NADEF 2023: necessarie scelte difficili

Riviste al ribasso le previsioni di crescita economica, mentre cresce l'indebitamento pubblico. Per il MEF una delle principali cause è il pagamento dei crediti Superbonus

di Redazione tecnica - 03/10/2023

La situazione economica e finanziaria è più delicata di quanto si pensasse solo 6 mesi fa, e alcuni correttivi sono necessari per la manovra finanziaria del 2024, facendo anche scelte difficili.

NADEF 2023: previsioni di crescita al ribasso

La conferma arriva nella stessa premessa della NADEF 2023, a firma del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, nella quale si spiega che, dopo una buona partenza nei primi mesi del 2023, nel secondo trimestre la crescita dell’economia italiana ha subìto una temporanea inversione di tendenza, risentendo dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie dovuto all’elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell’economia europea e della contrazione del commercio mondiale.

Al ribasso qundi la crescita del PIL dall’1% allo 0,8%, con proiezione dall’1,5% all’1% nel 2024. Resta invece sostanzialmente invariata, rispetto al DEF, la proiezione tendenziale di crescita del PIL per il 2025, all’1,3%, mentre quella per il 2026 migliora marginalmente, dall’1,1% all’1,2%.

L'impatto negativo di Superbonus e bonus edilizi sui conti dello Stato

Sulla finanza pubblica, si afferma nuovamente l’impatto dei crediti di imposta legati agli incentivi edilizi, in particolare del Superbonus, a cui si è aggiunto l’effetto del rialzo dei tassi di interesse sul costo del finanziamento del debito pubblico e della discesa dei prezzi all’importazione sul gettito delle imposte indirette. In particolare, la revisione al rialzo delle stime di erogazione degli incentivi edilizi ha comportato maggiori compensazioni fiscali e, pertanto, un fabbisogno di cassa del settore pubblico che resterà elevato lungo tutto il triennio coperto dalla prossima legge di bilancio.

La revisione al rialzo dell’impatto di bilancio dei crediti d’imposta legati al superbonus (1,1% del PIL) causa un balzo dell’indebitamento netto tendenziale previsto per quest’anno, dal 4,5% al 5,2% del PIL. Cionondimeno, il Governo conferma la propria determinazione a perseguire una graduale, ma significativa, discesa dell’indebitamento netto della PA e un ritorno del rapporto debito/PIL al di sotto del livello precrisi pandemica entro la fine del decennio.

Le scelte di politica fiscale

Sulla base di queste considerazioni, la politica fiscale sarà volta a sostenere crescita e occupazione e a contenere il rialzo dei prezzi al consumo.

Nel documento si legge quindi che “pur in presenza di un contesto geopolitico, ambientale e demografico assai complesso, è necessario conseguire ritmi di crescita nettamente più elevati rispetto a quelli dello scorso decennio. Per questo motivo, la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la sua efficace revisione, anche con l’aggiunta del nuovo capitolo dedicato al Piano REPowerEU, giocano un ruolo centrale nella strategia di crescita e innovazione del Governo. Oltre a questo fondamentale pilastro, il Governo ha in programma non solo di dismettere asset, ma anche di acquisire partecipazioni strategiche in settori chiave per la modernizzazione e digitalizzazione della nostra economia, quali le reti di telecomunicazione, nonché di adottare politiche innovative per lo sviluppo delle infrastrutture”.

Sempre nella volontà di sostenere le famiglie e il potere d’acquisto è stato varato un nuovo decreto contro il caro energia ; si conferma inoltre il taglio al cuneo fiscale per il 2024 e l’attuazione della riforma fiscale, con il passaggio dell’IRPEF a tre aliquote e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi ovvero compensi inferiori a 85 mila euro.

Previste anche misure a sostegno del personale della sanità pubblica e delle famiglie, con iniziative a favore dei redditi medio bassi.

 

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