Parità di genere nei bandi: la clausola premiale è obbligatoria?
L’inserimento di criteri premiali per le imprese in possesso di certificazione di parità di genere è discrezionale oppure no? Ecco la risposta di ANAC
Clausole sociali e criteri premiali: le previsioni del Codice Appalti
Il Codice dei Contratti Pubblici, di cui al d.lgs. n. 36/2023, distingue tra:
- art. 102, che impone obblighi in materia di clausole sociali (occupazione giovanile, femminile e inclusiva);
- art. 108, comma 7, che introduce un criterio premiale per le imprese che abbiano adottato politiche di parità di genere, dimostrabili mediante certificazione.
In particolare, il comma 7 prevede che «al fine di promuovere la parità di genere, le stazioni appaltanti prevedono nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, il maggior punteggio da attribuire alle imprese per l’adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere, comprovata dal possesso della certificazione di cui all’articolo 46-bis del d.lgs. n. 198/2006».
Tale disposizione, come ribadito dalla giurisprudenza e dalla Relazione illustrativa al Codice, ha natura vincolante, non potendo essere surrogata da altre misure – pur con finalità simili – non previste dalla legge.
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