Superbonus e blocco della cessione: tra pagabile e non pagabile una mozione impegna il Governo

Una mozione di Forza Italia impegna il Governo a trovare soluzioni al blocco delle cessioni dei crediti edilizi senza contestazioni di Eurostat o altri enti sovranazionali

di Gianluca Oreto - 20/01/2023

Arriva da Forza Italia la Mozione 1-00040 presentata dalla deputata Erica Mazzetti il 17 gennaio 2023 che definisce nel dettaglio le principali problematiche, criticità oltre che benefici che ruotano attorno al superbonus e al meccanismo di cessione dei crediti edilizi.

La classificazione del superbonus

Una mozione molto interessante nei contenuti ma che, come tutte le altre sin'ora presentate in Parlamento, pur impegnando formalmente il Governo a trovare soluzioni, difficilmente queste saranno trovate o comunque messe in pratica nell'immediato. E questo perché, benché la mozione stessa sia stata presentata da una forza politica che fa parte della maggioranza al Governo, risulta evidente che al momento la volontà del Governo sia attendere il responso di Eurostat sulla classificazione dei crediti d’imposta derivanti da interventi che rientrano nel superbonus.

Il nodo da sciogliere riguarda l'attuale classificazione dei bonus edilizi come “crediti non pagabili” e quindi portati a riduzione delle entrate. L'8 giugno 2021, infatti, è arrivato sul tavolo dell'ISTAT il parere della Commissione Europea frutto di una specifica richiesta italiana circa l'interpretazione europea sulla corretta registrazione dei crediti di imposta concessi a famiglie e imprese nell’ambito di due schemi di agevolazione che presentano specificità tali da non consentire una immediata interpretazione delle regole stabilite dal manuale SEC e dal Manual on Government Deficit and Debt (MGDD).

Entrando nel dettaglio del superbonus, Eurostat ha riconosciuto, proprio in virtù della trasferibilità del credito fiscale, che le regole attuali del SEC 2010 e dell’MGDD non prevedono dei criteri precisi su questi aspetti che permettano di definire con chiarezza se la misura sia “non-payable” (a riduzione delle entrate fiscali per la quota detraibile nell’anno) o “payable” (come spesa per l’intero importo del credito concesso).

Ed è proprio su questa classificazione che al momento verte l'attenzione di tutti ed è il motivo per cui la volontà è al momento quella di attendere.

Le premesse della mozione

In premessa la mozione presentata da Forza Italia ammette che:

