Emergenza COVID-19: lettera a Inarcassa di un architetto con fatturato basso ma non per scelta

Pubblichiamo la lettera inviata da un nostro utente che ha inviato una lettera ad Inarcassa con una proposta di misure emergenziali

di Redazione tecnica - 20/03/2020

A seguito della pubblicazione dell'articolo "Emergenza Coronavirus COVID-19: le proposte per i liberi professionisti" abbiamo ricevuto parecchie mail e messaggi con proposte, idee e sfoghi. Scusate se non abbiamo risposto a tutti ma al momento è complicato far collimare le esigenze del piano editoriale con il periodo complicato che stiamo vivendo.

Tra i tanti messaggi ne abbiamo selezionato uno meritevole di attenzione, che vi proponiamo di seguito integralmente.

Lettera a Inarcassa di un architetto con fatturato basso ma non per scelta

Buonasera, colgo l'invito che avete lanciato su Fb per inoltrarVi le misure a sostegno dei liberi professionisti iscritti a INARCASSA che, potrebbero essere messe in atto dalla cassa previdenziale "per non lasciare indietro nessuno" soprattutto chi ha un fatturato basso (ma non per scelta).

Premetto che io mi sono laureata nel 2006 e quindi ho visto i danni della crisi edilizia nella mia professione o quantomeno per i professionisti che hanno scarse sinergie con le P.A. perché chi pensa che, l'architettura non c'entra niente con la politica non ha capito nulla o forse non sta in Sicilia.

Per essere sicura di riuscire a pagare gli oneri previdenziali Inarcassa ho messo in atto un piano B ovvero affittare un appartamento ai turisti riuscendo così a sopravvivere.

Ma quest'anno anche il turismo è stato messo KO dal Covid-19.

Pertanto condivido con voi il testo della PEC che inoltrerò a Inarcassa.

In un momento così difficile, per "non lasciare indietro nessuno", chiedo, non per ostinazione ma per pressante necessità che l'ente adotti le misure INDISPENSABILI ad assicurare, ai sensi dell'art. 36 della Costituzione, un possibile svolgimento della libera professione anche a chi ha un fatturato medio-basso onde evitare la chiusura della p.iva per IMPOSSIBILITÀ di pagare quanto dovuto. Ricordo che, agli oneri previdenziali, si vanno ad aggiungere ogni anno, quota ordine, quota assicurazione, abbonamenti software e piattaforme, spese di studio e per attrezzature, abbonamenti vari, spese per corsi formativi, competenze consulente per effettuazione dichiarazione dei redditi e pagamento irpef oltre che pagamento oneri previdenziali Inarcassa ecc... ecc... Ovvio che, tutte queste spese, hanno un tasso di incidenza maggiore su chi ha un fatturato basso.

Certa che l'Ente SIA A CONOSCENZA DELLE DIFFICOLTÀ DEI LIBERI PROFESSIONISTI CON FATTURATO BASSO e delle conseguenze che possa avere la chiusura delle p.iva degli stessi, chiedo, non per ostinazione ma per pressante necessità, che possano essere valutate le seguenti misure:

  • Sussidio di 600 Euro agli iscritti per uniformarsi alle misure di sostegno adottate dal D.L. 17/03/2020 N.18 per professionisti che si trovano nelle nostre stesse condizioni ma sono iscritti ad altra forma previdenziale;
  • Eliminazione dei minimi fissi previdenziali per i fatturati bassi o annullamento pagamento oneri previdenziali per l'anno in corso;
  • Proposta di creazione di una no tax area anche per i "forfettari" o  proposta di eliminazione degli studi di settore che in tempi di crisi edilizia + crisi da emergenza da COVID 19 non hanno, a mio parere, motivo di esistere.

Certa che, data la vostra esperienza, saprete mettere in atto tutte le misure necessarie ad assicurarci un futuro lavorativo che possa di conseguenza garantire l'attuale e anche il futuro status di iscritti e pensionati, porgo cordiali saluti

P.s. noi architetti non possiamo scegliere a quale Cassa previdenziale iscriverci perché una volta aperta la p.iva, a meno che non si ha un'altra forma previdenziale (vedi insegnanti ecc... Ecc...), siamo obbligati a iscriverci a Inarcassa.

Cordiali saluti
Da un architetto con fatturato basso
Ma non per scelta

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