Manovra correttiva: ulteriore stretta sulle infrastrutture

Il 16 luglio 2011 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 la Legge n. 111 di conversione, con modificazioni, del Decreto-Legge n. 98/2010 recant...

22/07/2011
Il 16 luglio 2011 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 la Legge n. 111 di conversione, con modificazioni, del Decreto-Legge n. 98/2010 recante "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", che costituisce la Manovra Economica per il triennio 2012-2014.

La manovra, finalizzata al raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2014, comporta una correzione quantificabile in 48 miliardi di euro.

Tale correzione viene in parte attuata attraverso una riduzione degli stanziamenti iscritti nel bilancio. Si tratta di 1,5 miliardi nel 2012, 3,5 miliardi di euro nel 2013 e 5 miliardi di euro nel 2014.

E' forte il timore che questi tagli vadano ad incidere ancora una volta sulla componente in conto capitale della spesa pubblica e in particolare su quella destinata alla realizzazione di nuove infrastrutture, già colpita dalle manovre finanziarie degli ultimi anni, che hanno sensibilmente ridotto le risorse per nuovi investimenti infrastrutturali (-10,4% nel 2009, -9,5% nel 2010 e -18,4 nel 2011, per una riduzione complessiva, nel triennio, del 34%).

In particolare, il consistente taglio alle dotazioni del Ministero dello sviluppo economico (circa 2 miliardi di euro) colpirà di sicuro a partire dal 2013 il Fondo Aree Sottoutilizzate che rappresenta un canale importante del finanziamento delle opere pubbliche in Italia.

Pur condividendo la necessità di una manovra restrittiva, appare inaccettabile l'ulteriore irrigidimento del Patto di Stabilità (9,6 miliardi di euro nel biennio 2013-2014) - pienamente confermato in sede di conversione del decreto legge - che non potrà che comprimere ulteriormente il livello degli investimenti degli enti locali e aumentare il ritardo con cui le amministrazioni pubbliche effettuano i pagamenti alle imprese per i lavori regolarmente eseguiti.

Occorre evidenziare che nel corso della conversione in legge sono state apportate alcune modifiche apprezzabili. In primo luogo sono stati eliminati i tagli alle risorse (4,2 miliardi) del fondo sperimentale e del fondo perequativo previsti nell'ambito del federalismo, che però sono stati in parte compensati da una riduzione (2,1 miliardi) dei rimborsi e delle compensazioni fiscali agli enti locali.

Inoltre, sono stati rivisti i parametri di virtuosità in modo da eliminare alcune distorsioni e meglio qualificare la virtuosità degli enti.

Tutti gli Enti, anche quelli che con i nuovi parametri saranno virtuosi, subiranno comunque il forte irrigidimento (13,3 miliardi di euro) del Patto previsto dalla manovra d'estate 2010 (DL 78/2010, art. 14, comma) per il triennio 2011-2013.

Le ultime modifiche alle regole del patto di stabilità interno non appaiono ancora una volta risolutive. Appare quindi necessario proseguire l'azione sui decisori pubblici al fine di ottenere un allentamento dei vincoli fissati per gli enti locali e una modifica strutturale delle regole del Patto.

Desta preoccupazione anche la stretta sui residui passivi ed, in particolare, la necessità di impegnare le risorse stanziate in conto capitale entro l'anno, per evitare che si trasformino in economie di bilancio già l'anno successivo.
In altri termini, le risorse stanziate per le infrastrutture dovranno essere impegnate entro l'anno, ad eccezione di quelle stanziate nell'ultimo quadrimestre, per non essere destinate ad altre finalità (economie di spesa). L'applicazione della norma anche ai programmi infrastrutturali appare incompatibile con le procedure e le tempistiche abituali nella realizzazione dei lavori pubblici.

Anche la riduzione del termine di perenzione, ovvero del tempo di permanenza nel bilancio dello Stato dei residui passivi delle spese in conto capitale, costituisce un elemento di criticità. La disposizione peggiorerà ulteriormente la situazione di molte imprese, che già spesso vedono bloccati i pagamenti per i lavori realizzati perché i fondi a loro spettanti sono caduti in perenzione, e la procedura necessaria alla loro reiscrizione richiede tempi amministrativi molto lunghi.

La manovra prevede l'istituzione del "Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali", con una dotazione di 930 milioni per il 2012 e 1.000 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2013 al 2016, per un totale di 4.930 milioni di euro.
Queste sono le uniche risorse aggiuntive per investimenti infrastrutturali previste dalla manovra.

Tali risorse sono destinate prioritariamente alla realizzazione di tre grandi opere - la Galleria di base del Brennero, la linea AV/AC Milano-Genova (Terzo Valico dei Giovi) e la linea AV/AC Treviglio-Brescia - che devono ancora essere finanziate per 9.811 milioni di euro entro il 2016, e ai Contratti di programma di Anas e Ferrovie.
E' opportuno che una quota di tali risorse sia garantita per opere di manutenzione straordinaria necessarie per un migliore funzionamento della rete stradale e ferroviaria, come peraltro specificato nella relazione tecnica al Disegno di legge di conversione.
In merito al riordino dell'Anas, appare condivisibile il tentativo di operare una netta separazione delle funzioni di soggetto concedente e di soggetto gestore, tuttavia è opportuno esplicitare che l'Ente per le strade continui ad operare solo come stazione appaltante, senza sottrarre quote di mercato alle imprese.
Nella Manovra mancano, infine, misure in grado di incidere in modo significativo sulla crescita dell'economia italiana.

Fonte: ANCE
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