  • il sistema di incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus e fotovoltaico di cui agli articoli 119 e successivi del decreto-legge n. 34 del 2020, (cosiddetto «superbonus 110 per cento» entrato in vigore il 19 maggio 2020) è stato modificato 19 volte nel corso degli ultimi due anni. In particolare, per l'articolo 121, quello relativo all'opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, estesa peraltro a tutte le tipologie di bonus edilizi, si contano 14 modifiche rispetto al testo originario. La quasi totalità dei cantieri ha visto modificarsi la normativa di riferimento almeno due volte, dall'inizio alla conclusione dei lavori;
  • fino all'intervento del decreto cosiddetto «Antifrodi» (decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, poi trasfuso nella legge di bilancio 2022), i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione dei crediti a favore del sistema bancario, assicuravano tempi certi di realizzo, che garantivano alle imprese esecutrici una congrua programmazione degli interventi e il rispetto delle tempistiche previste;
  • a decorrere dal 12 novembre 2021, per ridurre i rischi di frodi o di utilizzi indebiti dell'agevolazione, il citato «decreto Antifrodi» ha introdotto l'obbligo dell'asseverazione di congruità delle spese e del visto di conformità anche per la cessione di bonus diversi dal 110 per cento, nonché l'obbligo di assoggettare al visto di conformità anche l'utilizzo diretto del superbonus nella dichiarazione dei redditi. In forza dell'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022, per i bonus legati a interventi edilizi sono state vietate le cessioni «a catena», ritenendosi legittimo, oltre allo sconto in fattura sul corrispettivo, un solo trasferimento;
  • oltre a queste previsioni una serie di fattori concomitanti ha determinato il progressivo blocco del mercato delle cessioni dei crediti fiscali detenuti nei cassetti delle imprese operanti nel settore delle ristrutturazioni edilizie. In particolare si segnalano: 1) la circolare 23/E dell'Agenzia delle entrate (Ade) del 23 giugno 2022, sulla responsabilità solidale, che ha determinato un immediato irrigidimento del sistema bancario in merito alle procedure di acquisizione di detti crediti; 2) una serie di sentenze della Corte di cassazione (da ultimo 30 dicembre 2022, n. 49687) che, in mancanza di una espressa esclusione di legge, confermano l'applicabilità del sequestro preventivo dei crediti anche presso il terzo in buona fede, in presenza di procedimenti relativi all'illegittima creazione di crediti fiscali inesistenti, con la motivazione che il sequestro collegato alla cosa e non alla persona;
  • la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, nella sua relazione finale, comunicata alla Presidenza della Camera il 6 ottobre 2022 ha osservato che la capienza fiscale dei 12 principali istituti di credito è di 16,2 miliardi di euro l'anno, pari a 81,1 miliardi nel quinquennio. Poiché tali banche hanno accettato crediti fiscali derivanti da cessioni dei bonus edilizi per 30 miliardi di euro e altri 47 miliardi sono in valutazione (complessivamente il 78 per cento del mercato delle cessioni), la loro capienza fiscale sarebbe al limite. Peraltro negli ultimi anni sono state adottate diverse misure di sostegno sotto forma di credito d'imposta cedibile alla banca: i bonus energia per le imprese del solo 2022 ammontano a 13 miliardi, da utilizzare entro il giugno 2023. Questa massa cedibile amplifica i rischi relativi ai limiti di capienza fiscale delle banche;
  • a fronte della situazione di stallo del mercato delle cessioni e delle conseguenze sofferenze delle imprese, in particolare delle Pmi, Parlamento e Governo, sono più volte intervenuti: il numero dei possibili trasferimenti è aumentato sino alla previsione, contenuta nel testo di conversione del decreto-legge n. 176 del 2022 di una sola cessione a terzi e tre ulteriori cessioni effettuate in favore di istituti di credito e intermediari finanziari, con possibilità per quest'ultimi, di cedere a propri correntisti in possesso di partita IVA. Inoltre l'Agenzia delle entrate (Ade) ha consentito il frazionamento dei crediti per annualità, in virtù del fatto che ciascuna di esse dispone di un codice univoco;
  • oltre a questo, l'articolo 14 del decreto-legge n. 50 del 2022, l'articolo 33-ter del decreto-legge n. 115 del 2022 e l'articolo 9 del decreto-legge n. 176 del 2022, limitatamente alle questioni relative alla cessione del credito, hanno previsto: l'estensione delle norme sulle cessioni plurime ai crediti, antecedenti il 1° maggio 2022, la possibilità di integrare le documentazioni dei crediti antecedenti il 12 novembre 2021, le modifiche in tema di responsabilità solidale, che ora si configura solo in caso di dolo o colpa grave, la possibilità che i crediti d'imposta in possesso delle imprese inviati al 31 ottobre 2022 siano fruibili in 10 rate e il possibile intervento di Sace a garanzia dei prestiti che le banche potranno concedere alle imprese operanti nel settore edilizio (Ateco 41 e 43) per trasformare in liquidità i crediti acquisiti o gli sconti in fattura concessi;
