Superbonus 110% e cessione del credito, si va verso il blocco

Intesa Sanpaolo e UniCredit annunciano il prossimo blocco dell’acquisto crediti

di Redazione tecnica - 14/04/2022

L’agonia della cessione del credito continua, e con essa quella del Superbonus e dei bonus fiscali per i quali è prevista l’opzione nata con il Decreto Rilancio. Un meccanismo che sembrava perfetto, la soluzione per fare ripartire consumi e investimenti dopo il lockdown, ma che in poco meno di due anni è stato totalmente stravolto e già mostra segni di ruggine piuttosto pericolosi.

Superbonus e cessione del credito: stop dalle banche

Ultima solo in ordine temporale, la quasi certa chiusura delle piattaforme di cessione per l’acquisto dei crediti da parte dei due colossi bancari italiani, Intesa Sanpaolo e UniCredit: i plafond a disposizione non sono illimitati e se le norme consentono, dopo una prima cessione libera, soltanto due ulteriori cessioni esclusivamente a istituti bancari e assicurativi, anche questi prima o poi sono destinati ad andare in palazzo (per rimanere in tema edilizio).

Ma come si è arrivati a questo punto? Riepilogando brevemente, queste le pietre miliari relative alla cessione del credito:

  • l'opzione è stata istituita con l’art. 121 del Decreto Rilancio, senza prevedere alcun limite né di importo, né di numeri di cessioni, né eventuali asseverazioni delle spese;
  • con il D.L. n. 4/2022 (Decreto sostegni-ter) e il D.L. n. 13/2022 (Decreto frodi), quest'ultimo abrogato e rimesso nella legge di conversione del primo (la n. 25/2022), è stata eliminato il meccanismo di cessione del credito infinita, limitandolo prima a 1, poi a 2 e infine a 1+2 possibili cessioni.

In particolare le due cessioni possono essere effettuate solo in favore di:

  • banche e intermediari finanziari iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385;
  • società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo di cui all’articolo 64 del predetto testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia;
  • imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai sensi del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209.

Le difficoltà dei cessionari

Come abbiamo già sottolineato più volte, il sistema ha cominciato un'involuzione che al momento sembra portare al collasso. E a testimoniarlo ancor di più, il probabile dietrofront di Intesa Sanpaolo e UniCredit.

Le banche sottolineano infatti l’impossibilità a procedere con nuove richieste: basti pensare che Intesa, che ha finora acquisito con i bonus edilizi 4 miliardi di crediti fiscali, ha già ricevuto richieste per quasi 20 miliardi di euro. Stessa cosa per Unicredit, anche se con numeri più piccoli, con impegni pari 1,2 miliardi di euro. Persino Poste Italiane, che ha messo a disposizione un tetto di 9 miliardi, si trova potenzialmente in difficoltà, considerato che l’ultimo report ENEA ha registrato, solo per lavori da Superbonus detrazioni per 18,7 miliardi di euro.

Lo stallo rischia di aggravarsi ancora di più, soprattutto per due ragioni:

  • già molti istituti bancari più piccoli hanno raggiunto la capienza, con la conseguenza che le domande di cessione si spostano inevitabilmente su quelli più grandi;
  • il meccanismo della cessione, sempre nei confronti di istituti bancari e assicurativi, è stato esteso anche ai crediti di imposta per imprese energivore e gasivore, per un valore pari a quasi un miliardo di euro. In sostanza, la coperta diventa sempre più corta.

Il silenzio del Governo

Nel frattempo si aspetta una mossa dal Governo, che aveva promesso di affrontare dopo il DEF la questione sull’eventuale proroga per il SAL al 30% per i lavori Superbonus sulle unifamiliari, attualmente in scadenza al 30 giugno 2022 e per trovare una soluzione al problema della cessione dei crediti.

Al momento le ipotesi più accreditate vedono l’introduzione di una quarta cessione del credito, con possibile frazionamento qualora esso sia ceduto ai propri correntisti anche in maniera frazionata per importo e annualità.

Tra le tante incognite, c’è solo una certezza: la soluzione va trovata presto, o il meccanismo già piuttosto provato, si incepperà del tutto.

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