Superbonus e cessione del credito: evitare proclami e fanatismi

Nel corso dell’Assemblea annuale, Ance sottolinea l'importanza delle detrazioni fiscali e del meccanismo di cessione di cui agli artt. 119 e 121 del Decreto Rilancio

di Gianluca Oreto - 23/06/2023

Parlare di superbonus e di cessione del credito non è semplice perché si rischia di cadere nella faziosità che anima il dibattito degli ultimi anni. Personalmente, avendone seguito ogni singola evoluzione, penso che si debba partire dai numeri (almeno quelli che conosciamo).

I numeri del Superbonus

Al 31 maggio 2023, come evidenziato nell'ultimo report di Enea, sono 411.871 gli edifici che sono stati riqualificati grazie al Superecobonus per un totale di oltre 77 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Senza considerare gli interventi di miglioramento strutturale che hanno avuto accesso al Supesismabonus (i cui numeri restano un mistero).

Numeri impressionanti anche se confrontati con il totale degli edifici residenziali e con gli immobili che entro il 2033 dovranno essere riqualificati per far fronte agli obblighi europei previsti dalla Direttiva Green. Il tutto nonostante gli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 abbiano subito copiose modifiche che ne hanno reso difficile la comprensione a tutti gli operatori.

Che il superbonus e il meccanismo di cessione abbiano avuto diverse problematiche tecnico-operative è un fatto noto a tutti (almeno agli addetti ai lavori con un minimo di onestà intellettuale). Soprattutto l'anima "energetica" del superbonus non è certamente stato il miglior strumento fiscale per incentivare l'abbattimento dei consumi. Certamente è servito, ma a quale costo?

Quanti sono stati gli interventi che hanno privilegiato la spesa e non le reali esigenze degli immobili italiani? Quanti affaristi hanno trovato spazio in una manovra economica senza precedenti? Sono domande su cui occorrerebbe una seria riflessione ma non tanto per trovare motivi per bloccare tutto (come in effetti è stato fatto) quando per trovare soluzioni per migliorare uno strumento che, al netto di queste problematiche, ha certamente funzionato.

La cessione del credito e gli errori commessi

Ciò che ha davvero incentivato l'utilizzo del superbonus, come del bonus facciate e di tutti gli altri bonus edilizi minori è stato il meccanismo di cessione del credito di cui all'art. 121 del Decreto Rilancio che nella sua prima versione (anche qui al netto di gravi errori di "gioventù") ha reso orizzontale e accessibile a tutti la possibilità di intervenire anche senza capacità economica e capienza fiscale.

I grandissimi errori commessi dal Legislatore nel 2020 sono stati:

  • aver esteso la cessione ai bonus senza controllo (che ha causato le frodi soprattutto nel bonus facciate);
  • aver previsto un'imponente misura fiscale senza aver preparato adeguatamente il "terreno" (tutti ricorderanno l'assenza di piattaforme, procedure e controlli che sono stati previsti in progress e a giochi iniziati);
  • aver concentrato la misura in un orizzonte temporale ridotto (che ha aumentato considerevolmente la domanda senza che gli operatori si fossero adeguatamente preparati).

Il buon lavoro: l'assemblea ANCE

Di superbonus e cessione del credito se ne è parlato nel corso dell’Assemblea annuale Ance che si è tenuta a Roma lo scorso 21 giugno. Un'occasione per fare il punto sui temi più caldi tra cui il PNRR, la riforma del Codice dei contratti, il Superbonus, il caro materiali, i tassi di interesse e le riforme che attende il Paese da anni.

Relativamente al Superbonus la Presidente ANCE Federica Brancaccio ha fatto delle considerazioni assolutamente meritevoli di essere ascoltate. "Il superbonus, al di là dei proclami e dei fanatismi delle opposte fazioni - ha affermato la Presidente dei costruttori italiani - andrebbe finalmente analizzato con lucidità e buon senso per recuperare gli elementi che hanno funzionato davvero e che possono ancora funzionare in futuro".

"Per noi è sempre stato chiaro che si trattava di una misura straordinaria con un tempo limitato, nata per rilanciare l’economia in un periodo di gravissima crisi - continua la Brancaccio - Non possiamo rinnegare i benefici che questo strumento ha prodotto sulla nostra economia. Certo ci sono stati abusi, anche se molto meno di altri bonus, e il numero delle imprese nate in un anno per approfittare del nuovo business ci deve insegnare che non si può prescindere in futuro da una qualificazione non solo del settore, ma anche del mercato e dalla tutela delle imprese con un’elevata professionalità ed esperienza".

"Ripartiamo - ha concluso la Presidente Brancaccio - da un nuovo modello di incentivi fiscali efficaci e sostenibili con un orizzonte di lungo periodo e la giusta dose di risorse pubbliche che vanno previste già nella prossima legge di bilancio. La nostra proposta si fonda su alcuni elementi positivi sperimentati negli ultimi mesi: i controlli rafforzati, la qualificazione delle imprese, l’obbligo di applicazione del contratto dell’edilizia, i prezzari di riferimento e li inserisce in un contesto normativo stabile e finanziariamente virtuoso".

Conclusioni

Tutto corretto. L'Italia ha maturato negli ultimi 3 anni un'esperienza senza precedenti che non ha solo migliorato il costruito italiano ma ha fatto emergere senza alcun ragionevole dubbio punti di forza e criticità su cui puntare nel prossimo futuro.

Occorre ripartire dal meccanismo di cessione del credito che gli Stati Uniti stanno mettendo a punto solo adesso per incentivare la transizione ecologica. Serve analizzare in modo unitario il processo edilizio-fiscale consentendo agli operatori di utilizzare una piattaforma unificata che possa colloquiare con l'Agenzia delle Entrate, l'Enea e lo Sportello Unico Edilizia.

È necessario potenziare i controlli per disincentivare i furbetti che hanno macchiato un comparto straordinario e che sono stati la vera causa del trambusto che ha giustificato le continue modifiche, ripensamenti e blocco della cessione del credito.

Serve un orizzonte temporale di almeno 10 anni, con priorità e un piano che consenta di arrivare al 2033 e al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la cosiddetta “Direttiva Green”. Un orizzonte adeguato che consenta di pianificare gli investimenti, organizzare le imprese e far lavorare tutti senza il fiato sul collo della scadenza (in attesa di proroga).

Fin'ora, però, si è parlato solo di futuro.

Il futuro non può essere adeguatamente pianificato senza prima pensare a risolvere i problemi del presente. L'ultimo triennio normativo ha, infatti, mortificato e disilluso decine di migliaia di imprese e contribuenti che hanno avuto l'ardire di dare fiducia allo Stato ed in una legge che oggi non esiste più.

Si risolvano i problemi di chi è rimasto invischiato in interventi rimasti bloccati per assenza di liquidità, di chi ha avviato una riqualificazione sulla base di un mercato in cui Poste Italiane, Cassa Depositi e Presiti, Unicredit, Intesa Sanpaolo e tanti altri istituti bancari acquistavano crediti senza troppi problemi (in alcuni casi anche in modo "leggero"). Poi si potrà tornare a parlare di futuro.

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