Norme tecniche costruzioni: Per gli Ingegneri di Milano inadeguate e con molte criticità

A seguito dell'entrata in vigore in forma obbligatoria delle Norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14.1.2008 e delle Istruzioni di cui alla Circol...

24/03/2011
A seguito dell'entrata in vigore in forma obbligatoria delle Norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14.1.2008 e delle Istruzioni di cui alla Circolare 2.2.2009 si sono maturate le prime esperienze applicative di dette norme nella reale progettazione delle strutture.
Dall'inizio dello scorso anno, l'Ordine degli ingegneri di Milano unitamente al CTE (Collegio dei Tecnici della Industrializzazione Edilizia), all'ATE (Associazione Tecnologi per l'Edilizia) ed al CTA (Collegio dei Tecnici dell'Acciaio) ha attivato un tavolo tecnico volto a raccogliere e coordinare tutte le osservazioni e quesiti che emersi dall’effettiva applicazione delle norme nella corrente esecuzione e progettazione delle strutture.
L'iniziativa è nata per dare un supporto alle norme stesse, redigendo un documento di commenti che è stato trasmesso alla competente sede ministeriale per il prossimo aggiornamento delle norme.
In allegato le osservazioni finali che saranno discusse durante il convegno che si terrà il prossimo 31 marzo a Milano e che vede la partecipazione del Presidente del Consiglio Superiore dei LL.PP. Francesco Karrer e dei principali responsabili ministeriali della gestione delle Norme tecniche stesse.
Secondo gli Ingegneri di Milano le nuove norme hanno introdotto alcune criticità che, qui di seguito, vengono elencate.

Input sismico: la definizione dell'input sismico è inutilmente complessa e la sua precisione illusoria. E' dunque necessario tornare ad una definizione che sia più semplice e che possa essere applicata senza dare l'illusione di una precisione inesistente.

Analisi sismica: il metodo di riferimento per l'analisi sismica è l'analisi modale. Questa affermazione manca nella norma, che affianca all'analisi modale, come se fossero equivalenti, metodologie che invece sono molto più complicate, certamente non proponibili se non ad esperti, e comunque viziate da altrettanti e più problemi di quelli della analisi modale. Per la “time history” il problema sono evidentemente gli accelerogrammi, che devono di fatto sposare gli spettri di progetto e la enorme messe di dati che dalla loro analisi si genera. Per la “pushover” il problema è che per applicarla ci vogliono strutture altissimamente regolari e plastiche, le quali in pratica sono rare, soprattutto nelle strutture esistenti. La norma deve riconoscere che l'analisi sismica è un calcolo intrinsecamente approssimato, e che le buone disposizioni costruttive sono ancora più importanti delle analisi non lineari.

Gerarchia delle resistenze: il metodo della gerarchia delle resistenze, anche se previsto dagli Eurocodici, non può e non deve diventare un inferno recursivo in cui l'aggiunta di un ferro provoca la necessità di un nuovo ciclo iterativo. Se lo scopo è quello di favorire la plasticizzazione di certi elementi e di tenere in conto il possibile incrudimento, garantendo che gli elementi limitrofi possano portare le azioni plastiche incrudite, tale obiettivo deve poter essere raggiunto mediante semplici requisiti progettuali, che non prevedano iterazioni in funzione della risposta strutturale, dato che per sua natura questa è affetta da forti incertezze.

Fattore di struttura: la determinazione del fattore di struttura è lasciata in molti casi alla cura del progettista senza fornire alcuna linea guida effettivamente utilizzabile. Mancano infatti casistiche sufficientemente ampie per la determinazione del fattore di struttura stesso in casi non previsti dai pochi schemi della normativa. Le formule che generano i fattori di struttura danno luogo a numeri con troppe cifre significative, del tutto illusorie.

Combinazioni di verifica: il formato delle combinazioni di verifica degli Eurocodici, recepito dalle norme italiane, dà luogo ad un numero di combinazioni esorbitante. Al momento non è ancora stato spiegato da nessuno come risolvere questo enorme problema. Il formato semiprobabilistico per essere corretto ed attendibile richiede intrinsecamente un numero di combinazioni troppo elevato. E' dunque da studiare e proporre qualche sistema alternativo atto a ridurre il numero di combinazioni ad un numero gestibile, vale a dire nell'ordine di qualche decina e non qualche migliaio.

Strutture in acciaio: è particolarmente critico tutto quanto riguarda le verifiche in classe 4. Le metodologie di Eurocodice parte 1-3 sono state inserite di forza nella Circolare, senza alcun tentativo di semplificazione se non volto a ridurre il numero di pagine, con conseguente omissione di parti che sono invece fondamentali per capire.

Strutture esistenti: qui la norma ha colmato un vuoto introducendo una procedura operativa, applicata comunque in passato dai progettisti più sensibili ed accorti. Tuttavia, i continui rimandi ad altre parti della norma, operati anche nella circolare, complicano assai l’attività pratica e possono indurre ad interpretazioni erronee, ad esempio nell’utilizzo dei ?M per le murature nei casi statico e sismico. Inoltre gli sforzi conoscitivi profusi per conseguire il secondo livello di conoscenza LC2 possono essere vanificati nel caso delle murature, laddove non si possa testare sperimentalmente in fase di progettazione l’esito dei rinforzi in previsione, ciò che appare certamente impossibile per le progettazioni di opere pubbliche e per la maggior parte di quelle private.
Dunque, ai lodevoli passi in avanti compiuti, soprattutto nel codificare l’approccio conoscitivo dell’esistente, non sempre corrisponde una semplice e prima applicabilità del nuovo quadro normativo che - peraltro - offre discrezionalità progettuale, ma anche eccesso di vincoli, codificando ad esempio troppo rigidamente l’utilizzo delle caratteristiche meccaniche delle murature a seguito della loro classificazione e del livello di conoscenza.
Infine pericoloso appare l’uso troppo disinvolto concesso all’analisi statica non lineare, senza aver posto l’obbligo di una analisi di applicabilità e di discussione dei suoi esiti.

In conclusione viene precisato che:
  • la norma non è prestazionale, ma prescrittiva e molte delle sue prescrizioni sono di difficile applicazione, stante la genericità con cui sono descritte e la intrinseca cieca fiducia nella bontà dei risultati che spesso sono affetti a priori da errori percentuali a due cifre;
  • la norma di fatto obbliga ad usare gli eurocodici ai quali essa si è ispirata, ma talvolta è in contraddizione con essi.

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