CONTRO IL DECLINO EFFICIENZA E CERTEZZA SU REGOLE E RISORSE

Un richiamo forte al Governo affinché si operi quello scatto di efficienza indispensabile per arginare il pericoloso declino del Paese. E’ quello che è stato...

04/07/2008
Un richiamo forte al Governo affinché si operi quello scatto di efficienza indispensabile per arginare il pericoloso declino del Paese. E’ quello che è stato espresso ieri dal presidente dell’Ance Paolo Bozzetti, in occasione dell’Assemblea annuale dell’Associazione, che si è svolta al Palazzo dei Congressi dell’Eur e alla quale è intervenuto il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e hanno partecipato numerosi parlamentari di maggioranza e opposizione e personalità del mondo politico e economico.

Il declino italiano, ha sostenuto Buzzetti di fronte a un’affollatissima platea di imprenditori giunti da tutta Italia, ha una sola radice: la perdita del senso della responsabilità, individuale e sociale. “Quella responsabilità che muove ciascuno ad operare perseguendo i propri obiettivi in modo consapevole e efficace - ha dichiarato il presidente dei costruttori - e che va recuperata e promossa se davvero si vuole rompere una volta per tutte con l’impotenza decisionale che ha condannato il nostro Paese a ritardi e arretratezze inaccettabili”.
Un recupero di responsabilità e di efficienza che si può attuare, secondo Buzzetti, solo sulla base di un sistema di regole chiare e organiche e che deve riguardare tutti: pubblica amministrazione, cittadini e sistema delle imprese. Rompere con l’impotenza decisionale significa, prima di tutto, superare l’immobilismo che in questi anni ha portato il Paese a non fare le scelte che doveva, in primo luogo sul fronte delle infrastrutture.
“Un terreno su cui l’Italia oggi è a livelli di guardia - ha sottolineato il presidente dell’Ance - avendo accumulato un gap fortissimo rispetto al resto d’Europa”. Un gap che è sostanzialmente frutto di anni di mancate scelte: “i decisori pubblici infatti - ha proseguito Buzzetti - se da un lato hanno sempre riconosciuto l’emergenza italiana e garantito il proprio impegno per risolverla, dall’altro non sono stati in grado di prendere le decisioni necessarie ad avviare un concreto processo di rilancio delle nostre infrastrutture”. La più chiara testimonianza di questa contraddizione sta nella spesa pubblica per le infrastrutture, che negli ultimi 10 anni è stata inferiore di circa 120 miliardi rispetto alla media europea. “Un fiume di denaro - ha ricordato il presidente Buzzetti - che avrebbe permesso di realizzare l’equivalente di 4 linee Tav Torino-Napoli o di 40 linee metropolitane C di Roma, ma che, soprattutto, avrebbero consentito di rendere più moderno e competitivo il nostro territorio”. Un territorio che va attrezzato con le grandi reti, ma che, per funzionare efficacemente, necessita anche di tutta una serie di interventi piccoli e medi.

In questo quadro di forte ritardo, ha sottolineato il presidente dei costruttori, l’Ance ha ritenuto apprezzabile la scelta del Governo di proporre, nell’allegato Infrastrutture al Dpef, un elenco di opere, sia di rete che relative ai sistemi urbani, coincidente in buona sostanza con le priorità faticosamente individuate nel passato.
“Ma su questo fronte - ha dichiarato Buzzetti - è necessario che il Governo ci dia certezze: tanto sugli interventi che verranno realizzati, quanto sui percorsi autorizzativi e sulle risorse effettivamente disponibili”. Nel documento presentato dal Governo, infatti, a fronte delle esigenze individuate per il triennio 2009-2011 (14 miliardi per la legge obiettivo, 10,6 per la rete Anas e 11,6 per quella Rfi), non viene espresso chiaramente un impegno per garantire un livello di stanziamenti adeguato a questi obiettivi.
Un aspetto cruciale, quello delle risorse realmente disponibili, su cui va fatta chiarezza, come pure merita una risposta chiara la questione delle infrastrutture meridionali, sulla quale dallo stesso documento emerge una disattenzione evidente.

