Superbonus: ancora una chance per recuperare l’annualità 2022

La normativa fiscale consente quattro opzioni per recuperare il credito fiscale maturato per gli interventi di superbonus realizzati nel 2022. Vediamo quali sono con degli esempi

di Luciano Ficarelli - 06/12/2023

Il 30 novembre 2023 era l’ultimo giorno per recuperare la prima rata del credito risultante dagli interventi eseguiti sugli immobili residenziali di cui all’art. 119 del D.L. 34/2020.

Le 4 opzioni per recuperare la prima rata del 2022

Le opzioni erano quattro:

  1. esercitare l’opzione di cessione a favore di terze persone (fisiche o giuridiche) in presenza di un accordo tra le parti o di fattura emessa da un’impresa che ha concesso lo sconto in fattura entro il 31 marzo 2023, con applicazione della sanzione di 250 euro per ogni comunicazione (remissione in bonis) come prescrive l’art. 2-quinquies del D.L. 11/2023;
  2. esercitare l’opzione della cessione a favore di banche o altri intermediari finanziari così come prescritto dallo stesso articolo 2-quinquies anche non in presenza di contratto di cessione dei crediti alla data del 31 marzo 2023, e anch’essa con applicazione della sanzione di 250 euro per ogni comunicazione (remissione in bonis);
  3. portare la prima rata in detrazione dalla dichiarazione modello Redditi PF/2023 nel caso non sia stato già fatto nel modello 730/2023 entro il termine di scadenza del 2 ottobre 2023;
  4. non fare nulla, al fine di esercitare l’opzione che permette di “spalmare” tutto il credito in dieci anni (non è possibile rateizzare una sola rata ma tutto il credito relativo all’intervento) a partire dalla dichiarazione modello 730/2024 o Redditi PF/2024 che si farà il prossimo anno, ai sensi del comma 8-quinquies dell’art. 119 del D.L. 34/2020 conv. in L. 77/2020 e ss.mm..

Al di fuori delle menzionate opzioni, l’annualità 2022 (la prima di quattro rate) è persa. Ma l’hanno persa anche coloro che, nella condizione di non avere capienza fiscale, hanno sperato che la nuova disponibilità all’acquisto di crediti delle Poste Italiane ad ottobre scorso fosse riferita anche all’annualità in scadenza con accesso alla “remissione in bonis”. Purtroppo, l’art. 2-quinquies del D.L. 11/2023 non annovera le Poste Italiane come soggetto ammesso all’acquisto dei crediti in assenza di contratto alla data del 31 marzo 2023. Stessa sorte si ha per coloro che si son visti rifiutare la cessione dalle banche a cui si sono rivolti. In questo caso, considerato che l’utilizzo in compensazione del credito relativo al 2022 sarà possibile solo entro il 31 dicembre 2023 e che l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis era ammessa fino al 30 novembre 2023, si potrà ripresentare una richiesta di cessione del credito solo per le annualità residue.

La dichiarazione “integrativa”

Ma se per la cessione del credito per l’annualità 2022 non ci sono più alternative, esiste ancora una possibilità: la detrazione in dichiarazione dei redditi utilizzando la dichiarazione “integrativa” per coloro che hanno presentato una dichiarazione dei redditi per l’anno 2022 (mod. 730/2023 oppure Redditi PF/2023).

Si riporta il comma 8 dell’art. 2 del D.P.R. 322 del 22 luglio 1998, come risultante a seguito delle modifiche apportate dall’articolo 5, comma 1, lettera a), del D.L. 22 ottobre 2016, n. 193, convertito con modifiche dalla Legge 1° dicembre 2016, n. 225:

le dichiarazioni dei redditi, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dei sostituti d'imposta possono essere integrate per correggere errori od omissioni, compresi quelli che abbiano determinato l'indicazione di un maggiore o di un minore imponibile o, comunque, di un maggiore o di un minore debito d'imposta ovvero di un maggiore o di un minore credito, mediante successiva dichiarazione da presentare, secondo le disposizioni di cui all'articolo 3, utilizzando modelli conformi a quelli approvati per il periodo d'imposta cui si riferisce la dichiarazione”.

Il comma 8-bis spiega, inoltre, che “nel caso in cui la dichiarazione oggetto di integrazione a favore sia presentata oltre il termine prescritto per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo d'imposta successivo (quindi oltre il 30 settembre 2024, secondo le previsioni della riforma fiscale), il credito di cui al periodo precedente può essere utilizzato in compensazione per eseguire il versamento di debiti maturati a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione integrativa”. Se, invece, la dichiarazione integrativa viene presentata entro il termine previsto per la trasmissione della dichiarazione successiva a quella errata, il credito che emerge può essere liberamente utilizzato fin da subito in compensazione.

