Codice dei contratti 2023: trasparenza a rischio?

Tra nuove soglie per l'affidamento diretto, appalto integrato e riduzione dei livelli di progettazione, il nuovo Codice dei contratti rischia di penalizzare i liberi professionisti

di Redazione tecnica - 06/04/2023

Tra riduzione dei livelli di progettazione (art. 41), appalto integrato (art. 44) e nuove procedure di affidamento (art. 50), il nuovo Decreto Legislativo 31 marzo 2023, n. 36 (Codice dei contratti o Codice degli Appalti) rischia di penalizzare i lavoro dei liberi professionisti impegnati nella progettazione.

Progettazione a rischio

La denuncia arriva dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta, che commentando il nuovo D.Lgs. n. 36/2023 ha affermato "Il nuovo Codice dei contratti pubblici, presenta alcuni elementi positivi in tema di digitalizzazione e di organizzazione della pubblica amministrazione ma non possiamo non rilevare un passo indietro per la platea degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti. Rispetto al vecchio codice (D.lgs. 50/2016), il nuovo testo presenta aspetti molto critici che mettono in secondo piano il lavoro e le competenze dei progettisti. Non è stata accolta nessuna delle proposte di modifica suggerita sia da noi sia da altri professionisti della progettazione”.

Le maggiori criticità

Ci aspettavamo un provvedimento equilibrato e attento alla fase progettuale in grado, nel lungo periodo, di poter accompagnare il paese nel processo di riqualificazione del territorio, messa in sicurezza del patrimonio edilizio e soprattutto di cantierizzazione delle nuove opere fondamentali ai fini della crescita e comunque in linea con gli obiettivi del PNRR”, ha proseguito il Presidente di Fondazione Inarcassa che ha evidenziato alcuni dei punti maggiormente critici presenti all'interno del nuovo Codice dei contratti:

  • la riduzione dei livelli di progettazione che, passando da due a tre, impoveriscono la fase di proposta e discussione e rischiano di rendere impossibile la gestione della fase di transizione;
  • il ritorno nei servizi di ingegneria e architettura, ma non solo, agli incarichi diretti o comunque una riduzione significativa delle gare pubbliche e delle rotazioni di incarico, andando così a segnare un’inversione di tendenza nella trasparenza delle procedure;
  • l'applicazione dell'appalto integrato senza limitazioni di importo.

Su quest'ultimo Fietta afferma “Il ricorso all’appalto integrato rafforza i grandi player a discapito dei professionisti della progettazione. Sono state, inoltre, sottovalutate le criticità mosse dall’ANAC che ha evidenziato quanto che l’appalto integrato non offra garanzie né in termine di snellimento della procedura né in termini di qualità delle proposte progettuali. Poca chiarezza, purtroppo, anche sugli affidamenti gratuiti da parte della PA, che restano possibili in casi eccezionali”.

Il nuovo Codice dei contratti pubblici - conclude il Presidente di Fondazione Inarcassa, Franco Fietta - rischia di non essere funzionale agli obiettivi legati alla modernizzazione e crescita del paese e in particolare a quelli contenuti nel PNRR”.

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