Riforma Codice dei contratti e DL Semplificazioni: ritorna l'appalto integrato

Ampliati gli spazi per l'appalto integrato. Alla fine sembra che il Governo si sia deciso a rivedere, in parte, l'idea iniziale di limitare il ricorso al c.d...

06/12/2018

Ampliati gli spazi per l'appalto integrato. Alla fine sembra che il Governo si sia deciso a rivedere, in parte, l'idea iniziale di limitare il ricorso al c.d. appalto integrato.

L'art. 59 (Scelta delle procedure e oggetto del contratto), comma 1-bis del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti) prevede, infatti, la possibilità di ricorrere all’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice solo nei casi in cui l'elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente rispetto all'importo complessivo dei lavori. Una forte limitazione all'utilizzo del c.d. appalto integrato che è stata mal digerita dai costruttori e dalle stazioni appaltanti che già da tempo avevano manifestato la loro voglia di un ritorno al passato (leggi articolo).

Voglia che è stata recepita dal Governo nel Decreto Legge Semplificazioni che verosimilmente sarà approvato entro l'anno e che all'interno dell'art. 17 rubricato “Norme in materia di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto soglia comunitaria” prevede alcune modifiche al Codice dei contratti ritenute più urgenti, rimandando ogni altra modifica ad un disegno di legge delega che passerà al vaglio del Parlamento.

Tra le modifiche inserite nel D.L. Semplificazioni vi è quella all'art. 23 del Codice dei contratti che sostituisce integralmente il comma 3-bis che nella sua attuale versione avrebbe previsto un ulteriore decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per disciplinare una progettazione semplificata degli interventi di manutenzione ordinaria fino a un importo di 2.500.000 euro, individuando modalità e criteri di semplificazione in relazione agli interventi previsti.

Decreto che a distanza di 32 mesi dalla pubblicazione del Codice non ha ancora visto la luce (come tanti altri provvedimenti attuativi). Per questo motivo, il nuovo comma 3-bis prevederà:

"I contratti di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, ad esclusione degli interventi di manutenzione straordinaria che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali delle opere, possono essere affidati, nel rispetto delle procedure di scelta del contraente previste dal presente codice, sulla base del progetto definitivo costituito almeno da una relazione generale, dall'elenco dei prezzi unitari delle lavorazioni previste, dal computo metrico-estimativo, dal piano di sicurezza e di coordinamento con l'individuazione analitica dei costi della sicurezza da non assoggettare a ribasso. L’esecuzione dei predetti lavori può prescindere dall’avvenuta redazione e approvazione del progetto esecutivo. Resta ferma la predisposizione del piano di sicurezza e di coordinamento con l’individuazione analitica dei costi della sicurezza da non assoggettare a ribasso".

Che tradotto vuol dire maggiori possibilità per le stazioni appaltanti di mettere in gara il progetto definitivo.

Sull'argomento abbiamo sentito il vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Rino La Mendola che, considerata anche la sua esperienza come Capo del Genio Civile di Caltanissetta, ruolo che ha ricoperto  anche ad Agrigento dal 2007 al 2010, ha da sempre manifestato contrarietà all'appalto integrato. Ricordiamo, ad esempio, che all'indomani delle proposte avanzate dalla Conferenza delle Regioni, in occasione della consultazione lanciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nell’ambito dell’annunciata riforma del codice dei contratti, aveva affermato: "Riteniamo che rilanciare l’appalto integrato, con l’obiettivo di accelerare il processo di esecuzione delle opere pubbliche, sia un errore fondamentale, in quanto questa procedura, consentendo l’affidamento dei lavori in una fase in cui non è stato ancora redatto il progetto esecutivo, genera teoricamente l’illusione di ridurre i tempi, ma finisce inevitabilmente per allungarli, alimentando varianti in corso d’opera, contenziosi ed incompiute. Noi siamo fermamente convinti che i lavori devono essere appaltati solo sulla base di un progetto esecutivo di qualità” (leggi articolo).

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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