  • questi interventi non sono serviti a riavviare compiutamente il mercato delle cessioni, che appare afflitto da una generale sfiducia tra gli operatori. Si è determinata una paradossale situazione nella quale le imprese che effettuano i lavori, in particolare le piccole e medie imprese (Pmi) si ritrovano con i cassetti fiscali pieni, ma senza risorse per poter proseguire i lavori, onorare gli impegni coi fornitori, pagare stipendi e contributi;
  • le Pmi segnalano l'introduzione di nuove condizioni per l'acquisto del credito da parte del sistema creditizio, tra le quali l'esame del merito creditizio del cedente, l'accettazione di fatture solo oltre un certo importo, la difficoltà, per le imprese che operano tramite Sal, di cedere i Sal successivi al primo a istituti di credito diversi da quelli a cui hanno ceduto il primo. In generale, si registra un maggior onere a carico del cedente e soprattutto una minore celerità nella definizione delle pratiche, dovuta al rafforzamento dei controlli, nonostante il fatto che, una volta ottenuta asseverazione, visto di conformità e codice univoco, il credito da cedere sia certo;
  • sono quasi 50 mila le Pmi che, in questo periodo, stanno accusando difficoltà nello smaltimento di questi crediti. Il centro studi di Cna ha ripetuto recentemente l'indagine, già effettuata a giugno 2022, sulle cessioni dei crediti, rilevando un aggravamento della situazione. Nel campione di imprese intervistato è esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un cassetto fiscale pieno: attualmente, sfiora il 75 per cento mentre nella precedente rilevazione era a quota 35 per cento. Aumenta al 54 per cento del totale il numero di imprese che detengono crediti per valori superiori a 100 mila euro. Oltre metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori, il 40 per cento dichiara di far fatica a pagare tasse e imposte, mentre il 60 per cento sta valutando la sospensione dei cantieri in corso. Dall'analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti emerge che il blocco colpisce di più le imprese minori. L'importo totale dei crediti relativi ai bonus edilizi, incluso il superbonus, ceduti e non ancora accettati dai cessionari dopo 30 giorni, ammontava a più di 5 miliardi di euro (5.175,7 milioni) secondo i dati forniti dall'Ade il 19 maggio 2022. Un dato che potrebbe essere sottostimato ove si consideri che la Cna (giugno 2022) ha valutato che i crediti bloccati sono circa il 15 per cento del totale. Ulteriori dati sulla situazione dei crediti in corso di cessione possono desumersi dalla citata relazione della Commissione inchiesta banche (pagina 83 e successive);
  • il 10 novembre 2022 Abi e Ance hanno insieme scritto al Governo una lettera per richiamare l'attenzione sulla gravità della situazione nella quale si trovano migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento sulle norme di utilizzo dei bonus edilizi, chiedendo una misura tempestiva e di carattere straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, da compensare con i crediti ceduti dalle imprese;
  • i bonus edilizi sono trasferimenti di risorse ai cittadini e non alle imprese. La certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera delle costruzioni è la pre-condizione necessaria per sostenere i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione del credito. In questo contesto, le imprese che realizzano i lavori anticipano il valore del contratto che poi lo Stato rimborserà in più anni. Una modalità in cui le imprese svolgono il ruolo di finanziatore di lavori per conto dello Stato, l'affermazione che la cessione è una possibilità, non un diritto, in ossequio all'impostazione Eurostat sulla natura dei bonus edilizi, va conciliata con l'esigenza di assicurare la certezza del diritto e il legittimo affidamento delle Pmi in difficoltà per aver utilizzato le possibilità offerte dalle norme vigenti. Correttamente è stato osservato che non è possibile considerare fatturato e imposte come quantità equivalenti nel conto economico delle aziende. Per i crediti bloccati, detenuti dalle imprese, cresce il rischio che essi vengano svenduti a intermediari-avvoltoio, con il nefasto di risultato di danneggiare il sistema delle imprese e di dover comunque porre a carico della finanza pubblica i crediti in scadenza;
