DEF 2023: nonostante il Superbonus migliora il rapporto deficit/PIL

Le dichiarazioni del MEF :"Non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il super bonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati"

di Redazione tecnica - 13/04/2023

È stato approvato nel corso del Consiglio dei Ministri dell’11 aprile 2023, n. 28, il Documento di Economia e Finanza (def) 2023 per il triennio 2024-2026. Come spiega lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze, il DEF 2023 tiene conto di un quadro economico-finanziario che rimane incerto e rischioso a causa di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale.

Un contesto non semplice ma entro il quale, nonostante tutto il PIL 2022 ha registrato un aumento del 3,7%; i più recenti indicatori, tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha anche ripreso a crescere.

E, potremmo aggiungere, nonostante il Superbonus: non mancano infatti, nel commento del MEF, alcuni riferimenti proprio all'agevolazione fiscale, accanto a una dichiarazione sugli obiettivi a medio termine che lascia intendere alcuni cambiamenti per il prossimo triennio.

DEF 2023: bene il rapporto debito/PIL, senza Superbonus sarebbe stato ancora meglio

Come riporta il MEF, nel 2022 il rapporto debito/PIL è risultato pari al 144,4%: -1,3% rispetto alla previsione del DPB dello scorso novembre. Una diminuzione che continuerà progressivamente a scendere nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4%, a 140,9% nel 2025, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026.

"Tuttavia non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il super bonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati". Il Ministero conferma quindi il buco nelle Casse dello Stato che il Superbonus 110% avrebbe causato.

DEF 2023: gli obiettivi a medio termine

Tre i principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio delineati dal Governo per il medio termine:

  • rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni e l’individuazione di nuovi interventi a sostegno dei soggetti più vulnerabili e per il rilancio dell’economia;
  • riduzione graduale, ma in misura sostenuta nel tempo, del deficit e del debito della pubblica amministrazione in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). Sul punto, l’esecutivo conferma gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL dichiarati lo scorso novembre nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), pari al 4,5% per il 2023, al 3,7% nel 2024 e al 3%  nel 2025. L’obiettivo per il 2026 viene posto al 2,5%;
  • sostegno alla ripresa dell’economia italiana, con l’obiettivo di conseguire tassi di crescita del PIL e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi.

Anche qui difficile credere che ci sia un futuro, almeno con questo esecutivo, per il Superbonus: più volte definita come misura straordinaria, in un momento straordinario, ha un orizzonte temporale che coincide con il DEF stesso.

Le politiche a breve termine

Nel breve termine, si intendono invece perseguire politiche a sostegno della ripartenza registrata dagli ultimi dati, oltre che al contenimento dell’inflazione. È previsto un taglio del cuneo fiscale a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno, a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale.

Per il 2024, le proiezioni mostrano che, tenendo conto di un deficit tendenziale del 3,5%, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7% del PIL creerà uno “spazio di bilancio” di circa 0,2 punti che verrà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette ‘politiche invariate’ a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, che dovrebbe passare dal 43,3% al 42,7% entro il 2026.

In riferimento al PIL, per il 2023 è prevista una crescita dello 0,9%, all’1,4% nel 2024, all’1,3% nel 2025 e all’1,1 per cento nel 2026.

Il PNRR

Infine, il Governo ricorda che sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal PNRR e delle relative milestone e target, in previsione dell’erogazione della terza rata dei fondi. È inoltre in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti.

 

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