Futuro Superbonus e cessione del credito: le parole del Ministro Giorgetti

In risposta ad una interrogazione alla Camera, il Ministro Giorgetti ha svelato il futuro del Superbonus e anticipato la possibile soluzione al blocco della cessione

di Gianluca Oreto - 15/09/2023

In Italia esiste il Parlamento (Camera e Senato), eletto dal popolo, a cui è affidato il potere legislativo; il Governo, scelto dal Parlamento, a cui è affidato il potere esecutivo; il Presidente della Repubblica che rappresenta l'unità nazionale; la magistratura (indipendente) che esercita il potere giudiziario. Benché il potere di legiferare sia affidato al Parlamento, da anni nel nostro Paese si vedono sempre meno leggi ordinarie e sempre più decreti legge e leggi di conversione. Quest'ultime spesso arrivate a seguito di accordi e maxi-emendamenti preparati dal Governo.

È così che il Governo ha assunto sempre di più poteri e funzioni determinanti per l'indirizzo del Paese. Un aspetto che potrebbe andare bene (ma in realtà non è così) se non fosse che all'interno di una stessa legislatura c'è sempre più di un Governo (almeno due/tre). Come una nave che cambia Capitano più e più volte, stravolgendo completamente il suo piano di viaggio, sballottando i passeggeri che non conoscono più la destinazione, anche in Italia i cittadini hanno cominciato a perdere di vista ogni obiettivo.

Superbonus senza bussola

È esattamente quello che è accaduto alle detrazioni fiscali del 110% (superbonus) messe a punto nella XVIII Legislatura che ha visto:

  • il Governo Conte I dall'1 giugno 2018 al 4 settembre 2019;
  • il Governo Conte II dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021;
  • il Governo Draghi dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022.

Dal Governo Conte II a quello Draghi, l'approccio a questa misura fiscale è completamente cambiato, con correttivi che ne hanno stravolto la filosofia e lasciato contribuenti, professionisti e imprese nel bel mezzo di una tempesta perfetta.

Adesso, arrivati nel pieno della XIX Legislatura e con un Governo in carica dal 22 ottobre 2022, la situazione sembra essere nuovamente cambiata. Dopo una prima fase di studio che ha rimodulato in anticipo e tolto qualche pezzo qua e la, l'attuale Governo in carica ha svelato il suo piano per il Superbonus: nessuno.

Dopo aver contribuito nella scorsa Legislatura a prorogare il Superbonus dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2023 e dopo aver contribuito all'esplosione dei numeri con il Decreto Semplificazioni-bis emanato dal Governo Draghi (che aveva Giancarlo Giorgetti come Ministro dello Sviluppo Economico), adesso il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sempre lo stesso Giorgetti, ha ammesso che "non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute".

Affermazioni che arrivano all'interno di un discorso più ampio che è necessario analizzare nelle sue parti.

L'impatto macroeconomico del superbonus

"In primo luogo, in relazione alle premesse formulate dagli interroganti in merito all'impatto macroeconomico positivo dell'agevolazione in esame, occorre precisare che se anche diverse istituzioni, associazioni e centri di ricerca hanno rilevato il carattere espansivo del superbonus e delle altre misure di incentivazione edilizia, gli stessi studi hanno sottolineato come le valutazioni di impatto di tali misure siano soggette a un ampio margine di incertezza. Ciò è confermato dalla significativa variabilità dei risultati prodotti".

Sostanzialmente il Ministro dell'Economia ha evidenziato il grado di incertezza contenuto nelle diverse analisi arrivate da istituzioni, associazioni e centri di ricerca. Incertezza che evidentemente giustificherebbe parole come "disastro", "truffa" o "tragedia", utilizzate recentemente da vari esponenti del Governo e del Parlamento. La variabilità dei risultati di cui parla il Ministro esiste davvero ma sta all'interno di un range comunque positivo.

Analisi costi-benefici

"Inoltre non si può tralasciare che il contributo alla crescita deve essere necessariamente analizzato alla luce dei costi per il loro finanziamento. Come ogni politica pubblica essa deve essere cioè sottoposta a una rigorosa analisi costi benefici. Come specificato tra gli altri da Banca d'Italia l'effetto espansivo verosimilmente non è stato tale da rendere lo strumento a impatto nullo per il conto economico delle amministrazioni pubbliche".