  • grava, sulla questione delle cessioni, la sospensione del giudizio da parte di Eurostat relativamente alla natura dei bonus edilizi. Norme che favoriscano la possibilità di passare il credito con lo Stato a soggetti con una capienza fiscale maggiore potrebbero aumentare il rischio di far rientrare la spesa, finora considerata «non pagabile» e quindi non caricata direttamente sul debito per tutte le rate annuali in previsione di essere pagate, tra quelle considerate da Eurostat come invece «pagabili», ovvero un esborso certo per lo Stato e quindi da considerare tutto e subito ai fini della contabilità nazionale. Un round di incontri con i tecnici Eurostat è atteso per i prossimi mesi;
  • la Nota di aggiornamento al Def di settembre 2022 sconta, per bonus edilizi, un onere di oltre 61 miliardi. Nell'audizione parlamentare del 10 novembre 2022 sulla Nadef il Ministro dell'economia e delle finanze ha parlato di uno scostamento di 37,8 miliardi sui conti pubblici. Il 14 dicembre il Ministro ha riferito all'Aula della Camera dei deputati, che dati al momento in possesso dell'Ade, per il periodo ottobre 2020-novembre 2022, mostrano che l'ammontare dei crediti è pari complessivamente a 99,4 miliardi di euro, di cui riferibili al superbonus 52,1 miliardi e al bonus facciate 24,8 miliardi. Il report Enea con i dati al 31 dicembre 2022, relativo al solo superbonus 110 per cento indica oneri a carico dello Stato pari 51,3 miliardi di euro già maturati e 68,7 miliardi di euro potenzialmente previsti a fine lavori. I dati scorporati mostrano brusche accelerazioni a settembre 2022 (scadenza termine 30 per cento completamento lavori unifamiliari) e dicembre (scadenze varie, tra cui bonus facciate, corsa alla Cilas per blindare il 110 per cento per i condomini);
  • a seguito dell'approvazione del decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater, il totale dei mezzi di copertura della spesa relativi al solo superbonus 110 per cento per il periodo 2022-2036 assomma 33,3 miliardi, cui si sono aggiunti effetti indotti positivi sulle imposte dirette e indirette, stimati in circa 1,5 miliardi. Parte della spesa trova copertura nel Pnrr, all'interno della missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», che stanzia 13,95 miliardi di euro per l'investimento «Ecobonus e Sismabonus fino al 100 per cento»; a questi si aggiungono altri 4,56 miliardi finanziati dal piano complementare, per un totale di 18,51 miliardi;
  • dai dati sopra esposti appare evidente il netto sbilanciamento tra le risorse appostate (circa 33,3 miliardi di euro) e quelle necessarie a coprire le spese ammesse o potenzialmente ammissibili (68,7 miliardi di euro, potenziali e in crescita), relative ai crediti d'imposta relativi al superbonus 110 per cento nell'arco dei periodi di imposta dal 2022 al 2036;
  • rispetto a questi dati sussiste una significativa disparità di cifre tra quanto iscritto nei documenti pubblici e quanto riportato nei calcoli da autorevoli istituti, che giungono a sostenere che il reale impatto dei bonus edilizi sui conti pubblici sia limitato a una quota molto inferiore di quanto dichiarato. Negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi studi redatti da associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca. In particolare si segnalano:
    1. lo studio (luglio 2022) del Consiglio nazionale ingegneri (Cni) aggiornato a fine giugno basato sulle tavole intersettoriali dell'economia italiana elaborate dall'Istat, nel quale si individua un moltiplicatore del reddito pari a 2,1 per stimare gli effetti diretti e indiretti sull'economia di ogni euro speso per bonus edilizi;
    2. lo studio (luglio 2022) condotto da Nomisma sull'impatto economico, ambientale e sociale del superbonus, anch'esso basato sulle tavole intersettoriali, che utilizza un moltiplicatore del reddito pari a 3,2 per stimare gli effetti diretto, indiretto e indotto delle spese del superbonus. Secondo Nomisma i 38,7 miliardi di euro investiti dallo Stato fino a giugno 2022 a titolo di copertura hanno generato un valore economico pari a 124,8 miliardi di euro;
    3. lo studio Ance dell'11 luglio 2022, in cui per superare le criticità del modello delle tavole intersettoriali, si utilizza una metodologia basata su quanto avviene realmente in un cantiere edile, senza tener conto degli effetti indiretti e di quelli indotti. Lo studio stima a un'aliquota media del 47 per cento del ritorno per lo Stato in termini di gettito fiscale complessivo (Iva, Irpef, Ires, Inps e Inail) a partire da un capitolato tecnico-economico standard. L'aliquota è calcolata sul costo lordo statale e include le entrate contributive;
    4. il rapporto Censis (novembre 2022) nel quale, elaborando i dati Cni, Enea e Istat, si calcola che tra l'agosto del 2020 e l'ottobre del 2022, per una spesa di 55 miliardi di euro in superbonus, che si converte in 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato, c'è un incasso fiscale diretto in termini di Iva, Irpef e Ires di 42,8 miliardi. La spesa effettiva è valutata quindi di 17,6 miliardi. Per il Censis, i 55 miliardi ammessi a detrazione attivano un valore della produzione nelle filiere edilizia e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro, un effetto diretto a cui si aggiungono 36 miliardi di euro di produzione attivati in altri settori dell'indotto;
