Codice Appalti 2023 e revisione PNRR: Smart Procurement rinviato o sfida mancata?

Nella proposta di revisione del PNRR c'è la rimodulazione degli obiettivi di digitalizzazione degli appalti pubblici di cui al D.Lgs. n. 36/2023

di Stefano Oricchio - 01/08/2023

In questi giorni si sta facendo strada una notizia che ai più è sembrata di poco conto: il Governo italiano, nella persona del ministro per gli Affari regionali e i rapporti con l’Unione Europea, ha presentato una proposta di revisione dei progetti e delle scadenze previste per la realizzazione degli obiettivi specifici individuati, per l’erogazione a tappe prestabilite, nel PNRR e nel capitolo RepowerUE, per scongiurare il rischio di perdita di molti dei fondi UE ivi previsti.

Digitalizzazione degli appalti: si profila il rinvio del rinvio

Pochi, se non gli osservatori più attenti, andando a spulciare le varie voci di rinvio e revisione degli obiettivi strategici e delle relative scadenze, originariamente previste dal Governo Conte bis e poi riviste in chiave acceleratoria dal Governo Draghi, si sono accorti che nella “Bozza per la diramazione”, all’esame del Governo nella seduta del 27 luglio, v’è incluso anche il corpus normativo del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 36/2023) dedicato alla digitalizzazione dell’appalto, le cui disposizioni dovrebbero assumere efficacia dall'1 Gennaio 2024. Le proposte di modifica vanno ad interessare, non solo la fase di scelta del contraente, ma anche tutto il ciclo di vita dell’appalto (dalla nascita della programmazione che governa i fabbisogni delle PA, passando per la progettazione, la scelta del contraente e, quindi, la fase esecutiva degli appalti).

La motivazione sembrerebbe risiedere nell’aver definito inizialmente degli obiettivi eccessivamente ambiziosi ed ottimistici. Si legge infatti nella relazione: “La complessità della nuova architettura per l’interoperabilità e l’ampliamento dei soggetti coinvolti richiede una rimodulazione dell’obiettivo a dicembre 2023 che rifletta puntualmente il processo di progressiva attuazione delle disposizioni del nuovo Codice, al fine di garantire la piena interoperabilità di tutti i sistemi e la fluidità dei processi nel nuovo ecosistema del procurement pubblico

In un colpo solo, quindi, nelle proposte di revisione in commento, il nostro attuale Governo intende rinviare la vera scommessa che il Nuovo Codice degli Appalti 2023 si poneva: dare una dignità normativa ai diritti di cittadinanza digitale dei cittadini al fine di raggiungere il tanto agognato principio dell'once only e semplificare gli appalti sia per le Stazioni Appaltanti, sia per gli Operatori Economici.

In questi mesi abbiamo assistito ad un intenso sforzo di tutti gli attori istituzionali, di emettere un quadro regolatorio e attuativo del Codice utile al raggiungimento dell'obiettivo di cui alla misura M1C1 del PNRR. Di tale sforzo abbiamo avuto prova nel copioso corpus normativo emanato e pubblicato lo scorso mese di giugno. Ma tutto ciò non è bastato per scongiurare l'ulteriore rinvio proposto nella bozza in discussione in questi giorni!

Nonostante le regole vi siano, una delle cause pare risiedere nei mancati accordi tra le varie PA coinvolte, ad esempio, per la verifica dei requisiti a mezzo PASSOE/FVOE e questo, purtroppo, rappresenta il vero tallone di Achille del Nuovo Codice. Nuovo codice che propone di funzionalizzare tutte le norme e le regole ivi previste al principio del risultato, salvo poi mancare il risultato e chiedere una proroga dell'efficacia.

Ma quale sarà l’impatto che questa scelta avrà sul nuovo codice e sulla parte già efficace?

Un primo effetto potrebbe essere quello di non rendere pienamente efficace quanto disposto dall’art. 19 sui principi e i diritti digitali ivi previsti, primo fra tutti il principio dell’unicità dell’invio dei dati. Con la conseguenza che non potrà esserne invocata l’applicazione da parte degli Operatori Economici qualora le Stazioni Appaltanti dovessero richiedere, per la partecipazione di più gare, coeve dichiarazioni ripetitive.

Altrettanto dicasi anche per la tanto sperata semplificazione della fase di pubblicazione e pubblicità legale delle gare pubbliche. Quindi, nonostante l’Anac abbia provveduto ad emanare norme attuative di rango regolamentare, quali ad esempio la delibera n. 263 dello scorso 20 giugno 2023, il Governo sembra voler vanificare l’idea del legislatore di semplificare gli adempimenti in capo alle stazioni appaltanti e fare in modo che, a fronte di un unico invio dei dati, decorrano gli effetti giuridici dalla data di pubblicazione nella banca dati nazionale dei contratti pubblici, attraverso l’interoperabilità di quest’ultima con le altre banche dati della pubblica amministrazione, garantendo così la disponibilità tempestiva di tutti i dati acquisiti.

Ciò costringerà gli operatori economici a dover rimborsare, non si sa ancora per quanto tempo, le spese di pubblicazione degli appalti sostenute dalle P.A. in quanto continueranno a trovare applicazione le norme di cui agli artt. 70, 72, 73, 127, comma 2, 129, comma 4 del D.Lgs. n. 50/2016 (Codice pre-previgente) e il Decreto MIT del 2.12.2016.

Ma quello che duole di più sarà il rinvio di tutte quelle norme che, se divenute efficaci, avrebbero aiutato certamente a dare piena effettività ai nobili principi enunciati nel Libro Primo – Parte I del Codice.

Conclusioni

Nell'auspicio che questo rinvio non si tramuti in uno stravolgimento della ratio del Nuovo Codice dei Contratti Pubblici 2023, siamo certi che al nostro Governo non sfuggirà l'occasione offerta di rendere trasparenti e semplici le procedure di gara. In un futuro, si spera, non troppo lontano, troveranno piena soddisfazione sia gli Operatori Economici che le Stazioni Appaltanti potendo contare su un luogo unico dove, rispettivamente, reperire e pubblicare le informazioni, quasi come in una “casa di vetro” e, soprattutto, con una piattaforma digitale, gestita dall'Anac, pienamente interoperabile con tutto il ciclo di vita degli Appalti.

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