali

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