Decreto Cessioni: drammatica fine del Superbonus 110%

Il parere di Inarsind: il nuovo decreto legge è causa di un’interruzione con conseguenze gravissime per tutta la filiera

di Redazione tecnica - 21/02/2023

Il divieto di cessione del credito o di applicazione dello sconto in fattura, sancito dal Decreto Legge n. 11/2023, ha di fatto stabilito la fine del Superbonus 110%, portando con sé delle gravissime conseguenze per tutto il settore, dai professionisti, alle imprese fino ai committenti e clienti finali.

Decreto Cessioni, Inarsind: è la fine definitiva del Superbonus 110%

Ad affermarlo è Inarsind, l’associazione di rappresentanza e tutela di ingegneri e architetti liberi professionisti, sottolineando come sia grave che con lo stesso provvedimento non sia stata data alcuna soluzione per risolvere il problema dei crediti ‘incagliati’, ma anzi, che questa nuova norma abbia di fatto bloccato sul nascere l’iniziativa delle Pubbliche Amministrazioni che nel corso delle ultime settimane si sono impegnate alla sua soluzione deliberandone l’acquisto. Senza dimenticare, secondo l'Associazione, che il blocco immediato avrà conseguenze sull’attività progettuale già avviata, con conseguenti perdite per tecnici e committenti.

La nota mette in evidenza il motivo dello stop “che arriva inatteso, a soli due mesi dalla legge di bilancio che ne aveva sancito la prosecuzione, seppure con una riduzione del beneficio al 90%”, ovvero la necessità di ridurre per il 2023 e per gli anni successivi il flusso dei crediti di imposta, anche in considerazione della maggiore somma – circa 50 miliardi – rispetto a quella prevista ed alla luce della recente modifica, di Istat e di Eurostat, sulla qualificazione contabile della categoria dei crediti fiscali a cui il superbonus appartiene.

Nessuna attenzione ai crediti incagliati

“Restano quindi inascoltati - denuncia Inarsind - gli appelli a risolvere un problema che si conosce da mesi e che rischia di bloccare per sempre i lavori già intrapresi, far fallire imprese con conseguente perdita di posti di lavoro, vanificare, anche economicamente, il lavoro dei tecnici, lasciare in estremo disagio famiglie che avevano visto la possibilità di migliorare la propria condizione abitativa”. Secondo l’associazione, il Governo avrebbe dovuto trovare una soluzione, senza ulteriori rinvii “perché seppure è vero che il decreto esclude dal blocco le attività iniziate, non si può trascurare che rappresenta comunque un chiaro indirizzo che scoraggia l’assunzione di cessioni che ancor oggi sarebbero possibili: e certo non è un caso che siano stati gli istituti bancari, al momento, gli unici soggetti che hanno già manifestato incondizionato consenso al provvedimento”.

Conclude Inarsind facendo un un riferimento sulla direttiva UE di prossima approvazione da parte del Parlamento europeo, lanciando un appello “affinché il blocco del superbonus non eluda la necessità di riflettere sul processo di riqualificazione, sismico ed energetico, del nostro vetusto patrimonio edilizio, che se de una parte dovrà tener conto dei vincoli di bilancio dello Stato, dall’altra non potrà lasciare i cittadini da soli di fronte a quanto prevede la direttiva europea sulle case green”.
 

 

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