Crediti edilizi incagliati: una possibile soluzione per i privati

Mentre il Parlamento discute le possibili soluzioni da inserire nel ddl di conversione del Decreto Cessioni, dalla "base" arriva una proposta per sbloccare i crediti incagliati dei privati

di Pietro Adami - 10/03/2023

Senza nulla togliere alla tragicità della attuale situazione di stallo per le imprese che - confidando nello Stato - hanno applicato lo sconto in fattura e si trovano oggi abbandonate, con cassetti fiscali importanti e nessuna (prospettiva di tramutarli a breve in) liquidità, altrettanto e per certi versi ancor più drammatica appare la situazione di quei committenti che, magari indebitandosi, hanno pagato in prima persona i lavori e si devono oggi confrontare con la totale paralisi del mondo delle cessioni, dopo lo stop di Poste.

La comunicazione della cessione all'Agenzia delle Entrate

Per i privati infatti lo spartiacque del 31 Marzo si avvicina inesorabile; salvo auspicate proroghe, chi non riuscirà entro tale data a caricare in piattaforma AdE una valida comunicazione di cessione (cosa impossibile da fare allo stato attuale se non si dispone di un cessionario, ovvero di un soggetto disponibile ad acquistare il credito) si vedrà costretto all’utilizzo diretto in detrazione IRPEF dell’annualità 2023.

Utilizzo che, per la maggior parte dei contribuenti, si tradurrà nella perdita secca di una annualità di beneficio.

Anche ipotizzando una successiva riapertura dei mercati e la cessione delle residue annualità, ai tassi correnti applicati da istituti alle poche operazioni ancora gestite, una volta perso il primo 25% del bonus (annualità 2023) e rivenduto - ipotizziamo all’80% del valore nominale - il residuo credito, il recupero effettivo per il contribuente si ridurrebbe a circa il 60% della spesa.

Meglio di nulla, certamente, ma pur sempre una percentuale assai ridotta e potenzialmente insufficiente a coprire i costi di eventuali indebitamenti sostenuti per finanziare i lavori.

Le proposte per riaprire la capienza delle banche

Si legge in questi giorni di proposte volte a consentire agli istituti bancari di liberare i propri cassetti fiscali (ma mai si parla di corrispondente obblighi di riacquisto sul mercato, conseguenza per nulla scontata di un eventuale alleggerimento delle posizioni bancarie) consentendo a questi di utilizzare direttamente i crediti già acquisiti per pagare gli F24 dei clienti; tale soluzione tuttavia necessiterebbe non solo di un supporto normativo, ma altresì e soprattutto di supporto tecnologico, di adeguati strumenti informatici e di una revisione operativa dei flussi da e per l’Agenzia delle Entrate ed i vari destinatari dei proventi degli F24 in pagamento. Operazione non di poco peso, e certamente non implementabile dall’oggi al domani.

Non si comprende, in tutta onestà intellettuale, l’accanimento nel voler presentare tale ipotesi come “la” soluzione ed anzi, non si comprende proprio la necessità di un siffatto intervento.

Già oggi agli istituti bancari cessionari è consentita la alienazione ai propri correntisti professionali dei crediti acquisiti dagli istituti stessi; assai agevole parrebbe quindi lo sforzo richiesto agli istituti stessi per poter piazzare individualmente ai propri clienti i crediti detenuti.

Una modesta attività di marketing da sportello o in via telematica, con la quale un istituto contatta i propri correntisti offrendo di cedere loro - in anticipo sulla scadenza di F24 significativi (IVA, IRES, IRPEF, acconti periodici, versamenti di contributi … le occasioni non mancano) - crediti di taglio variabile con sconti significativi, porterebbe certamente ad un rapido risultato, richiedendo per contro solo un modesto sforzo ulteriore di organizzazione per la creazione di una banca dati interna con tagli e scadenze dei bonus disponibili, sì da poterli “accoppiare” al meglio (si pensi ai crediti non frazionabili) al taglio dell’F24 del cliente. Ancor più agevole sarebbe l’iter, per i crediti di vecchia origine, liberamente frazionabili, e quindi cedibili ai clienti in misura perfettamente corrispondente alla necessità del momento.

Resterebbe alla valutazione dell’istituto la possibilità di coprire tali uscite con altrettanti acquisti sul mercato di quelli che, vista la soppressione di cessione e sconto in fattura, appaiono essere gli ultimi bonus reperibili, ed assumerebbero quindi addirittura la veste di un ottimo investimento redditizio a breve termine.

Quanto ai privati, l’ipotesi F24 di cui ad oggi si discute nulla risolverebbe.

Una possibile via d'uscita

Appare a chi scrive che una via d’uscita potrebbe essere identificata nel consentire ai privati committenti di caricare nella apposita piattaforma dell’Agenzia delle Entrate la “cessione del credito” senza inserire per il momento il codice fiscale del cessionario, e riservando tale inserimento ad una data successiva entro un termine identificabile, in ipotesi, al 30.11.2023 (data che consentirebbe al cessionario di vedere ed accettare il credito dopo la prima decade di Dicembre, ed utilizzarlo poi in F24 entro fine anno).

In tal modo il contribuente informerebbe in maniera irrevocabile l’Agenzia delle Entrate della propria intenzione di non utilizzare il credito e di cederlo a terzi, permettendo all’Agenzia stessa di tenerne adeguatamente conto in sede di predisposizione delle dichiarazioni precompilate.

La scelta di cedere sarebbe infatti irreversibile, e laddove entro la scadenza del 30.11 non si reperisse un acquirente, l’annualità andrebbe comunque persa.

Ove invece si addivenisse ad una auspicata riapertura del mercato dei cessionari, al contribuente sarebbe garantita la possibilità, una volta esaurita la fase di controlli dell’acquirente, di completare l’iter con il solo inserimento del codice fiscale del destinatario - cessionario.

Una siffatta possibilità rappresenterebbe inoltre un enorme vantaggio collaterale; gli attuali tempi di verifica dei crediti e la richiesta dei potenziali cessionari di caricare, tra le altre, la comunicazione di cessione sin dall’avvio delle verifiche bloccano di fatto al proponente cedente la possibilità di attivarsi in contemporanea con più potenziali cessionari e cedere, in ipotesi, al primo che dovesse confermare concretamente l’interesse all’acquisto.

Il caricamento della sola dichiarazione irrevocabile di voler cedere, per contro, lascerebbe al cedente ampio spazio di manovra, consentirebbe di attivare contemporaneamente più canali di possibile cessione e posticipare la scelta finale del cessionario al primo tra i potenziali interessati che manifesterà un concreto OK alla cessione.

© Riproduzione riservata