Ritardo pagamenti PA, è emergenza nel settore delle costruzioni

Una delle principali problematiche del settore dei lavori pubblici è rappresentato dai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, che in...

13/12/2017

Una delle principali problematiche del settore dei lavori pubblici è rappresentato dai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, che in alcuni casi superano i 140 giorni, con punte che arrivano, in alcune regioni, ad oltre 500.

Questo nonostante la direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE), recepita in Italia con decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, che impone alle amministrazioni pubbliche dei tempi di pagamento per l'acquisto di beni e servizi di 30 giorni o, in casi eccezionali, 60 giorni. Inoltre, in caso di pagamenti effettuati più tardi rispetto a quanto concordato i creditori hanno automaticamente il diritto di chiedere interessi per i ritardi (a un tasso superiore almeno dell'8 % al tasso di riferimento della Banca centrale europea) oltre al rimborso di tutte le altre spese legate ai costi di recupero.

Proprio per questo motivo, nel pacchetto d'infrazioni comunicate il 15 febbraio della Comunità Economica Europea ritroviamo l'Italia in buona compagnia di Grecia, Slovacchia e Spagna relativamente ai problemi legati ai ritardi di pagamento con la Commissione che ha esortato i 4 stati membri a conformarsi alla direttiva sui ritardi di pagamento per proteggere le PMI nelle loro relazioni commerciali.

Nonostante l'Italia avesse due mesi di tempo per comunicare alla Commissione le misure adottate per porre rimedio alla situazione, nulla è stato fatto con la conseguenza che la Commissione ha deciso per il deferimento alla Corte di giustizia dell'UE. L'Italia continua infatti a sforare il termine dei 30 giorni fissati dall'Ue. Secondo Bruxelles questi restano oltre tre volte tanto, ovvero "100 giorni". Secondo il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, si tratta di una conclusione inevitabile per cui "serve un cambio rapido di rotta". Bruxelles, anche se "riconosce gli sforzi compiuti dal governo italiano" in questi anni, ha esaurito la pazienza. In verità l'Italia, anche se la direttiva è entrata in vigore nel marzo 2013, per dare un segnale decise di recepirla già a fine 2012 ma già nel giugno 2014 la situazione non era migliorata e fu deciso di inviare una lettera di messa in mora.

"Nonostante gli sforzi fatti dal Governo in questi ultimi anni, la situazione dei pagamenti è ancora drammatica" ha sottolinea il Presidente Ance, Gabriele Buia, a commento della decisione presa oggi da Bruxelles di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea per i ritardi sistematici dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Si tratta del terzo e ultimo avvertimento delle istituzioni europee, dopo che nel 2014, anche su segnalazione dell'Ance, fu aperta la prima procedura d'infrazione.

"Dopo tre anni ancora non ci sono dati certi su quanto ammonti questa incredibile mole di debiti pubblici" continua Buia. Una situazione che testimonia "purtroppo il permanere di un malcostume italico che ci mette fuori dall'Europa".

Per il settore delle costruzioni si tratta poi di un'autentica emergenza con medie di ritardo che vanno ben al di là di quelle già segnalate dall'Ue. "I nostri ultimi dati aggiornati ci dicono che qualche miglioramento c'è stato, ma siamo ancora nella media di 5 mesi di ritardo, inaccettabile per imprese già stremate dalla crisi e a corto di liquidità anche per effetto del meccanismo dello split payment".

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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