Decreto Semplificazioni, CUP e RPT ribadiscono la contrarietà all'emendamento sul lavoro extra per professori e ricercatori

CUP e RPT protestano contro l'emendamento approvato al ddl di conversione del Decreto Semplificazioni che apre il lavoro extra a professori e ricercatori

di Redazione tecnica - 04/09/2020

Dopo l'iniziale dura reazione iniziale, la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) unitamente al Comitato Unitario Professioni (CUP) ha ribadito la sua posizione contro l'emendamento al disegno di legge di conversione del Decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 (c.d. Decreto Semplificazioni) approvato in Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato e che aprirebbe la strada al lavoro extra per professori ed ricercatori a tempo pieno.

Respinti emendamenti a favore della semplificazione

CUP e RPT hanno costatato che Il Parlamento ha respinto gli emendamenti, proposti dalle professioni, veramente indirizzati a migliorare leggi esistenti e ad introdurre strutturali processi di semplificazione, e al tempo stesso ne ha approva un altro, finalizzato ad estendere senza alcun limite l’attività extraistituzionale dei professori e ricercatori universitari.

Il riferimento è l'emendamento 19.15 approvato che aggiungerebbe all'art. 19 il comma 1-bis:

Il comma 10, dell'articolo 6, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, si interpreta, con specifico riferimento alle attività di consulenza, nel senso che ai professori ed ai ricercatori a tempo pieno è liberamente consentito, indipendentemente dalla retribuzione, lo svolgimento di attività extraistituzionali realizzate in favore di privati, enti pubblici ovvero per fini di giustizia, purché prestate, quand'anche in maniera continuativa, non in regime di lavoro subordinato e in mancanza di un'organizzazione di mezzi e di persone preordinata al loro svolgimento.

Il commento di CUP e RPT

Come sottolineano all'unisono CUP e RPT "La disposizione fornisce una interpretazione autentica del comma 10 dell’art.6 della legge n. 240 del 2010 e stabilisce che ai professori e ricercatori a tempo pieno, sia liberamente consentito, indipendentemente dalla retribuzione, lo svolgimento di attività extraistituzionali realizzate in favore di privati, enti pubblici ovvero per fini di giustizia, purché prestate, quand'anche in maniera continuativa, non in regime di lavoro subordinato e in mancanza di una organizzazione di mezzi e di persone preordinata al loro svolgimento".

"Si tratta di una decisione sconcertante - continuano CUP e RPT - che consentirebbe ai professori e ricercatori universitari di effettuare attività extra istituzionali senza alcun controllo da parte dell’Università di appartenenza e senza alcun limite di compenso. In palese contrasto con la normativa previgente che intende interpretare. Senza contare il fatto che si consente ad alcuni lavoratori di entrare nel mercato senza rispettare le regole e sottostare alle incombenze cui invece sono sottoposti i liberi professionisti ad esclusiva tutela della collettività".

"Appare sorprendente - concludono CUP e RPT - che il Ministero dell’Università non abbia nulla da dire in merito, considerando l’alto rischio che tale estensione possa andare a scapito dell’attività di docenza, senza tenere conto della discriminante che determina tra docenti universitari a tempo pieno e a tempo definito e dell'aggravio di costi per lo Stato, perché la prima conseguenza di tale emendamento sarà che molti docenti a tempo definito passeranno a tempo pieno. Diversamente da quanto asserito, quindi, non si tratta di un provvedimento ad invarianza di costi per lo Stato".

Per le suddette motivazioni, CUP e RPT hanno anticipato una dura protesta affinché il Parlamento possa tornare sui suoi passi eliminando anche in extremis questa norma.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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