Bonus edilizi e cessione del credito: possibile frode da 800 milioni

L’Agenzia delle Entrate e l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) evidenziano l’esistenza di fenomeni di riciclaggio legati alla cessione di crediti inesistenti

di Redazione tecnica - 10/11/2021

Fino a maggio 2020, ecobonus e sismabonus ordinari potevano essere fruiti con possibilità di cessione del credito mediante sconto in fattura da parte del fornitore che ha effettuato gli interventi, che a sua volta aveva la facoltà di utilizzare direttamente la detrazione in fattura o cederla ulteriormente ai suoi fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Nessuna possibilità di cessione del credito ad istituti di credito e ad intermediari finanziari. Poi tutto è cambiato.

La cessione del credito dopo il Decreto Rilancio

L'art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ha previsto una nuova possibilità di fruizione delle detrazioni fiscali che, benché abbia sostanzialmente aperto gli interventi ad una platea più ampia di beneficiari, non è esente da criticità.

In particolare, è stato previsto per i soggetti che sostengono spese per i principali bonus fiscali in edilizia di optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione spettante, alternativamente:

  • per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d’imposta, di importo pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
  • per la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

Possibilità che, come detto, hanno aperto il mercato e rilanciato davvero la spesa nel mondo delle costruzioni.

Superbonus 110% e cessione credito: l’Agenzia delle Entrate conta 800 milioni di crediti inesistenti

Questa tipologia di cessione del credito, ad oggi applicabile al superbonus 100% e agli altri bonus fiscali fino alle rispettive date di fruizione, pur rappresentando un’opportunità straordinaria per stimolare il mercato, allo stesso tempo non è esente da criticità evidenziate dai recenti controlli dell’Agenzia delle Entrate sulla piattaforma dedicata: su un totale di 19,3 miliardi di euro, ben 800 milioni sarebbero relativi a crediti inesistenti.

Una cifra importante, pari al 5% del totale e derivante purtroppo solo da controlli ex-post, che porta a riflettere sul meccanismo alla base delle agevolazioni e sulle possibili soluzioni per scongiurare il proliferare di fenomeni illeciti. Un rischio sottolineato dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), l’istituzione indipendente che raccoglie le segnalazioni operazioni sospette da parte degli intermediari finanziari. Tra queste, appunto quelle legate alla cessione del credito ad intermediari finanziari.

Gli 800 milioni di euro di crediti inesistenti bruciano, e non poco. Sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate sono stati registrati circa 19,3 miliardi di euro scambiati e di questi:

  • 6,5 miliardi, pari a circa il 30%, relativi per cessioni e sconti in fattura legati agli interventi del 110%;
  • i restanti 12,7 miliardi per tutti gli altri sconti edilizi.

Tramite diverse analisi, il Fisco ha verificato l’esistenza di numerose cessioni di crediti inesistenti relative a:

  • interventi edilizi non effettuati;
  • lavori fittiziamente realizzati addirittura in favore di persone inconsapevoli, che si sono ritrovate nel loro cassetto fiscale fatture relative a opere mai eseguite.

Questi crediti fittizi possono poi essere movimentati, ceduti a intermediari e quindi monetizzati, oppure essere acquistati mediante l'impiego di capitali di origine illecita per reinserirli nel circuito legale.

Cessioni del credito e truffe: le possibili soluzioni al problema

Anche per arginare i rischi di riciclaggio legati all’agevolazione fiscale, il Governo spingerebbe alla riduzione della portata del Superbonus 110%: ricordiamo infatti che attualmente il disegno di legge di Bilancio 2022 prevede una proroga del Superbonus fino al 2023 per i condomini, mentre per gli edifici unifamiliari come le villette la proroga copre il 2022 e solo per redditi Isee fino a 25mila euro o titolo edilizio presentato entro il 30 settembre 2021 (ipotesi che però sembrerebbero essere state ritirate, ma attendiamo di leggere la bozza di ddl di Bilancio che approderà in Parlamento e che è in notevole ritardo).

Tra le soluzioni prospettate, anche la possibilità di mettere stabilmente in Bilancio queste misure, anche con una riduzione dell’agevolazione, ottenendo così diversi scopi:

  • pesare meno sulla finanza pubblica;
  • mettere in atto meccanismi di controllo più accurati;
  • fare abbassare i preventivi, oggi spesso gonfiati proprio per vantare poi crediti fiscali inesistenti ottenuti con la cessione del credito.

Al riguardo il direttore delle Agenzie delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, in un'intervista a Il Sole 24 Ore, ha recentemente evidenziato che per arginare il fenomeno dei prezzi gonfiati utili a creare crediti inesistenti è stato previsto che la congruità dei costi sia asseverata da un tecnico professionista.

Inoltre, nel caso di in cui si individui una cessione illecita, il recupero viene effettuato nei confronti del primo cedente e quindi del cittadino che commissiona gli interventi, tranne quando si riscontra il concorso da parte di un intermediario: per impedire queste frodi, un’operazione importante potrebbe essere il controllo a monte fatto dal cedente con la consultazione delle fatture sull’area riservata dell’Agenzia delle Entrate per verificarne congruità e veridicità.

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