TIRA IL MATTONE

Nel panorama internazionale del mercato immobiliare, negli ultimi anni, si sta assistendo ad un aumento esponenziale delle compravendite sia di nuove costruz...

20/04/2007
Nel panorama internazionale del mercato immobiliare, negli ultimi anni, si sta assistendo ad un aumento esponenziale delle compravendite sia di nuove costruzioni che di immobili già esistenti.
Negli Stati Uniti, ad esempio, ogni mese si vendono 1,2 milioni di case nuove e 1,6 milioni di case esistenti; in Egitto, a Il Cairo, si stanno riconvertendo le case popolari per costruire grattacieli; a Città del Capo è in corso un massiccio incremento dell’edilizia che sta trasformando la città in una bellissima megalopoli; in Cina ed in India, con le nuove costruzioni, si stanno modificando le città esistenti, ad iniziare da Pechino, Shangai, Mumbai, fino alla creazione, dal nulla, di nuove città.

Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, istituto indipendente di ricerca specializzata nel settore immobiliare, la motivazione di questi acquisti massicci risiede nel fatto che, con la globalizzazione, si sono globalizzati anche i consumi e i gusti immobiliari tanto da consentire acquisti di appartamenti, uffici, negozi, in tutte le parti del mondo.
Oltre a questa motivazione sicuramente, sostiene Breglia, si aggiunge anche il fatto che i mercati finanziari non offrono più le stesse opportunità di investimento che venivano proposti fino ad una decina di anni fa e che la coesistenza di tassi d’inflazione bassi e la grande diversificazione della quota di investimenti finanziari, di fondi pensione vengano dirottati verso i mercati immobiliari: sono, infatti, i grandi fondi pensione e i grandi gestori di patrimoni a rappresentare la linfa dei mercati immobiliari.
Basti pensare, ad esempio, che per i fondi pensione si è triplicata la quota che viene investita negli immobili, salendo fino al 15%, e che sono aumentati, in numero, anche coloro che si occupano di studiare gli investimenti immobiliari.

Breglia sottolinea che c’è, comunque, una diversità di comportamento da parte degli investitori: in Germania, poiché per vincoli di legge ne sono obbligati, si investe solo in Europa; in America, invece, si è cominciato ad investire in Europa ed in altre parti del mondo, soprattutto dopo l’11 settembre dato che, i controlli sui capitali arabi, sono diventati molto più rigidi.
I paesi arabi, infatti, stanno riversando i loro capitali direttamente nelle loro aree, dove appunto i controlli sono più limitati: l’Arabia Saudita, ad esempio, sta investendo i suoi capitali negli Emirati Arabi, alimentando, in questo modo, la grande crescita immobiliare di Dubai e Abu Dhabi che rappresentano, in una volta sola, Montecarlo, Miami e Manhattan ovvero, ufficio, divertimento e lusso in una sola città.
Questi investimenti sono giustificati anche dal fatto che c’è una garanzia notevole sul ritorno del capitali: Miami, ad esempio, è una città per le vacanze; l’ex Unione Sovietica, invece, è una scommessa sul futuro dell’economia così come Dubai e tutti i paesi dell’Est, che ancora non ahnno una storia alle spalle; sicuri sono, infine, gli investimenti su Parigi.
Sempre secondo Breglia, non è il prezzo a determinare gli investimenti né le tipologie ma solo il rischio dell’investimento: negli ultimi anni i prezzi degli immobili sono raddoppiati e in alcuni paesi i guadagni ci sono stati ugualmente tanto che si acquista sia sulla carta che il costruito.

Questo è dato anche dal fatto che, oltre alla ripresa economica, siamo di fronte a dei flussi migratori di rilevante entità.
Basti pensare alla Cina che, con il suo incremento del PIL del 10% annuo, registra milioni di persone che si spostano verso le città e, quindi, generano domanda abitativa enorme.
E senza andare troppo lontano possiamo fare riferimento pure all’Italia che con i grandi fenomeni migratori ha aumentato la richiesta del 20%.

Il motore di questa espansione immobiliare sono, per concludere, anche la mobilità ed il lavoro che generano richiesta non solo di abitazioni ma anche di uffici, servizi, infrastrutture, centri commerciali ecc.
E, grazie al prodotto globalizzato, il fondo può acquistare il centro commerciale in Cina così come in Europa, negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi.

A cura di Paola Bivona
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