Osservatorio partite IVA: dal MEF la Sintesi dei dati di luglio 2015

Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha aggiornato con i dati di luglio 2015 l'Osservatorio sulle partite IVA che ...

15/09/2015
Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha aggiornato con i dati di luglio 2015 l'Osservatorio sulle partite IVA che ha messo in luce una flessione rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.

Come specificato dal MEF, il calo di nuove Partite IVA potrebbe essere stato influenzato dalle nuove forme contrattuali previste dal "Jobs Act" che avrebbero incentivato i rapporti di lavoro dipendente rispetto a quelli di lavoro autonomo con partita Iva.

Analizzando la distribuzione giuridica delle nuove Partite IVA registriamo un forte decremento della quota relativa alle persone fisiche rispetto alle rilevazioni di aprile 2015 (leggi articolo), un aumento per le società di capitali e una situazione pressoché invariata per le società di persone. Le nuove partite IVA, infatti, sono state aperte:
  • per il 67,6% da persone fisiche (-5%)
  • per il 26% da società di capitali (-4,8%)
  • per il 5,6% da società di persone (+0,2%)
Il restante 1% è costituito dalle nuove partite IVA di "non residenti" e "altre forme giuridiche".

Rispetto a luglio 2014, si rilevano decisi decrementi di aperture per le persone fisiche (-10,9%) e le società di persone (-9,3%); per le società di capitali, invece, si registra un apprezzabile aumento (+6%), probabilmente conseguente alle recenti norme civilistiche che agevolano l'apertura di società di capitali (a responsabilità limitata).
La flessione di partite IVA costituite da società di persone potrebbe riflettere l'effetto delle recenti norme civilistiche che agevolano l'apertura di società di capitali (a responsabilità limitata).

Ripartizione territoriale
Riguardo alla ripartizione territoriale, circa il 43% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 23,2% al Centro ed il 33,8% al Sud e nelle Isole. Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente gli aumenti di aperture di partite IVA si rilevano soltanto nelle Regioni e Province autonome del Nord (Valle d'Aosta: +60%, Prov. autonoma di Bolzano: +9,4%, Prov. autonoma Trento: +8,3%), mentre le flessioni più consistenti si sono verificate al Centro-Sud: Basilicata -27,6%, Calabria -22,6% ed Umbria -17,7%.

Classificazione per settore produttivo
Con riferimento alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra, come di consueto, il maggior numero di aperture di partite Iva (24,4% del totale), seguito dalle attività professionali (12,9%) e dalle costruzioni (8,9%). Rispetto a luglio dello scorso anno, tra i settori principali si osserva un sensibile aumento di aperture nel settore dell'istruzione (+21,1%), incrementi più contenuti si registrano nelle attività immobiliari (+6,2%) e nei servizi d'informazione (+1,3%). Le flessioni più evidenti si rilevano nella sanità (-20%), nell'agricoltura (-17,8%) e nell'edilizia (-9,3%).

Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 62,8% delle partite Iva aperte da soggetti di sesso maschile. Il 47% delle aperture è attribuibile ai giovani fino a 35 anni e il 35% a soggetti tra 36 e 50 anni. Rispetto al corrispondente mese dello scorso anno tutte le classi di età accusano cali di aperture, principalmente le due estreme (fino a 35 anni: -15%, oltre i 65 anni: -16,1%). Nello scorso mese di luglio 2.954 soggetti hanno aderito al nuovo regime forfetario, mentre 8.640 soggetti hanno aderito al regime fiscale di vantaggio. Ricordiamo che entrambi i regimi esonerano i contribuenti dal pagamento di Iva ed Irap. Il regime di vantaggio, in vigore fino al 2014, limita l'imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati e può essere mantenuto per cinque anni, con l'eccezione dei soggetti giovani che, fino al compimento del 35° anno di età, possono mantenerlo anche oltre i cinque anni. Il nuovo regime forfetario, introdotto a partire dal 2015, può essere invece riconosciuto senza limiti di tempo e fissa l'aliquota di imposta al 15% del reddito determinato forfetariamente sulla base di una percentuale dei ricavi/compensi (che varia in base all'attività esercitata). I requisiti per poter aderire o rimanere nei due regimi sono differenti, ad esempio il tetto massimo di ricavi/compensi è 30.000 euro per il regime di vantaggio, mentre per il regime forfetario varia tra 15.000 e 40.000 euro in base all'attività esercitata.
Complessivamente, tali adesioni rappresentano il 28,8% del totale delle nuove aperture. La possibilità di opzione tra i due regimi è stata prevista dal decreto "milleproroghe" (DL 192/2014) ed è valida solo per l'anno in corso, in considerazione della circostanza che da gennaio 2016 resterà in vigore solo il regime forfetario.

A cura di Ilenia Cicirello
   
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