Cessione del credito: CDP chiude il servizio

Iniziano gli effetti del Decreto Sostegni Ter. Entro il 7 febbraio 2022 su Cassa Depositi e Prestiti non sarà più disponibile il servizio Bonus Edilizi

di Redazione tecnica - 04/02/2022

Gli effetti della limitazione della cessione del credito iniziano a farsi sentire, con un vero e proprio uragano nella filiera del settore: la Cassa Depositi e Prestiti entro il 7 febbraio chiuderà il servizio Bonus Edilizi, e molti altri istituti di credito si accingono a modificare la propria attività.

Cessione del credito: stop dalla Cassa Depositi e Prestiti

Con l’introduzione dell’art. 28 del Decreto Legge n. 4/2022 è stato modificato infatti il comma 1 dell’art. 121 del D.L. n. 34/2020 (Decreto Rilancio): esso adesso stabilisce che i soggetti che sostengono, negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 e 2024, spese per gli interventi elencati al comma 2 possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione spettante, alternativamente:

  • per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi (cd. sconto in fattura) e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d'imposta, di importo pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione, solo una volta, del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
  • per la cessione di un credito d'imposta di pari ammontare, senza facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

Decreto Sostegni Ter: le reazioni di istituti di credito e banche

Le disposizioni del decreto Sostegni Ter prevedono che fino al 7 febbraio è possibile completare le cessioni dei crediti in essere cedendoli solo una volta. Dal 7 febbraio in poi sarà possibile solo fare una cessione per credito. Di fatto, il credito adesso è cedibile soltanto una volta: un meccanismo non più appetitoso come prima, con un dietrofront (anche comprensibile) da parte delle banche.

La prima a tirarsi indietro, proprio la società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia, che offriva tre prodotti per le imprese tra cui appunto proprio la cessione crediti. La stessa linea potrebbe essere seguita anche da Poste (fermo restando che probabilmente metterà in pratica dei nuovi meccanismi di verifica della titolarità dei crediti, dopo avere bloccato temporaneamente le pratiche) e da altri istituti di credito che hanno già comunicato la chiusura del canale di cessione per raggiungimento del budget.

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