Niente di più corretto. Ogni investimento va valutato in relazione ai costi sostenuti e ai suoi effetti. Non c'è dubbio che nel superbonus non vi sia stata alcuna pianificazione della spesa. Il superbonus, a causa di scelte scellerate arrivate da tutte le forze parlamentari, ha proceduto a briglie sciolte e, effetti micro o macroeconomici a parte, non va bene che un Paese basi la sua politica economica su una sola misura. Mi chiedo, però, come mai l'analisi di Banca d'Italia (anche questa con un ampio margine di variabilità) vada bene per supportare la tesi del Ministro dell'Economia, mentre quelle di Nomisma, Censis, Ance, Commercialisti, Ingegneri, Federcepicostruzioni,.... non vadano bene per confermare gli effetti positivi della misura.

Gli investimenti in edilizia

"A questo bisogna aggiungere che i maggiori investimenti per abitazioni hanno nella migliore dell'ipotesi sostituito e nella peggiore spiazzato alcune delle spese che si sarebbero comunque realizzate anche in assenza del superbonus tramite l'aumento dei prezzi nel settore. In sintesi, se da una parte la stima dell'impatto macroeconomico del superbonus 110% è incerta, dall'altra parte la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e dovrà darsene conto anche nella prossima nota di aggiornamento al DEF".

Anche queste sono considerazioni che provengono solo da ipotesi che non potranno mai essere verificate, però vanno bene. Non c'è dubbio, invece, che la spesa in superbonus degli ultimi 3 anni, alla luce della riclassificazione dei bonus edilizi, avrà un impatto diretto sulla prossima legge di Bilancio che necessiterà di molta fantasia e grande sforzo da parte di tutti.

Il "bug" del superbonus

"Valga un dato per tutti, misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3% del patrimonio immobiliare esistente, prime e seconde case al mare e ai monti di ricchi e di poveri e anche sei castelli".

Questi sono dati certi e indiscutibili. Il superbonus è stato utilizzato molto per fare business. Più corretta sarebbe stata una pianificazione degli investimenti che partisse dalle prime case, magari quelle più energivore o, meglio, con problemi strutturali. Considerazioni, queste, che potrebbero essere utile per il futuro.

Niente proroga

"Con riferimento invece ai quesiti posti dagli interroganti, proprio per questo motivo non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute come rilevato dagli stessi".

Come anticipato il Ministro è stato chiarissimo ma ha anche dimenticato che certe scelte competono anche al Parlamento che avrà la possibilità di intervenire con la legge di conversione del Decreto Legge n. 104/2023 (Decreto Asset) e con la legge di Bilancio 2024. Due occasioni importanti in cui si comprenderà la reale forza di questo Governo.

Il blocco della cessione dei crediti edilizi e la certificazione del Fisco

"Il mercato di acquisto dei crediti è ripartito grazie anche all'impegno del Governo e alle certificazioni della natura di tali crediti e proprio per questo sono lo studio dell'esecutivo strumenti attraverso i quali consentire la verifica della bontà di quelli ancora in possesso dei cittadini e imprese e sorti nel periodo antecedente l'introduzione dei vincoli di appropriatezza tale circostanza dovrebbe contribuire a rimuovere gli ostacoli frapposti alla loro cessione".

Sulla prima parte non possiamo che chiederci in quale universo parallelo viva il Ministro dell'Economia. Non solo l'acquisto dei crediti edilizi non è ancora ripartito ma il Governo dovrebbe anche fare molta attenzione alle offerte che circolano da mesi, con sconti al limite dell'usura. Tra l'altro, la documentazione per eliminare la responsabilità solidale (che incide dal punto di vista penale) non ha avuto alcun effetto sul sequestro preventivo del credito (art. 321 del c.p.p.) che vige anche in capo al cessionario senza colpe e che oggi rappresenta il primo grande ostacolo alla riapertura delle cessioni.

Interessante è invece la seconda e ultima parte della dichiarazione che anticiperebbe una sorta di certificazione del Fisco sul credito. Una sorta di "bollino" che certificherebbe il credito stesso rendendolo un investimento sicuro per chi lo acquista. Una proposta interessante che potrebbe essere utilizzata per un riavvio del meccanismo di cessione, sempre che questo non sia osteggiato da forze extra-parlamentari.

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