    5. il Cresme, che nel XXXIII rapporto congiunturale sul mercato edilizio, nel giudicare positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarisce che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9 per cento (il più alto in Europa) e che la maxi detrazione ha contribuito con un +22 per cento alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;
    6. di particolare rilevanza, la ricerca pubblicata a fine dicembre 2022 dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, nella quale si afferma che un euro speso per i bonus edilizi, ha avuto un ritorno per le casse pubbliche di 43,3 centesimi a cui vanno aggiunti gli effetti positivi sull'occupazione e sul reddito di famiglie e imprese. L'elemento significativo della ricerca è dato dal fatto che essa analizza in dettaglio la metodologia utilizzata della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) nel redigere le relazioni tecniche dei provvedimenti che hanno disposto l'introduzione o la proroga di bonus edilizi, rilevando che esse appaiono caratterizzate sia da una significativa sottostima iniziale del costo lordo per lo Stato del superbonus 110 per cento, sia dall'adozione di un modello di calcolo che limita al solo 8,6 per cento le maggiori entrate indotte dalla spesa «aggiuntiva» schema che appare viziato da una prudenza eccessiva. Un duplice errore (sia in uscita, che in entrata) che ha amplificato gli allarmi sulla tenuta dei conti pubblici;
  • resta ben inteso che, mentre il costo «lordo» dell'introduzione o proroga di bonus edilizi per il bilancio dello Stato segue il meccanismo di fruizione del beneficio dilazionato nel tempo e, quindi, si «scarica» per quote costanti nei quattro, cinque o dieci esercizi finanziari successivi all'anno per il quale è richiesto il bonus edilizio, l'effetto positivo indotto per il bilancio dello Stato si concentra invece per intero nelle immediatezze della generazione di spesa «aggiuntiva»;
  • Il ricorso al superbonus dal 2020 a dicembre 2022 ha coinvolto 360.000 edifici, (di cui 264.000 nel solo 2022): il 2,82 per cento dei fabbricati esistenti di cui il 2,1 nel 2022. Nell'ottobre 2022 Mise-Enea hanno calcolato che il risparmio energetico complessivo realizzato nei 12 mesi precedenti (241.000 interventi), calcolato attraverso i parametri Mise-Enea è stato pari 0,72 Mtep/anno. Ne consegue che quanto realizzato ha significativamente superato gli obiettivi del Pniec 2019 relativi al settore residenziale per il periodo 2020-2030, che prevedevano la necessità di intervenire ogni anno sullo 0,7 per cento del patrimonio abitativo e un obiettivo di risparmio energetico di 0,33 Mtep/annui;
  • secondo i dati Enea, grazie agli interventi effettuati fino a ottobre 2022, vi è stata una riduzione di 979.000 tonnellate di Co2. I risultati raggiunti mostrano un abbattimento della Co2 generata del 15,5 per cento con il salto di una classe, del 31 per cento con un salto di due classi e del 46 per cento con tre classi. Il risparmio di gas, negli edifici fino a oggi ristrutturati, è pari a 2 miliardi di metri cubi (di cui 1,1 legato al superbonus). Gli interventi finora realizzati col superbonus hanno prodotto un risparmio di energia elettrica di oltre 10 milioni di megawattora/anno;
  • con il pacchetto «Fit for 55», presentato nel luglio 2021 e in corso di approvazione, nel 2030 dovremmo ridurre del 55 per cento le emissioni clima-alteranti per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Per quel che riguarda gli immobili, residenziali o produttivi, il pacchetto muove dalla constatazione che nell'Ue gli edifici rappresentano il 40 per cento del consumo finale di energia e il 36 per cento delle emissioni legate di gas serra legate all'energia e che sussiste un potenziale enorme in termini di riduzione delle emissioni;
  • nell'ambito del pacchetto, la proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, che dovrebbe essere approvata a febbraio 2023 dalla Commissione energia del Parlamento europeo per poi essere definitivamente varata dal Parlamento entro il 13 marzo, prevede che tali immobili debbano tutti raggiungere la classe energetica «E» entro il 2030. Dopo altri tre anni, nel 2033, sarà necessario arrivare alla classe «D». Nella tabella di marcia è previsto gli Stati membri stabiliscono scadenze e sanzioni specifiche entro le quali gli edifici dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori, nonché misure finanziarie adeguate al raggiungimento degli obiettivi;
