Edilizia: la Cassazione blocca i resort in Centro Storico

Il cambio di destinazione d'uso di un immobile, anche se con opere modeste, configura in ogni caso una "ristrutturazione edilizia pesante" che di conseguenza...

01/06/2017

Il cambio di destinazione d'uso di un immobile, anche se con opere modeste, configura in ogni caso una "ristrutturazione edilizia pesante" che di conseguenza è soggetta al relativo PDC, (permesso di costruire) rilasciato dal Comune.

Ma non solamente. Tra gli "interventi di restauro o di risanamento conservativo", per i quali non occorre il permesso di costruire, possono essere annoverate soltanto le opere di recupero abitativo, che mantengono in essere le preesistenti strutture, alle quali apportano un consolidamento, un rinnovo o l'inserimento di nuovi elementi costitutivi, a condizione che siano complessivamente rispettate tipologia, forma e struttura dell'edificio). Resta, in ogni caso, il fatto che gli interventi di restauro e risanamento conservativo richiedono sempre il permesso di costruire quando riguardano immobili ricadenti in zona omogenea A dei quali venga mutata la destinazione d'uso anche all'interno della medesima categoria funzionale.

Questo, in sintesi, il contenuto della sentenza 14 febbraio 2017, n. 6873 con la quale la Terza Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze contro la precedente sentenza del 22/12/2014 del Tribunale di Firenze che aveva assolto tutti gli imputati dai reati loro rispettivamente ascritti perché i fatti non sussistono.

Nel dettaglio, il reato contestato riguardava i lavori effettuati su Palazzo Tornabuoni-Corsi-Sestini di Firenze (dichiarato di rilevante interesse storico artistico dal Ministro della Pubblica Istruzione il 03/04/1918), sul quale sono state effettuate delle opere in base ad titoli edilizi (D.I.A.) che, secondo l'impostazione accusatoria, non lo consentivano.

Secondo i giudici che hanno emesso la sentenza, i lavori che trasformano l’utilizzo di un immobile storico, anche attraverso piccole opere dotate di SCIA asseverate da un professionista abilitato, devono essere classificati tra le categorie di lavori soggetti a permesso edilizio comunale.

La sentenza ha di fatto bloccato numerosi lavori, non solo a Firenze, ma anche in tutta Italia, e portato il Parlamento a intervenire con un emendamento alla Manovrina, attraverso una modifica all'articolo 3 comma 1 lettera c) del Testo unico edilizia che, contrariamente alla Sentenza, “ammette nel restauro e risanamento conservativo anche le modifiche di destinazione d'uso, purché compatibili con le caratteristiche dell'edificio e ammesse dal PRG”. Per la Cassazione di contro “l'esecuzione dei lavori, anche se di entità modesta, porta pur sempre alla creazione di un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, con interventi assoggettati, pertanto, al previo rilascio del permesso di costruire con pagamento del contributo di costruzione discendenti dalla  diversa destinazione d’uso".

Le leggi regionali e i piani regolatori di solito ammettono gli interventi edilizi con cambi d'uso attraverso semplice SCIA (asseverata da un tecnico). L’impatto della sentenza ricade soprattutto, non tanto sulle zone di espansione edilizia o agricola, ma sugli immobili vincolati in centro storico ricadenti in zona “A”, sui quali la ristrutturazione è vincolata dalle soprintendenze. E concessa su parti di tessuto urbano-storico sui quali le Norme Tecniche dei PRG ammettono interventi secondo la natura storica: restauro, risanamento conservativo, ...

Firenze

Ripercussioni si sono avute nel centro storico di Firenze, luogo della contesa, che a seguito della sentenza ha sospeso tutte le Scia in programma che presentavano richieste di modifica di destinazione d'uso. Bloccando tutto in attesa della sentenza della Corte d'appello, a cui la Cassazione ha rinviato il caso.

Milano

Preoccupazione che comincia a diffondersi anche in altri grandi Comuni come Milano. "La sentenza potrebbe metterci in seria difficoltà - spiegano al Sue di Milano (lo Sportello unico edilizia) - il nostro Prg non prevede, come Firenze,  vincoli del restauro, e per il centro storico, e sono molti gli edifici assoggettati a questo limite, ma l'interpretazione della Cassazione sta bloccando tutto".

Bari

"La sentenza – commenta Giuseppe Bruno, direttore del Sue di Bari - sembra in contrasto con la normativa del Testo unico edilizia, dove le categorie edilizie sono legate all'entità delle opere, con possibili cambi d'uso “compatibili" all'interno del "restauro e risanamento"; Mentre la "ristrutturazione – per Bruno – si ha con un "insieme sistematico di opere". Se si dovesse affermare la Sentenza, si dovrebbero aggiornare  il Testo Unico nazionale, le leggi regionali e i Prg, e tutte le prassi consolidate negli ultimi decenni".

L’impasse tra giustizia amministrativa e gli urbanisti si fa serrata, anche perché al palo ci sono lavori di trasformazione di palazzi in resort in tutti i centri storici d’Italia, e interessi immobiliari per svariati milioni di euro, da Palermo come a Firenze. Ora si tratta di aspettare la modifica all'articolo 3 del Testo Unico e la decisione della Corte d’Appello.

A cura di Salvo Sbacchis

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