La dichiarazione integrativa a favore può essere presentata entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è presentata la dichiarazione a patto che non siano stati notificati atti di contestazione per la dichiarazione da integrare.

Esempi pratici

Per esemplificare, considerato che la dichiarazione integrativa del modello Redditi PF/2023 potrà essere presentata entro il 31 dicembre 2028, nel caso in cui nell’anno 2026 si volesse inserire in quella dichiarazione la prima rata delle spese sostenute nel 2022, il credito risultante in quella nuova dichiarazione sarà utilizzabile in compensazione a partire dall’anno successivo, cioè dal 2027, con i debiti maturati e da pagare nello stesso anno.

A chi conviene e come pianificare il debito fiscale

Per utilizzare il credito che risulterà nell’anno scelto per inserire l’onere detraibile, entro i termini stabiliti sopra evidenziati, occorrerà pianificare l’operazione, nel senso che occorre sapere in anticipo in quale anno ci saranno redditi imponibili che possono essere coperti dal credito.

I casi possono essere tanti: la plusvalenza determinata dalla vendita della seconda casa ristrutturata con il superbonus, altre plusvalenze maturate ai sensi dell’art. 67 del TUIR, l’incasso di arretrati per provvigioni maturate in anni precedenti, canoni di locazione di un appartamento finora sfitto, fine detrazioni di somme importanti per spese sostenute in anni passati (come sisma bonus ordinario, ecobonus e bonus casa) e che pareggiavano le imposte da pagare ogni anno, redditi derivanti da nuove attività commerciali o professionali, forti variazioni dei fatturati tra anni diversi nell’ambito delle attività professionali o di imprese in contabilità semplificata, e così via. In sostanza, anche coloro che oggi sono incapienti tali da non poter utilizzare il credito risultante dalla prima rata di superbonus, potrebbero non esserlo nei prossimi cinque anni.

Come si può notare, in alcuni casi è possibile pianificare la maturazione di un imponibile fiscale.

Ad esempio, la vendita della seconda casa ristrutturata con gli incentivi di cui all’art. 119 D.L. 34/2020, in base alla prevista norma della nuova legge di bilancio per il 2024 in corso di approvazione che prevede, semplificando, l’applicazione di una plusvalenza realizzata sul differenziale tra i costi di acquisto e il prezzo di vendita, può essere pianificata. In tal modo, la prevista imposta maturata potrà essere facilmente compensata con il credito risultante dalla dichiarazione integrativa.

Altro esempio si può avere nell’ambito delle attività d’impresa in regime contabile semplificato. In questo caso, vige il criterio di cassa (articolo 1, commi da 17 a 23, della legge 11 dicembre 2016, n. 232) che imputa a reddito dell’anno solo le fatture effettivamente incassate. Sarebbe opportuno, allora, traslare gli incassi nell’anno che si ritiene più conveniente. Per esempio, il rappresentante di commercio che deve incassare delle provvigioni a dicembre, chiede di incassarle a gennaio (sempre se la casa madre sia d’accordo) in modo da incrementare l’utile del nuovo anno. In questo caso, presenterà la dichiarazione integrativa e utilizzerà la rata del 2022 per compensare il debito di maggiori imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi successiva.

Stesso ragionamento per i professionisti che possono aspettare di emettere fatture a dicembre per servizi prestati alla clientela per emetterle nel mese di gennaio in modo che la maggiore imposta che scaturirà dal maggior reddito potrà essere compensata dalla rata 2022 indicata nella dichiarazione integrativa.

Anche coloro che non hanno avuto redditi imponibili nel 2022 ma sono in attesa di una probabile occupazione per aver vinto un concorso o prevedono di iniziare una nuova attività imprenditoriale o professionale potranno utilizzare questa chance di recuperare la rata 2022 nell’anno in cui prevedono di dichiarare reddito imponibile. Infatti, quando si intraprende un’attività, soprattutto nel campo professionale o dei servizi, la tassazione del primo anno è spesso molto alta a causa della mancanza di acconti versati nell’anno precedente. Pertanto, sarebbe interessante pianificare l’inizio dell’attività in concomitanza con la presentazione della dichiarazione integrativa in modo da compensare il credito con le imposte da pagare.

A cura di Dott. Luciano Ficarelli
Dottore Commercialista
Esperto in bonus edilizi
Abilitato al rilascio del Visto di Conformità

© Riproduzione riservata