  • la proposta di direttiva sta sollevando forti perplessità per la ristrettezza dei tempi di applicazione e per il mancato riconoscimento delle particolarità del patrimonio edilizio italiano. Il nostro Paese conta un parco immobili vecchio, per buona parte collocato in centri storici, con grande diffusione della proprietà. Anche in assenza di sanzioni nazionali, non appena la direttiva europea entrerà in vigore, l'effetto sarà quello di ridurre il valore delle abitazioni che non rispettano i requisiti della direttiva, con riflessi in svariati ambiti, tra cui il sistema bancario, in relazione ai mutui concessi per l'acquisto delle abitazioni che hanno come garanzia l'immobile stesso;
  • per sostenere le ristrutturazioni di milioni di edifici in tutta Europa, il pacchetto prevede anche una serie di meccanismi di incentivazione. I finanziamenti provengono da diverse fonti, tra cui il Fesr, il Fondo di coesione e il Fondo per la ripresa e la resilienza. A questi si aggiunge poi il nuovo Fondo sociale per il clima che mobiliterà 72,2 miliardi di euro dal bilancio dell'Ue per il periodo 2025-2032 per sostenere le famiglie, maggiormente in difficoltà in termini di redditi e di efficienza delle proprie abitazioni;
  • l'80 per cento degli immobili residenziali esistenti in Italia rientra nelle classi energetiche più basse EFG e il 75 per cento degli edifici italiani è stato realizzato ante norme sismiche (1974). Secondo il Censis nel 2021, 2,8 di nuclei hanno dichiarato familiari di vivere in abitazioni con problemi strutturali, 2,2 milioni di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione e 3,5 milioni di avere problemi di umidità;
  • dai dati ANCE-Nomisma presentati a luglio 2022 risulta che circa 483 mila beneficiari con reddito medio basso (sotto i 1800 euro mensili), grazie al superbonus hanno potuto effettuare lavori di riqualificazione energetica alla propria abitazione. Si tratta del 32,6 per cento degli interventi sino ad allora effettuati. A fronte del congelamento della cessione dei crediti fiscali di fatto solo i cittadini capienti potranno in futuro utilizzare il nuovo superbonus;
  • l'Ocse, ha esplicitamente apprezzato il fatto che l'Italia abbia utilizzato la leva fiscale per promuovere la sostenibilità ambientale, tuttavia il nostro Paese è tuttora privo di una politica strutturale dell'efficienza energetica degli edifici (nonché, per le nostre particolari caratteristiche geografiche, di adeguamento antisismico), in quanto il superbonus è sempre stata una norma congiunturale, potentissima e discutibile. Per altro inserita in un sistema agevolatorio che si è stratificatosi a partire dalla seconda metà degli anni '90, con gli obiettivi più disparati. Si è proceduto con aggiustamenti, proroghe, con modalità stop and go, mentre altri Paesi come la Francia e la Germania hanno avviato politiche coordinate, investendo risorse importanti;
  • in Germania gli stanziamenti pubblici annuali a carico dello Stato per la decarbonizzazione e l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono lievitati dagli 8 miliardi nel 2021 ai 13-14 miliardi del 2022 destinati a finanziare la riforma delle norme cosiddette «Beg» (federal support for efficient buildings) basata su tre pilastri - riqualificazioni parziali, ristrutturazioni totali dell'esistente e ricostruzione di nuovi edifici. La kfW (la Cdp tedesca) nell'ambito dei programmi per l'efficienza energetica, all'ottobre 2022 aveva già sottoscritto oltre 100 mila accordi (tra prestiti e sussidi a qualsiasi controparte) per 36,1 miliardi di euro;
  • la Francia sostiene dal 2015 una politica di incentivazione per i lavori di ristrutturazione energetica degli immobili abitativi che consente di cumulare le molte agevolazioni statali fino al 90 per cento della spesa (a scalare in base al reddito fino al 40 per cento per le famiglie con redditi più alti) e ancora di aggiungere ulteriori misure di sostegno locale, con il limite di non superare il 100 per cento della spesa. La legge sulla «transizione energetica per la crescita verde» prevede di riqualificare 500 mila unità immobiliari l'anno fino al 2050. Nel corso del 2019 le agevolazioni hanno consentito a 3,1 milioni di famiglie (il 20 per cento delle famiglie residenti in case unifamiliari) di completare almeno un intervento di riqualificazione energetica, per un totale di 28 miliardi. Nel 2021 la legge «Clima e resilienza» ha introdotto un obbligo di riqualificazione degli edifici molto energivori con l'obiettivo di ristrutturare tutte le unità abitative in classe F e G entro il 2028;
  • è necessario che la transizione energetica in ambito edilizio sia accompagnata da programmi, fondi e risorse di sostegno per l'efficientamento degli edifici, mediante l'adozione di uno specifico piano a livello europeo e nazionale che abbiano come missione principale quella di finanziare la ristrutturazione edilizia profonda.

