Cessione bonus edilizi: cosa cambia con la riapertura di Poste Italiane?

Tra la scadenza dell'orizzonte temporale e la riapertura di Poste Italiane, cosa cambia per il superbonus 110% e per i beneficiari?

di Gianluca Oreto - 04/10/2023

Il mese di ottobre si è aperto con la notizia "bomba" della riapertura della piattaforma di acquisto dei bonus edilizi di Poste Italiane. Una notizia attesissima considerato che Poste Italiane è stato il principale player per il funzionamento del binomio superbonus-cessione del credito, i cui acquisti sono stati sospesi una prima volta i primi di febbraio 2022, dopo la pubblicazione del Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), e una seconda a novembre 2022, dopo la pubblicazione delle famose 5 sentenze della Corte di Cassazione.

La riapertura di Poste Italiane e l'effetto sui cantieri in corso

Dopo 330 giorni dall'ultima sospensione, come anticipato durante le ferie estive, e prima della conversione in legge del Decreto Legge n. 104/2023 (Decreto Asset), che attende comunque solo il voto di fiducia della Camera, Poste Italiane ha finalmente riaperto all'acquisto dei crediti diretti maturati dai principali sistemi agevolativi:

  • superbonus;
  • ecobonus ordinario;
  • sismabonus ordinario;
  • ristrutturazione edilizia;
  • recupero o restauro facciate (che nel 2022 ha visto l'ultimo anno di utilizzo con aliquota del 60%);
  • installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici;
  • eliminazione delle barriere architettoniche.

Una notizia attesa soprattutto da chi aveva cantieri in corso che ha dovuto sospendere a causa del blocco della cessione dei crediti edilizi e della conseguente assenza di liquidità.

Ma, in effetti, questa riapertura quali effetti avrà sul comparto delle costruzioni e sui cantieri sospesi? La domanda è molto difficile ma proveremo a rispondere con dei ragionamenti basati sulle caratteristiche e requisiti richiesti da Poste Italiane.

Le tempistiche

Partiamo dalle tempistiche. Se i cantieri sono stati sospesi per assenza di liquidità, è chiaro che una possibile loro riapertura (almeno con aliquota del 110% ovvero entro il 31 dicembre 2023) risulta essere molto difficile considerate le scadenze.

Occorre, infatti, considerare le tempistiche previste da Poste Italiane per l'acquisto dei crediti che dopo i controlli e l'eventuale esito positivo (sempre molto complicato vista la mole di documenti richiesta), prevede l’accettazione della proposta di cessione del credito d’imposta e la successiva liquidazione del corrispettivo sul conto corrente BancoPosta del cliente. Fasi che possono arrivare a tre mesi "salvo i casi in cui siano richiesti periodi più lunghi per cause non imputabili a Poste Italiane come, ad esempio, i casi in cui i crediti ceduti siano sottoposti ai controlli preventivi di Agenzia delle Entrate prima di essere resi disponibili sulla sua piattaforma di cessione per la successiva accettazione da parte di Poste Italiane".

Supponendo di trovarci nella migliore delle ipotesi e immaginando (cosa molto improbabile) che il beneficiario sia già in possesso di tutta la documentazione, per la liquidazione del credito si dovrà attendere almeno metà gennaio 2024. Ovvero oltre la scadenza del 31 dicembre 2023 prevista per sostenere le spese di superbonus con aliquota al 110%.

I beneficiari della riapertura

Altro aspetto da considerare sono i soggetti beneficiari. Si tratta di prime cessioni, ovvero cessione di crediti direttamente maturati dal contribuente e non da imprese/professionisti a seguito di sconto in fattura. Una riapertura che, quindi, esclude tutti i cantieri avviati con la modalità dello sconto in fattura e sospesi a causa del blocco della cessione.

Ed è proprio qui che entra in gioco la previsione di cui all'art. 25 del Decreto Asset mediante la quale a partire dall'1 dicembre 2023 (pena sanzione di 1000 euro) è stata prevista la comunicazione all'Agenzia delle Entrate dei crediti indiretti che non si riescono ad utilizzare (o a cedere ulteriormente) per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo dei medesimi crediti.

Il taglio della cessione

Rilevante, inoltre, la decisione di riaprire la cessione per importi massimi di 50.000 euro e con il vincolo dei 150.000 euro di cessioni complessive (che tiene conto di tutte le cessioni effettuate a Poste Italiane a partire dall’avvio del servizio nel settembre 2020).

È sufficiente dare un'occhiata all'ultimo report di Enea relativo all'utilizzo del Superecobonus per rendersi conto che l'investimento medio è notevolmente superiore:

  • 639.830,67 € per i condomini;
  • 117.439,42 € per le unifamiliari;
  • 98.493,44 € per le u.i. autonome e indipendenti.

La documentazione richiesta

Ultimo aspetto da considerare è la mole documentale richiesta per poter cedere a Poste Italiane. In linea con quanto previsto dalla circolare n. 33/E del 6 ottobre 2022 dell'Agenzia delle Entrate, viene chiesto di dimostrare la capacità reddituale del beneficiario della detrazione che richiede la cessione, ai fini del sostenimento delle spese dei lavori. In particolare, dovrà essere allegata alla richiesta la seguente documentazione:

  • ultima busta paga oppure
  • ultima dichiarazione dei redditi, necessariamente con le ricevute di presentazione oppure
  • ultimo cedolino della pensione oppure
  • ultima Certificazione Unica

In alternativa, nel caso in cui non si disponga di un reddito proprio e per il pagamento delle spese siano state utilizzate risorse provenienti da risparmi personali o disinvestimenti o siano state fornite da terzi, una autodichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, che attesti la provenienza dei fondi e il tipo di relazione intercorrente con il terzo che li ha forniti.

Anche in questo caso, se il cantiere è stato avviato con cessione a SAL è chiaro che il beneficiario potrebbe trovarsi nella situazione di avere fondi a sufficienza per coprire non l'intero ammontare della spesa ma solo i singoli SAL. Aspetto questo che non viene sufficientemente chiarito da Poste Italiane e su cui sarà necessaria una nota.

Conclusioni

Non serve un esperto per capire che se l'intenzione del Governo e del Parlamento è quella di salvaguardare chi ha già investito in questa misura e si è ritrovato suo malgrado intrappolato in una selva di modifiche normative che hanno bloccato la cessione, occorre prorogare la scadenza attualmente fissata al 31 dicembre 2023.

Le unifamiliari hanno già il paletto del 30% dei lavori complessivi entro il 30 settembre 2022. Basterebbe trovare una percentuale "equa" anche per i condomini per prorogare l'orizzonte temporale del superbonus con aliquota al 110% di almeno altri 6/12 mesi. Una possibilità che non aprirebbe a nuovi interventi ma darebbe certamente più fiducia a tutto il comparto delle costruzioni.

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