Sicuramente fondamentale e positiva, per rispondere a un’esigenza importante degli italiani, è invece la presentazione del “piano casa” messo a punto dal Governo, che finalmente si propone di far fronte a una domanda per troppi anni ignorata.
“Abbiamo accolto come fatti estremamente positivi sia il piano nazionale di edilizia abitativa che la legge obiettivo per le città - ha sottolineato in questo senso il presidente Buzzetti - anche se naturalmente bisognerà vederne la concreta attuazione”. Di grande importanza per il settore è anche la riforma degli appalti pubblici varata dal Governo, nella quale tuttavia, accanto a molti provvedimenti da tempo richiesti e attesi - dalla gara unica nel project financing a un nuovo sistema di qualificazione Soa che tiene conto dei requisiti dei migliori cinque anni degli ultimi dieci - ci sono anche aspetti sui quali l’Ance chiede con forza un ripensamento. Fondamentale, tra le richieste dei costruttori, è ad esempio quella di rivedere gli attuali limiti al subappalto. “Limitazioni ideologiche e sostanzialmente inutili - ha puntualizzato Buzzetti - che contrastano con una logica di valutazione delle imprese che dovrebbe premiare il raggiungimento del risultato, esaltando le capacità organizzative e industriali dell’appaltatore”.

Particolarmente grave per il settore delle costruzioni è anche la mancata previsione di un provvedimento per l’aggiornamento dei prezzi delle materie prime, i cui aumenti incontrollati stanno mettendo in ginocchio le imprese, e in particolare quelle impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. “Per questo - ha dichiarato con forza il presidente dell’Ance - vorremmo che l’attenzione che il Governo dimostra nella sorveglianza dei prezzi a tutela dei consumatori si estendesse anche alle imprese. Si tratta di un’emergenza che richiede l’intervento immediato del ministro”. Non meno importante la necessità, sottolineata dal presidente dei costruttori, di mettere in campo un vero e proprio “patto fiscale” con il Governo, mirato a ribaltare una logica che fino a oggi ha utilizzato il fisco in modo sostanzialmente penalizzante e non, come invece dovrebbe essere, come elemento propulsivo dell’economia del settore. Chiesto inoltre al Governo, da parte del presidente dell’Ance, un impegno per la riduzione dell’alto costo del lavoro in edilizia, che produce un forte divario tra i guadagni dei lavoratori e il costo per le imprese, con effetti distorsivi sul mercato e sulla concorrenza.

Tutti temi sui quali sono arrivate importanti risposte da parte del ministro delle Infrastrutture Matteoli, che ha sottolineato, in primo luogo, la volontà di lavorare insieme ai costruttori per stabilire “regole e date certe” che consentano di far ripartire concretamente le infrastrutture del Paese. Una macchina, quella delle opere pubbliche, che - come ha dichiarato il ministro - negli ultimi due anni è rimasta ferma, e che va rimessa in moto anche puntando sul coinvolgimento dei privati. Per questo motivo, ha detto Matteoli, il Governo si è attivato sul fronte del project financing e, più in generale, continuerà a impegnarsi per un reale snellimento delle procedure che troppo spesso frenano gli investimenti dei privati. E sempre sul fronte delle risorse, il ministro Matteoli ha sottolineato che la carenza di fondi è un problema comune a tutti gli stati europei. “Un problema che potrebbe essere in parte superato - ha dichiarato il responsabile delle Infrastrutture - escludendo dai vincoli di Maastricht la spesa destinata alle opere pubbliche, e in particolare quella per la realizzazione delle reti Ten”.
Affrontata dal ministro Matteoli anche la questione dell’impennata dei prezzi delle materie prime. “Si tratta di un problema delicato, che certamente non posso sottovalutare”, ha detto il responsabile delle Infrastrutture, annunciando peraltro l’avvio di un tavolo ad hoc con l’Ance. Sottolineata da Matteoli anche la nuova e forte attenzione del Governo rispetto a due temi cruciali per il Paese: la casa e la città. Condivisione è stata infine espressa dal ministro sulla richiesta del presidente Buzzetti di un intervento per ridurre il costo del lavoro. “E’ una questione che mi trova pienamente d’accordo - ha dichiarato il ministro - perché ritengo che la crescita e la competitività del nostro Paese si giochino oggi proprio su questi due grandi fronti: da una parte il recupero del ritardo infrastrutturale, dall’altra la crescita dei salari dei lavoratori”.

Fonte: www.ance.it
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