L'impegno del Governo

Per i suddetti motivi, la mozione impegna il Governo:

  1. ad adottare iniziative volte al complessivo riordino del sistema di incentivazione per la ristrutturazione edilizia in termini di razionalizzazione e semplificazione, anche tenendo conto delle esperienze maturate in altri Paesi dell'Unione europea, trasformando le misure prevalentemente congiunturali oggi esistenti in una rigorosa e strutturale spinta all'efficientamento del patrimonio edilizio residenziale, sotto il profilo energetico e sismico, realizzando un modello nel quale l'incentivo sia:
    1. direttamente proporzionale ai livelli di efficientamento (sismico e/o energetico) raggiunti dagli immobili, rispetto a quelli di partenza ante intervento;
    2. inversamente proporzionale al reddito del beneficiario con particolare attenzione ai cittadini incapienti e alle prime case, valutando la creazione di un Fondo di natura rotativa presso la Cassa depositi e prestiti, destinato all'erogazione di anticipazioni di durata decennale, a tasso agevolato, per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio detenuto dai soggetti a basso reddito o incapienti;
  2. ad adottare iniziative volte a dotare il sistema di incentivazione di cui al precedente impegno delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Fit for 55 per l'edilizia residenziale, inseriti nella direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia di prossima emanazione, intervenendo in sede di Unione europea affinché queste siano incrementate, e coordinando l'utilizzo delle risorse europee disponibili con ulteriori risorse nazionali anche al fine di consentire al comparto edilizio di mantenere gli attuali livelli di apporto al Pil e di generare le maggiori entrate necessarie a sostenere il processo di efficientamento;
  3. ad adottare iniziative volte a prevedere un modello incentivante anche per le ristrutturazioni e gli interventi edilizi privi di caratteristiche di efficientamento e adeguamento antisismico, al fine di evitare la creazione di una «economia non osservata» in ambito edilizio, e in tale ambito ad escludere l'applicazione dello sconto in fattura;
  4. a individuare uno specifico sistema di incentivazione per l'efficientamento energetico e sismico degli immobili produttivi, destinato ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, con l'obiettivo di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico e antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;
  5. a rivedere il modello con cui sono state redatte le relazioni tecniche relative alla copertura dei bonus edilizi introdotti a partire dal 2020 e a presentare al Parlamento una valutazione dell'impatto sui conti pubblici dei flussi di cassa fiscali e contributivi, diretti e indiretti, provenienti dal settore edile e dall'indotto, tenuto conto dalle analisi presentate dalle associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca, individuate in premessa;
  6. ad adottare iniziative di competenza volte a sbloccare il mercato delle cessioni secondo modalità che non comportino possibili contestazioni di Eurostat o altri enti sovranazionali, in particolare:
    1. valutando la possibilità di una espressa deroga all'articolo 321 del codice penale in materia di sequestro preventivo, in cui si preveda l'esclusiva responsabilità in capo al soggetto originariamente beneficiario del credito d'imposta, senza coinvolgimento del terzo, di modo che i cessionari in buona fede estranei a ogni reato, in particolare tributario, commesso dai cedenti, non possano essere destinatari di provvedimenti di sequestro;
    2. consentendo la possibilità agli intermediari finanziari di frazionare per importi oltre che annualità i crediti da cedere ai propri correntisti non consumatori, in considerazione dell'alta affidabilità nella gestione documentale delle cessioni;
    3. semplificando le verifiche documentali per le cessioni successive a quelle rivolte al primo intermediario finanziario;
    4. promuovendo la stipula di uno specifico accordo tra Governo, Associazione bancaria italiana, Cassa depositi e prestiti S.p.a., Poste italiane S.p.a., e le organizzazioni imprenditoriali, volto ad accelerare la circolazione dei crediti d'imposta, garantendo la sostenibilità del mercato delle cessioni per il sistema creditizio, definendo regole uniformi per valutare l'affidabilità dei cedenti, individuando procedure telematiche unificate e checklist documentali univoche, nonché adottando tassi di sconto massimi secondo il modello utilizzato da altre operazioni finanziarie come anticipo fatture o Discount rate cap (Drc) al fine di evitare attività speculative;
  7. a promuovere il coinvolgimento degli ordini professionali competenti per materia nella stesura delle regole tecniche attuative in ambito sismico e/o energetico;
  8. a fornire ogni utile elemento al Parlamento sull'entità dei crediti fiscali in scadenza nel 2022, che non sono stati utilizzati per incapienza dei soggetti titolari.
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